8- non credo di essere fatto per amare

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Sentiamo da sempre parlare di amore ovunque andiamo. Si dice che l'amore faccia girare il mondo, renda le persone libere ma le unisca, si dice che sia la più potente droga, tanto efficace quanto letale.
Allora io mi chiedo, perché amare? Per provare qualcosa di nuovo? Magari un brivido inaspettato che per un attimo ti faccia distrarre da qualunque cosa ti circondi?
Bisogna ricordare però che questa ingordigia di sentimenti belli e puri, porti a delusioni, alla distruzione delle persone, a malesseri inimmaginabili.
Mi fanno ridere i bambini che parlano di amore come se fosse qualcosa che già li appartenesse solo perché hanno pianto dopo la rottura col primo fidanzatino. Bambini che non hanno nemmeno idea di cosa possa essere un amore tossico, materiale, completamente fondato sull'attrazione fisica.
A quel punto questi stessi bambini si chiederanno quand'è che si ama davvero una persona e la risposta è ancora più complicata del raggionamento attorno alla stessa.
Quando si ama una persona qualcosa in noi scatta: tutto ciò che prima di allora consideravamo "un'emozione forte" diventa praticamente nula accanto a quel nuovo stato d'animo.
L'amore non è qualcosa che fa star bene in realtà, è solo un sentimento sopravvalutato e stereotipato fin dall'antichità.
Amare distrugge le persone, ed io ne sono un esempio.

Dopo aver letto il messaggio della ragazza mi rimisi a dormire, dando le spalle ad Iwaizumi.
La maledizione su di noi aveva funzionato, ciò significava che il nostro amore sarebbe stato incondizionato, ma non l'ho mai davvero pensato.
Io per Hajime avevo sofferto non indifferentemente e quella notte la passai in bianco pensando a lui.
Non mi ero mai davvero preoccupato di quanto anche lui potesse soffrire, non mi ero soffermato mai prima di allora a pensare quanto amare qualcuno potesse far male.

Buttai uno sguardo all'orologio, 4.48 A.M.
Presi un post-it ed una penna. La mano mi tremava.
Pian piano la mia mano cominciò a muoversi, a scrivere tutto ciò che mi passasse per la testa.
Rilessi il foglietto, patetico.
Lo accartocciai, lo buttai nel cestino, e ne scrissi un altro.
Di nuovo la stessa storia.
Ancora.
Ancora.
Ancora.
Ancora.

Gli occhi erano lucidi, ero frustrato.
Impugnai saldamente la penna e le parole gli uscirono come naturali.
Contemplai il biglietto per un istante prima di attaccarlo allo schermo del telefono di Hajime.

"sono stato felice di averti potuto  amare
-Oikawa"

Lasciai lì anche il regalo di compleanno di Iwa che avevo messo, per chissà quale motivo, nella tasca della mia giacca
Mi stavo arrendendo? Sì.
Uscii silenziosamente dalla casa e cominciai a camminare.

La strada scompariva velocemente sotto il mio svelto passo felpato.
Un vento gelido soffiava imperterrito, congelandomi le ossa e facendomi lacrimare gli occhi.
Alzai lo sguardo, smettendo di fissare la monotonia del chiaro marciapiede, trovandomi proiettato sotto un lampione.
Sembrava quasi quel sogno, quello in cui Iwa-chan tornava quello di sempre, quello che ogni notte gli si parava davanti.
Attorno a me il silenzio veniva rotto dallo scrosciare dell'acqua del fiume. Mi girai ed ecco all'orizzonte l'alba.
Pensqi al colore che la pelle del moro avrebbe potuto assumere sotto quella luce.
I miei occhi si velarono di tristezza mentre quell'intensa luce mi ci si specchiava, li schiariva, rendendoli del colore del miele.
Mi morsi il labbro e presi coraggio.
Mi tolsi la giacca e le scarpe, mi diedi lo slancio e salii sul muro di pietra.
Avevo una mano che mi stringeva il petto esattamente sopra il cuore, una lacrima mi rigava il volto e un sorriso mi si era stampato sul volto.
Allargai le braccia, stringendo tra le dita il sottile tessuto della maglietta, mentre le gambe mi tremavano.
Abbassai lo sguardo, il fiume si muoveva con forza.

Non era successo nulla tra di noi, eppure le parole mi sorsero spontanee.

"Grazie Iwaizumi, per esserti fatto amare senza troppi problemi"

In una vita dove so di non poter avere te con me, io non ho motivo di esistere.
Sì, il nostro rapporto è tossico da mesi ormai perché io non mi sono voluto arrendere all'idea di un amore non corrisposto.
Il tuo pensiero è rimasto fisso a tormentarmi, a lacerarmi la pelle, a corrodermi la mente, a diventare come qualcosa di fisso.
Qualunque cosa mi ricorda di te.
Qualunque cosa è impresssa nei miei ricordi come qualcosa di indelebile e ricollegabile a te.
Sei nei miei pensieri di giorno e nei miei sogni di notte.
Sei il buongiorno che mi rallegra la giornata, sei l'ombra nelle mie giornate torride, sei la mia risata in mezzo ai pianti.
Sei tutto per me.
Lo sei stato e sempre lo sarai.

"Vorrei davvero che tu non mi avessi mai dimenticato"

Anche se in realtà io l'avevo sempre pregato che fosse il moro a perdere la memoria.
Se fosse successo a me, Iwa avrebbe dovuto soffrire a livelli inconcepibili, e tutto ciò era l'ultimo dei miei effimeri desideri.

Il vento soffiò con un pò più di forza, costringendomi a chiudere gli occhi, a sigillarli.
Aveva davvero senso pensare di buttarsi?
Per me si, che di quel sentimento tossico ne avevo fatto la mia più grande droga.

Feci un passetto, sentii le punte dei piedi superare il bordo.

Masaaki mi aveva fatto aprire gli occhi.
Lo schifo provato nel vedere il mii riflesso in quegli occhi vuoti mi aveva distrutto. Iwaizumi un giorno avrebbe visto dal vivo quello schifo e sarebbe rimasto allo stesso modo disgustato da quel qualcosa di così fragile e patetico da non essere capace nemmeno di tar pena.

Un altro passetto.

Una voce, un urlo.

D'istinto sussultai.

"TRASHIKAWA STA FERMO"

Mi girai di scatto e davanti a me, alla fine del ponte, il mio sguardo si scontrò con l'iridescente verde degli occhi di Hajime.

Era in preda forse al peggiore dei pianti, gli occhi erano rossi e gonfi e tra le mani stringeva il pacchetto.

L'anello...

"TOORU OIKAWA TU NON PUOI LASCIARMI SOLO"

Girai tutto il corpo per riuacire a vederlo meglio, piazzandomi faccia a faccia, a metri di distanza, col moro.

Le sue guance erano ancora umide, la pelle era ambrata e lucente illuminata dall'alba, proprio come io l'avevo immaginata.

"DEVO PARLARTI, TI PREGO SCENDI, HO BISOGNO DI TE"

Non risposi, non avrei ceduto, non gli avrei rivinato ancora la vita.

"Tooru cazzo..." il moro dalle iridi smeraldine riprese a piangere e, con tono straziante, riprese "NON POSSO DIRE DI AMARTI, MA SO CHE SENZA DI TE, ORMAI, LA MIA VITA UN SENSO NON CE L'HA"

Sputò fuori tutto senza prendere fiato, ormai completamente allo stremo.
Il moro cominciò a correre, io feci lo stesso, con i lacrimoni e senza scendere dal cornicione.

I nostri sguardi si incrociarono e ci sorridemmo d'istinto. Poi di botto, uno sbaglio. Il mio piede mancò il muretto. L'aria mi scese addosso e davanti ai miei occhi si para l'immagine di quell'ultimo sorriso che Iwa mi aveva dedicato.
"Ti amo..."
sussurrò prima di cadere nel buio più totale.


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