Eleonora trascorse gran parte del viaggio di ritorno verso Arintha pensando a cosa fare nel futuro immediato, dopo aver scoperto la verità sullo specchio d'argento.
Aveva a portata di mano uno strumento potentissimo, in grado di porre fine alla vita di chiunque avesse commesso uno dei famosi vizi capitali.
Ma la baronessa della leggenda sembrava essere stata in grado di agire solo sugli abitanti di Tropeas, il che limitava di conseguenza il raggio di azione di Eleonora: poiché il suo alloggio era ormai diventato a tutti gli effetti la Reggia, le uniche persone eventualmente interessate dalla maledizione sarebbero state quelle di Arintha.
Un piccolo sorriso malvagio si disegnò fra le sue labbra immaginando moltissimi nobili privi di vita, gli stessi nobili che avevano ormai preso l'abitudine di ignorarla in modo palese e che, credendo di passare inosservati, avevano perfino osato deriderla.
Un dubbio, però, era rimasto irrisolto: come mai lo specchio non aveva mostrato alcun nome, nel momento in cui Francesca lo aveva sollevato dinanzi a sé?
Temeva che la risposta risiedesse nella pagina mancante del libro – che aveva prudentemente deciso di rimettere in valigia – e che avrebbe dovuto convivere in eterno con la consapevolezza di non poter scoprire null'altro a riguardo.
Dopotutto, lo specchio era ancora pieno di rose color porpora: solo due erano annerite, proprio come due erano stati i decessi ad Arintha che lei stessa aveva causato.
Perché allora la rosa successiva non si era scurita al tocco di Francesca?
Lo specchio rispondeva forse solo e soltanto ad Eleonora?
E come mai nessun nome era apparso nemmeno quando lei stessa lo aveva strappato dalle mani dell'amica?
Quelle domande risuonavano ancora nella sua mente, quando la sua carrozza oltrepassò i cancelli della Reggia.
Il suo arrivo, come aveva immaginato, non destò l'interesse di nessuno: le uniche persone che le si avvicinarono furono alcune signore dall'aria sbadata, le quali le chiesero se avesse portato con sé altri oli di Tropeas.
Non appena ebbe sistemato i bagagli nelle sue stanze, si diresse in direzione dello studio del re per chiedergli il permesso di invitare Francesca a dimorare temporaneamente nel palazzo.
"Ho deciso di organizzare un ballo reale la sera del solstizio d'estate", le rispose lui, seduto comodamente su una poltrona di velluto rosso. "La vostra amica riceverà una lettera ufficiale con la quale sarà caldamente invitata a partecipare alla festa".
E così fu: la mattina del 21 giugno, una carrozza con lo stemma di Tropeas si presentò ai cancelli della Reggia, da cui scese un'emozionatissima Francesca.
Le due amiche trascorsero l'intero pomeriggio a provare tutti i loro abiti eleganti, volteggiando nelle camere di Eleonora proprio come era successo nel palazzo di Tropeas.
Con una punta di invidia, la baronessa si accorse che il corpo di Francesca era oltremodo perfetto in qualsiasi vestito decidesse di indossare.
Eleonora, invece, era sempre stata costretta a combattere con i propri corsetti, affinché fossero abbastanza stretti da poter ridurre la circonferenza del suo punto vita.
"Da quando ti sei trasferita qui, sei diventata molto più magra", le disse Francesca, osservando il suo corpo con attenzione.
"Non dire sciocchezze", sospirò Eleonora. "Sono sempre uguale".
Francesca assottigliò i suoi grandi occhi scuri, poi le porse uno dei suoi corsetti con fare imperativo. "Provalo".
"Sei pazza? Non mi entrerà mai".
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Excelsior: Lo Specchio d'Argento
FantasyFra immensi giardini e fontane ellenistiche, la maestosa Reggia di Arintha ospita al suo interno i nobili più importanti del regno di Kalobrios, sotto lo stretto controllo della famiglia reale. In seguito alla morte improvvisa dei baroni di Tropeas...