"non c'è coraggio senza paura."

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CAPITOLO 8

«Fagiolina sei sicura di star bene? Hai l'aria stravolta!» fece la voce lontana di Ben, per quella che parve la millesima volta.

Meredith sospirò, ponendo la forchetta nel piatto e allontanandolo da sé. Dopo gli eventi di quella mattina - per non parlare dell'intero pomeriggio passato al Macello -, aveva totalmente perso la fame.

Una nuova, spaventosa immagine del ragazzino malato, che si contorceva ed urlava dal dolore, balenò nella sua mente, portandola a reprimere un nuovo conato di vomito, che sembravano essere divenuti all'ordine del giorno.

«Si, Ben, sto bene.» tagliò corto, emettendo un nuovo sospiro sconsolato. «Solo... tagliuzzare le viscere dei maialini mi ha un po' scossa.»

Ben latrò una dolce risata genuina, che Meredith trovò estremamente piacevole e rigenerante, nonostante il suo animo inquieto.

«Ti capisco, dannazione!» disse, passandosi una mano tra gli ondulati capelli biondo grano. «La prima volta che ci ho provato io, ho quasi rimesso tutta la mia colazione addosso a Winston!»

La ragazza rise, leggermente rincuorata dallo spirito allegro dell'amico, per poi tornare al suo primordiale sconforto.
Ben parve accorgersene, poiché improvvisamente la sua mano scivolò lungo il legno del loro tavolo, afferrando la sua, un'espressione solidamente comprensiva impressa sul viso. Meredith gli rivolse un piccolo sorriso grato, allacciando le sue dita affusolate con quelle cicatrizzate e callose dell'amico.

«Non hai mangiato nulla...» notò lui, adocchiando al suo piatto ancora pieno.

«Non ho molta fame.» rispose Meredith.

«Mer, se c'è qualcosa che non va, puoi dirmelo.» fece Ben, seriamente amareggiato per la sua nuova amica. «So che ci conosciamo solo da due giorni, ma tranquilla, non sono una lingua lunga io!»

Meredith gli rivolse un nuovo sorriso, rinfrancata dalla preoccupazione del ragazzo nei suoi confronti. Poi trasse un terzo sospiro ed ammise il motivo del suo cattivo umore. «Oggi ho visto un ragazzo che stava molto male... Non so cosa avesse, ma era davvero molto grave...»

L'espressione di Ben si ridusse ad un tono incredibilmente serio. «George. Credo l'abbiano preso i Dolenti.»

Un brivido percorse tutta la schiena della fanciulla, facendole rizzare anche i peli sul collo. Meredith increspó le labbra, reprimendo quei fremiti agghiaccianti con una secca scrollata del corpo, tutto il suo sconforto iniziale spazzato via dalla curiosità e da un pizzico di timore.

«Preso?»

Ben annuì, quasi impercettibilmente. «Non so bene cosa gli sia successo, ma devono avergli fatto qualcosa di brutto là dentro...»

«Qualcosa di brutto?» Meredith trattenne a stento un nuovo brivido, la curiosità che aumentava costantemente, condita sempre da quel pizzico di apprensione, che pareva volesse metterla in guardia a vita. «Che vuoi dire?»

Ben si guardò attorno con fare circospetto, controllando che nessuno fosse a portata d'orecchi. Poi si sporse in avanti in un sussurro appena percepibile. «Non saprei, ma nessuno era mai riuscito a tornare dal Labirinto dopo aver affrontato i Dolenti. Non vivo almeno, alcuni corpi sono stati ritrovati.»

Meredith deglutì nuova bile acida, risalitale dallo stomaco al ricordo del povero George e delle sue raccapriccianti vene sporgenti. «Che gli succede?»

«Non so, pive, è difficile chiedere ad un morto come sia crepato.»

La ragazza si morse il labbro inferiore, non riuscendo a comprendere bene se nel suo petto imperversasse più curiosità o paura. Tentando di trattenere i suoi acidi gastrici nello stomaco, Meredith tornò con la mente a quella mattina, ripensando a quello strano "siero", che aveva guarito il ragazzino malato. Per qualche strano motivo sentiva di conoscerlo, aveva la vaga sensazione di averlo già visto e maneggiato in passato.

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