III - Saligia

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Da quando la marchesa di Mahran le aveva fatto notare il maggior vigore dei suoi capelli, Eleonora non poté più fare a meno di scorgere un'espressione di puro rancore negli sguardi delle dame di corte.

Al suo passaggio, sembrava quasi che tutte le donne cominciassero a fissare la sua chioma castana con tale bramosia da farla sentire invidiata per la prima volta in tutta la sua vita.

Qualcuna si fece addirittura avanti per chiederle quali prodotti prediligesse per poter ottenere quel risultato, ma la risposta di Eleonora – puntualmente – era sempre la stessa.

Il risultato di tutte quelle attenzioni si tramutò in una crescita esponenziale delle vendite delle rose di Tropeas e dei relativi oli.

I flaconi usati da Eleonora divennero famosi nell'intera Reggia, fino a guadagnarsi addirittura l'attenzione del re e di suo figlio, i quali smisero perfino di acquistare oli che non provenissero direttamente da quel luogo; la duchessa di Katan, una signora dall'aspetto particolarmente mastodontico, ordinò per sé circa duecento confezioni in un solo giorno, senza dare la minima importanza al costo che avrebbe dovuto conseguentemente affrontare.

Le chiome dei nobili, in effetti, furono soggette a dei considerevoli miglioramenti: Tropeas era nota in tutto il regno per la sua abbondanza di fiori, ma solo a quel punto le loro proprietà ebbero l'occasione di essere apprezzate anche oltre i confini della baronia.

Lo stupore di Eleonora, però, non durò in eterno: lei aveva sempre usato gli oli di Tropeas, eppure i suoi capelli non avevano mai smesso di essere indomabili nemmeno per un istante... fino a quel momento.

Aveva subito pensato che la causa risiedesse negli alimenti più salutari scelti dal nuovo cuoco di corte, ma se non fosse stato così?

Le piaceva ricevere attenzioni, eppure uno strano malessere si faceva strada dentro di lei nel sentire i complimenti dei nobili sulla sua capigliatura.

Una notte di quasi metà giugno, infatti, si svegliò di soprassalto a causa di un incubo che le aveva letteralmente tolto il respiro.

Aveva sognato di aver bevuto un intruglio verdognolo e dalla dubbia provenienza, ma i suoi capelli avevano immediatamente assunto lo stesso colorito nauseante della bevanda, a partire dalle radici; tutti i nobili avevano cominciato a ridere di lei, ad additarla con espressioni di scherno, intimandola di tornare nella sua baronia e di non farsi vedere mai più.

Il suo piccolo momento di gloria era finito.

Da quell'istante in poi, chiunque avrebbe ricominciato a trattarla come se non fosse mai esistita.

Lo spavento fu tale da indurla ad alzarsi di scatto e ad accendere una candela in fretta e in furia.

Si rigirò le ciocche fra le mani, sospirando di sollievo nel vedere il solito colorito castano, ma la gioia durò meno di quanto si aspettasse.

Si mise subito alla disperata ricerca di una superficie riflettente che le permettesse di vedere anche il proprio cuoio capelluto, fin quando non si ricordò di un piccolo – e purtroppo rilevante – particolare: la sua camera, infatti, era sempre stata totalmente priva di specchi.

O quasi.

Rimase ferma sul posto, incapace di muovere anche solo un piccolo passo, del tutto indecisa sul da farsi.

Non voleva riprendere in mano lo specchio argentato, non quando il dubbio di aver causato la morte di un uomo era ancora perfettamente palpabile.

Eppure le risate malvagie e intimidatorie del suo incubo continuavano a risuonare nelle sue orecchie, aumentando di intensità con il passare dei secondi, dei minuti...

Excelsior: Lo Specchio d'ArgentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora