Capitolo 37.

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"Sta dormendo."

Chris si avvicinò a Jet e Alex, seduti sulle sedie in cucina ad aspettarlo. Aprì il frigo, tirando fuori una bottiglietta d'acqua, sedendosi al tavolo con loro. 

Era notte fonda, aveva fatto un viaggio non troppo corto per arrivare al locale in cui erano e aveva portato Artym a casa.
Quando il moro lo vide arrivare gli saltò addosso, ripetendogli quanto gli fosse mancato e dovette ammettere che non fu facile staccarlo. Erano poi tornati a casa di Alex e immediatamente aveva portato Artym in camera per metterlo a letto. Si era addormentato in pochissimo tempo.

"Sta bene?"

Jet guardò Chris, che annuì. Forse erano leggermente protettivi nei suoi confronti, ma in certi casi non potevano evitarlo. A quanto pare l'amico non reggeva affatto l'alcool, probabilmente perché non beveva mai, per cui avevano il diritto di essere un minimo preoccupati.

"Si, dorme in modo tranquillo. Andate a dormire anche voi, non sembrate del tutto lucidi."

Anche loro due avevano bevuto, ma erano ancora abbastanza sobri, erano solo un po' sonnolenti e avrebbero fatto bene ad andare a letto o il giorno dopo non si sarebbero svegliati. 

Si alzarono dalle sedie e dopo aver salutato Chris, salirono in camera di Alex. Erano impazienti di buttarsi a letto.

Chris restò seduto in cucina ancora un po', aveva paura che salendo di sopra avrebbe svegliato Artym, facendolo piangere di nuovo.
Era abbastanza strano vedere Artym piangere per qualche bicchiere di troppo, era anche divertente, ma vederlo stringersi a lui mentre piangeva non era così bello. 
Era incredibilmente carino, ma avrebbe preferito che lo facesse con un sorriso e non con delle lacrime.

Si alzò, rimettendo in frigo la bottiglia d'acqua, decidendo poi di salire in camera. Era abbastanza tardi e il giorno dopo doveva andare a lavoro, avrebbe fatto bene a riposarsi. 

Salì le scale, entrando poi in camera, cercando di essere più silenzioso possibile. Non voleva disturbare il ragazzo addormentato.
Si mise silenziosamente a letto, cercando di non svegliarlo, ma evidentemente non ci era riuscito visto che un paio di occhi scuri avevano iniziato a fissarlo.

"Ti ho svegliato? Scusami, torna a dormire."

Artym si avvicinò silenziosamente a lui, poggiandosi al suo petto con la testa. Il più grande fu veloce nell'avvolgerlo tra le proprie braccia. Sembrava così piccolo.

"No tranquillo, mi ero svegliato già."

Il moro sussurrò dolcemente quelle parole, lasciando un bacio sul suo petto. Aveva sonno, ma voleva parlare con il suo ragazzo finché i suoi occhi fossero rimasti aperti.

Sentiva la sua mancanza, aveva freddo e si era svegliato. Voleva essere abbracciato. 

"Scusa per oggi. Non uscivo da tanto e ho esagerato."

La mano di Chris iniziò ad accarezzare lentamente i suoi capelli, facendolo rilassare.
Le mani del moro tenevano stretta la sua maglietta.

Non sapeva perché avesse bevuto tanto, ma non poteva che lamentarsi per quella sua scelta. Odiava finire in quello stato.

"Va tutto bene, può succedere. Ammetto di essermi preoccupato quando ti ho sentito piangere, ma non sono arrabbiato."

Si era incredibilmente preoccupato durante la chiamata. Credeva fosse successo qualcosa, che magari non stesse bene o cose simili.
Aveva tirato un sospiro di sollievo capendo che, quelle lacrime, erano solo un effetto dell'alcool in eccesso.

Sinceramente non se l'aspettava, ma escluse le lacrime era incredibilmente carino. Non era mai stato così incline alle coccole.

"Scusami per averti fatto preoccupare, non ti vedevo con me e credevo che tu fossi andato via."

Non si era mai scusato così tante volte consecutive, era strano per lui. Probabilmente non l'avrebbe mai fatto se fosse stato totalmente sobrio.

O se al suo fianco non ci fosse stato Chris.

"Tranquillo. Non andrò via, sei diventato importante per me e lo sai. Non posso lasciarti ora che stai diventando qualcosa di più."

Chris sorrise al ragazzo, spostandogli i capelli dalla fronte.
Non stava dichiarando amore etero o cose varie, ma voleva fargli sapere che stava diventando sempre più importante.
Era presto per parlare d'amore, ma non poteva negare che continuando così si sarebbe innamorato presto di quel ragazzo adorabile.

Artym alzò lo sguardo su di lui, sforzando un piccolo sorriso. Trovava quelle parole più imbarazzante del dovuto.

Non sapeva come rispondere, con qualcosa di romantico? Non ne era sicuro.

"Notte Chris."

Gli diede le spalle, venendo immediatamente stretto dall'altro. Avrebbe fatto bene a dormire. Gli era improvvisamente passata la voglia di parlare.   

"Buona notte, piccolo."

Lasciò un ultimo bacio tra i suoi capelli, stringendolo di più a se.
Era ubriaco, non poteva pretendere una conversazione solida da lui.

Artym chiuse gli occhi con un piccolo sospirò, voleva dormire, ma il profumo del fidanzato lo portava a far vagare la mente in giro.
Soprattutto sulle sue ultime parole.

Sperava solo che quel suo sentimento non l'avrebbe portato a ferirsi da solo perché non era sicuro di essere in grado di guarirlo.

°

"Mi sta scoppiando la testa."

Artym sbuffò, massaggiandosi le tempie con due dita. Si era svegliato con quel dolore a causa dell'alcool assunto il giorno prima e, nonostante abbia preso dei medicinali, sembrava che non volesse passare.
Aveva anche l'addestramento con le matricole quel giorno e con quel dolore avrebbe rischiato di ferire qualcuno.

"Sapevi di avere lezione, evitavi di bere. Non lamentarti e vai in classe."

Alex spinse Artym nella direzione della sua facoltà, ricevendo in cambio uno sguardo infastidito che lo fece ridere.
Con quell'espressione di dolore non funzionava guardare male qualcuno.

Si salutarono velocemente, andando ognuno nella propria direzione. Non avevano voglia di fare lezione, ma purtroppo erano costretti a farlo.

Artym si diresse verso la propria classe ignorando chiunque lo circondasse, ma dovette fermarsi quando sentì qualcuno richiamarlo.

"P'Artym!"

Si girò riconoscendo quella voce, ritrovandosi d'avanti un ragazzo bello tanto quanto fastidioso. Un ragazzo che conosceva troppo bene.

"0022."

Pronunciò quei quattro numeri con un po' di disprezzo nella voce.
Il ragazzo sorrise.

Lo stesso sorriso fastidioso che lo rendeva ogni giorno più nervoso e acido. Quei denti perfettamente bianchi che lo irritavano tanto.

"Possiamo parlare?"

Annuì lentamente alla domanda di quella matricola, dirigendosi poi dalla parte opposta alla quale stava andando.

Se dopo tutte le loro dispute era arrivato a chiedergli di parlare voleva dire che aveva qualcosa di importante da dire, per cui le lezioni avrebbero aspettato.

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