21.Viaggio Di Ritorno

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Beatrice

Andrea suona per l'ennesima volta il clacson, palesemente infastidito dal fatto che gli altri non si decidano a uscire di casa.

È in piedi, poggiato allo sportello dell'auto e ogni volta che cerca di sollecitarli, si abbassa sporgendosi verso il volante.

Io per quanto mi riguarda, sono già seduta al mio posto rannicchiata sul sedile, e cerco di trovare un po' di sollievo chiudendo gli occhi e poggiando la testa sul finestrino chiuso ma ancora bagnato, a causa dell'umidità della notte.

Ho bisogno di dormire dopo due notti passate quasi completamente in bianco, ma a quanto pare non mi è concesso un attimo di pace, perché gli altri non si decidono a sbrigarsi e Andrea ha evidentemente dato per scontato che - visto che ci troviamo in un posto abbastanza isolato - gli sia concesso fare dell'inquinamento acustico!

Proprio mentre si sta per sporgere al fine di suonare nuovamente il clacson - miracolosamente - Marco e Cassandra escono dalla porta principale del cottage, con i loro rispettivi bagagli.

«Dove sono gli altri?» chiede il mio ragazzo spazientito.

Marco fa per rispondergli, ma un attimo prima che riesca a farlo, l'immagine di Faina sbuca fuori, seguito da Rebecca - la quale ormai non si fa più tanti problemi ad affiancare sempre e comunque il ragazzo.

«André stamattina ci hai praticamente buttati giù dal letto alle cinque, dacci almeno il tempo di prepararci!» sbraita, rivolgendo per la prima volta da ieri a pranzo, la parola nei confronti di Andrea.

Probabilmente è il sonno che lo rende particolarmente audace. E in realtà, non sembra nemmeno nelle condizioni di guidare per ore. Spero non si addormenti al volante, altrimenti potremo dichiarare questa gita, definitivamente finita in disgrazia.

«Ringrazia che non ti ho cacciato a calci ieri sera.» Si limita a dire Andrea, molto più infastidito di un attimo fa. Chiaramente, ancora non hanno parlato per risolvere la questione e sempre chiaramente, il mio ragazzo è arrabbiato come una bestia. Questa mattina quando si è svegliato, ho provato a coccolarlo per farlo rilassare un po'. Ma lui mi ha fermata a metà dell'opera dicendomi che non era dell'umore giusto.

Per una volta che avevo riacquistato il coraggio di toccarlo in un determinato modo!

Inizio a pensare che il comportamento di Andrea sia un tantino esagerato; insomma, nessuno al suo posto avrebbe reagito bene, e su questo nulla da dire... Però non ha nemmeno provato a parlare con i diretti interessati per ascoltare la loro versione dei fatti. Non lo so, forse è la stanchezza accumulata in due giorni consecutivi a farmi pensare determinate cose - il fatto di essere stata stonata più volte dal clacson, non aiuta certamente - ma oggi mi sembra di non riuscire a tollerare la presenza del mio ragazzo.

Vedo Rebecca parlare con Faina di sottecchi, mentre sistemano nel bagagliaio della macchina i vari borsoni e trolley. Poi lei - che giusto per inciso, è bella anche alle sei di mattina e con le occhiaie dovute alla stanchezza - si avvicina cautamente alla macchina di Andrea, e apre lo sportello sedendosi proprio sul posto vacante dietro di me.

Vedo le spalle del mio ragazzo irrigidirsi e le sue mani avvolgere il volante con tutta la forza possibile. Però non apre bocca per parlare.

Io mi giro verso sua sorella, che si tortura le mani a sguardo basso. «Tutto bene?» le chiedo.

Quando alza lo sguardo, i suoi occhi sono lucidi e le sue labbra tremano nel trattenere il pianto. «Ho solo voglia di stare in macchina con Andrea.» Fatica addirittura nel rispondermi. Ha chiaramente paura di una brutta reazione da parte del fratello, ma giurerei sul fatto che in realtà - allo stesso tempo - vorrebbe avere un confronto con lui, per risolvere la faccenda.

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