7. Capitolo VI - Win

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Aveva le mani congiunte in preghiera poggiate sotto la guancia destra, mentre i riccioli bruni erano aperti a ventaglio sul cuscino dalle lenzuola bianche; Madama Chips aveva detto che il tentato annegamento non aveva influito sui suoi organi interni, ma la notte passata in bianco e la lotta contro la sirena l'avevano mandata in un sonno profondo.
Aveva parecchie bruciature sul polso - dove era stata afferrata - e sul resto del corpo, ora scoperto da una casacca bianca ospedaliera; non aveva più le unghie sulle dita, diceva Madama che non aveva nessuna pozione o incantesimo in grado di poterle guarire e Draco si chiese se faceva male come sembrava o di più, se non di meno.
Tra le gambe nude e pallide c'era aggrovigliato il lenzuolo bianco che – sorprendentemente – quasi si confondeva con il colore della sua pelle; aveva portato le ginocchia al petto, come se in quella posizione volesse proteggersi da qualcosa – qualcuno – e ci riuscisse alla grande, dato il mezzo sorriso che vigeva sulle labbra piene di Hermione.
Aveva un graffio sulla guancia e l'espressione di chi non ha paura, di chi la solitudine e la morte – del dolore – non la teme di certo; sul braccio, marchiata come lui, la scritta “Sangue sporco” brillava tetra, sporcando il candore della sua carne, facendogli attorcigliare le viscere e temere che lei ricordasse.
Era come se fosse stato lui a procurarle lo sfregio che si sarebbe portata dietro per anni, che non sarebbe guarito né nel cuore né sulla sua epidermide... e aveva paura.
Se avesse ricordato il suo volto in quella stanza – i suoi occhi terrorizzati – il battito del suo cuore frenetico, l'incarnato sempre più pallido – morto – lei lo avrebbe odiato; delle volte si era chiesto se qualcuno non le avesse lanciato un incantesimo per la memoria o era così concentrata ad urlare dal dolore per accorgersi che lui era a pochi metri da lei a guardarla agonizzare. Ma Draco sapeva che Hermione ricordava perfettamente chi fosse presente e – incredibilmente – sapeva anche che lei lo aveva perdonato; era così insano da parte sua perdonarlo e proteggerlo.
Aveva rischiato di morire – di nuovo – per colpa sua. Loro l'avevano attaccata perché sapevano, in qualche modo, che lei lo stava aiutando... che lei – ora, sorprendentemente, in un'assoluta pazzia – lo stava proteggendo.
Harry, sdraiato sul lettino adiacente al suo, si agitava – al contrario dell'amica – tra le lenzuola; gemeva e aveva aperto i punti che ci erano voluti per chiudere la “S” sul petto, da dove colavano piccole gocce di sangue rosso. Era stato portato lì in condizioni pietose e il suo senso di colpa accresceva sempre di più, divorandogli le viscere e il respiro; guardò verso Hermione e si alzò dal letto raggiungendo il suo con passo malfermo.
Sua madre non lo aveva abbandonato un attimo, ma aveva detto che aveva una questione da risolvere con la Mcgranitt e che non sarebbe rimasto solo in infermeria: lei aveva indicato Hermione con il capo e gli aveva intimato silenzio, come se sapesse qualcosa. Come se contasse ogni suo battito quando lei lo guardava.
Come se sentisse il suo cuore accelerare quando lei gli sorrideva.
Si sedette sulla sponda del letto e le strinse delicatamente il braccio con le dita ceree; lei si mosse sotto il suo tocco e tremò impercettibilmente, avvicinandosi ancor di più al calore che emanava da quando lei lo aveva toccato: il suo calore non l'aveva più lasciato e lo sentiva perennemente, non lo lasciava mai, lo sentiva dentro e lo irradiava fuori.
Le proprie dita scesero lentamente, accarezzando con dolcezza i gomiti, le mani ferite, i fianchi e fermandosi sulle gambe; ingoiò a vuoto e per un attimo credette di impazzire: la stava toccando come non aveva mai fatto in vita sua, lasciando che i polpastrelli penetrassero nella pelle e lasciassero un segno al suo passaggio.
Un livido dentro lei, su di lei, e ancora non riusciva a smettere di distogliere lo sguardo. La stava toccando e dentro sentiva la consapevolezza di non voler smettere.
Hermione aprì improvvisamente gli occhi, ma Draco non si spostò di un millimetro: aveva la mano poggiata sulla sua caviglia e il pollice toccava – senza delicatezza – l'osso. I suoi occhi bruni prima lo guardarono confusi e poi – come se improvvisamente avesse capito cosa stesse succedendo – arrossì violentemente sulle guance.
« Draco, che succede? » bisbigliò Hermione, sicuramente tentata dall'afferrarlo per il colletto del pigiama e sbatterlo con la testa sulla tastiera del lettino cigolante.
Draco sorrise ricordando il pugno che lei gli diede al terzo anno: gli aveva quasi rotto il setto nasale; « Niente che tu non voglia » sussurrò in risposta, trattenendo un sogghigno quando vide un sopracciglio scuro della riccia saettare verso l'alto.
« Sei impazzito?! » sibilò, guardando frenetica verso il letto di Harry – fortunatamente – troppo impegnato a dormire che dar retta ai sussurri al di fuori dei suoi sogni.
Sussurri bassi, concitati, ma così forti da rimbombare tra quelle mura: non erano parole d'amanti, ma di un qualcosa che stava uscendo fuori, alla luce del sole, fuori dal corpo e dall'anima, lasciando cicatrici risanate e cerotti freschi.
Draco, veloce come non lo era mai stato nemmeno sulla scopa, la sovrastò con il suo corpo, arrivando a pochi centimetri dal suo viso e facendole mancare il fiato: i suoi occhi grigi erano troppo lussuriosi, divertiti, sinceri, meravigliosamente grandi da quella distanza.
« Draco! » la voce strozzata di Hermione rassomigliava più ad una risatina che ad un richiamo severo e le mani di Draco l'arpionarono al materassino, facendola tremare quando le sfiorò appena le labbra con le proprie.
Niente che tu non voglia.
In realtà non lo sapeva: il corpo di Draco era così caldo, le sue mani troppo veloci, le sue labbra dolci e il suo respiro fresco – sapeva di dolore, di piacere, di un lento e profondo brivido – .
Hermione risucchiò l'aria tra i denti e lui depositò un leggero bacio sul labbro inferiore; in realtà nemmeno lei lo sapeva, ma – ora – conosceva il profumo di Draco.
Era una tortura instabile, il suo profumo sapeva di impotenza e consapevolezza, di medicina e fiori appassiti – miele e legno – sorrisi mai espressi.
A malapena l'aveva baciata, sentiva appena le sue mani sulla propria pelle, ma era così piena di lui che – per un attimo – sentì di poter scoppiare.
Draco respirò sulla sua bocca e lei ingoiò il suo respiro, facendo in modo che entrasse fin nei polmoni – che circolasse nel suo sangue – che diventasse tutt'uno con lei.
Hermione incassò la testa nel cuscino, lasciando che il suo corpo si incastrasse alla perfezione con ogni curva – come un puzzle – come una vita che, finalmente, si completa. Le dita di Draco si strinsero nei suoi capelli ricci e – guardandolo – Hermione sentì un groppo in gola che, per un infinito attimo, le impedì di fiatare.
« Niente che tu voglia » la sua voce era maledettamente roca, dolce, quasi come se fosse ancora imbottito di medicine e stesse cantando ancora quella ninnananna con sua madre.
Le sue labbra le baciarono l'angolo della bocca schiusa, il mento appena tremante e la gola pallida, seguendo una scia immaginaria e non lasciando niente al caso, mentre un calore al basso ventre la coglieva impreparata; Hermione arrossì e Draco rise a bassa voce, appoggiando il capo sul suo petto.
Non paragonarlo ad una debolezza.
Tremò tra le sue braccia, temette di cadere in mille pezzi – di essere ricomposta da lui – e ingoiò i gemiti che cercavano di graffiarle la gola. Aveva la vista appannata e dopo tutto quello che era successo sarebbe stata volentieri per sempre tra quelle braccia; erano confortevoli – calde – e protettive, capaci di toccarla nel profondo – trapassare carne e ossa – di scuoterla con violenza.
Non c'era niente di dolce nella barba ruvida che le strofinava la pelle, che le arrossava il cuore e formicolare ogni parte del suo essere; Hermione si sentiva presa in contropiede: il cuore le batteva all'impazzata nel petto e riusciva quasi a coprire ogni rumore, suonando incessantemente nel suo sterno – così debole, quasi vicino alla rottura – dove palpitava feroce, ansioso di volerle arrivare in gola e strapparle ogni sospiro ansante.
« Guardami. Non distogliere mai lo sguardo. Mai » sibilò Draco a voce bassa, fissandola con il grigio dei suoi occhi: la guardava, la studiava, le portava via ogni singola cosa.
Mai.
Le afferrò il mento tra le dita ed Hermione sentì quel punto bruciare intensamente, come se le stesse graffiando l'epidermide – come se la stesse torturando –.
Guardami.
Draco le poggiò definitivamente le labbra sulla bocca, mentre lei gli circondava il collo con le braccia ferite; niente le urlava di star ferma, la sua mente era così vuota da metterle paura, da incuterle terrore.
Non distogliere mai lo sguardo.
La sua lingua le accarezzò il palato, si intrecciò con la sua senza remore – senza nessuna debolezza – ed Hermione lo sentiva prepotente su di sé.
Un sospiro.
Mai.
Uno schiocco sulla bocca.
Guardami.
Infossò ancor di più il capo nel cuscino e le sue dita strinsero le lenzuola bianche senza che nemmeno se ne accorgesse: fasciate si confondevano con quel colore così candido, così diverso dal fuoco che le bruciava dentro – che rischiava di farla impazzire. -
Stava bruciando lentamente, indissolubilmente, senza che volesse salvarsi.
Hermione non voleva essere salvata: le piacevano quelle fiamme che la stavano avvolgendo, quel calore inimmaginabile che la stava accarezzando, stringendo e ballando insieme ad ogni brivido che le vibrava dentro.
Voleva chiedergli il perché di tutto quello, ma la voce le mancava, il cervello le mancava, come la razionalità e la voglia di respingerlo via da sé.
Guardami.
« Non smettere » mormorò Draco sulla sua bocca.
Mai.
Con una risatina, Hermione, venne avvolta insieme a lui nelle lenzuola, rotolando su un fianco e ritrovandosi faccia a faccia con lui: nessuna imperfezione, niente che sporcasse il suo viso angelico.
Chissà se Draco sapesse cosa fossero i cherubini di Botticelli... probabilmente no, ma era poca la somiglianza, lui emanava un senso di distruzione struggente, così diverso dal sorriso sereno di quegli angeli dipinti.
Lui aveva le labbra screpolate da una tristezza che si stava cancellando da quegli occhi lucidi di speranza e paura.
« Mai » concluse Hermione, seria.
A che gioco stavano giocando? Sapevano entrambi che nessuno sarebbe uscito vittorioso da tutto ciò, il fuoco diventava sempre più alto e le fiamme sempre più calde.
Non smettere.

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