CAPITOLO 2
Quando il suo intero organismo decise che era il momento di riavviare tutte le sue funzioni motorie, Meredith venne colpita da un violento capogiro per l'improvviso sbalzo di altezza. Si trovava sdraiata su una brandina infermieristica estremamente scomoda, ma che in quel momento, dopo ore passate su un pavimento freddo e duro, sembrava la cosa più soffice e confortevole del mondo.
La fanciulla si portò una mano alla testa per alleviare quel tremendo capogiro, e quasi sobbalzò quando una superficie ruvida e morbida sfiorò la sua guancia destra.
Meredith spalancò gli occhi, avvistando una sorta di benda avvolta premurosamente attorno al suo polso, dove, ancora, i recenti tagli inferti dalle corde pizzicavano in modo fastidioso. Con un'analisi più attenta notò che altre tre bende erano avvolte rispettivamente attorno all'altro polso e alle caviglie. Qualcuno si era preso la briga di medicarla e poi dissetarla, poiché, adesso, sentiva la gola stranamente fresca e umida.
La ragazza alzò il capo lentamente, timorosa di imbattersi in un nuovo capogiro, al fine di dare un'occhiata all'ambiente in cui si trovava: sembrava una sorta di malferma stanza ospedaliera fatta in legno.
Sempre più curiosa, Meredith tentò di mettersi seduta sul traballante lettino ospedaliero, quando la porta dell'Infermeria si aprì con sonori cigolii e schiocchi concitanti da parte dei cardini malmessi che piangevano l'amato olio.
Il sangue presente nelle sue vene divenne una poltiglia gelida. Velocemente si ridistese sulla scomoda brandina, chiudendo gli occhi. Non aveva affatto pensato che potessero esserci altri individui in quello strano posto nel quale si trovava, ma probabilmente non sarebbe arrivata in quella baracca se qualcuno non ce l'avesse portata.
Meredith si accoccolò sul lettino, fingendosi ancora dormiente e tendendo le orecchie curiosa di scoprire dove e come fosse arrivata lì.
«La Fagiolina dorme ancora.» commentò una voce prettamente maschile, facendo il suo ingresso nell'angusta stanzetta. «Sono quasi tre ore, ormai.»
«Puoi biasimarla, Clint?» ribatté una seconda voce con evidente disappunto. «Hai visto le condizioni del caspio in cui si trovava al suo arrivo?»
«Già, chissà perché i Creatori ci hanno mandato una sploff di ragazza!»
«Mi incuriosisce di più quello strano biglietto. Nick non ci ha capito una cippa!»
«Nessuno ci ha capito una cippa di questa storia, Jeff, quei puzzoni si sono rincaspiati il cervello!»
«C'è l'avevano già rincaspiato il giorno in cui ci hanno mandato in questo posto del caspio!»
Meredith fu assalita da un senso di totale confusione. Caspio? Sploff? Rincaspiato? Che diamine volevano dire quelle parole? Malgrando la totale assenza di memoria era sicurissima che esse non appartenessero a nessun vocabolario esistente. Ma allora da dove provenivano quelle nuove definizioni strampalate?
Si morse un labbro, arrendendosi alla sua curiosità nonostante il timore, e aprì un'occhio per gettare un'occhiata sfuggente ai due ragazzi, ancora immersi nella loro conversazione, intenti a trafficare con chissà cosa. Di loro non si vedeva altro che il retro del corpo, ma anche solamente quello bastò per darle, almeno, le informazioni principali.
Il primo ragazzo, sproporzionatamente alto e magro, aveva la carnagione scura come il cioccolato fondente, sotto la quale guizzavano forti muscoli prominenti, e la testa sormontata da una corta chioma di capelli nero carbone. Il secondo, invece, era ben diverso dal compagno: più basso e robusto, possedeva la pelle bianca come il latte scremato trapunta da piccole lentiggini, era dotato di braccia di toro ed una fluente chioma riccioluta color mogano, solcata da qualche ciocca biancheggiante. Sebbene molto diversi di aspetto, i due erano accomunati da un abbigliamento povero e trasandato, colmo di strappi e sdruciture.
STAI LEGGENDO
SACRIFICE ⇀ fanfiction tmr
Fanfictionstatus / IN PROGRESS INFO: ❝ se dovessi chiedervi: "cos'è un sacrificio", voi come rispondereste? Bè, ovviamente direste che un sacrificio è un atto estremo conseguito da qualcuno - o qualcosa - per un bene superiore. Semplice, oserete dire, quas...