VIII - Apparizioni

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Gli ultimi minuti trascorsero con una lentezza esasperante, mentre la curiosità di Eleonora aumentava insieme alla sua sincera inquietudine.

Infine, proprio come Salvatore aveva detto, a mezzanotte in punto un flebile pianto sommesso spezzò il silenzio assoluto della foresta, fra singhiozzi disperati e di immenso dolore.

Contro ogni sua previsione, tutto il terrore di Eleonora sparì di colpo, sostituto da una crescente ondata di eccitazione mista al desiderio di intravedere la donna misteriosa.

Ma Salvatore l'aveva avvertita: nessuno era mai stato in grado di incontrarla, eppure Eleonora non si perse d'animo e cominciò a scrutare attentamente tutti gli alberi attorno a sé.

"Non la troverete", mormorò lui. "Come è già successo a molti altri prima di voi, me compreso".

Non gli rispose: continuò a vagare nella radura, lo sguardo infinitamente concentrato, facendo caso ad ogni minimo rumore sospetto.

"La storia dei nostri antenati è reale", continuò Salvatore. "Non è soltanto una leggenda, ma suppongo lo abbiate già capito in perfetta autonomia. Ciò non toglie, però, che la vostra ricerca non vi condurrà da nessuna parte".

Eleonora si fermò sul posto e si girò a guardarlo. "Siete sempre così straordinariamente ottimista?".

Un sorriso spontaneo si formò sul volto di Salvatore, e solo a quel punto Eleonora poté notare quanto in realtà fosse giovane: sembrava poco più grande di lei, ma di sicuro non era neanche lontanamente vicino all'età che – fino a poco prima – gli avrebbe attribuito.

"In genere no", le rispose. "Semplicemente, vorrei impedirvi di perdervi nella foresta, perché a quel punto toccherebbe a me venire in vostro soccorso".

"Non sareste obbligato".

"Come no!", sospirò lui. "Allora? Avete trovato la risposta ai vostri dubbi? Siete convinta della veridicità della leggenda?".

Come se ce ne fosse stato bisogno.

Eleonora aveva avuto modo di capirlo molto tempo prima, ma non le sembrò il caso di dirgli la verità: preferì ricominciare a guardare attentamente fra le piante, ignorando con facilità i continui sbuffi di Salvatore.

Poi si voltò di nuovo verso di lui e gli chiese: "Perché mi avete condotta qui? Quale beneficio volevate trarre da tutto ciò?".

Il ragazzo si strinse nelle spalle. "In verità, nessuno. Ma è giusto che la storia della mia famiglia smetta di essere considerata come una semplice leggenda popolare, e voi mi siete sembrata la persona perfetta per veicolare la verità a chiunque sia in grado di accettarla".

"A che pro?", insistette Eleonora.

Salvatore scoppiò a ridere e scosse la testa. "La testardaggine è forse la vostra migliore virtù?".

"Quasi quanto il vostro smisurato ottimismo".

Ma non ebbe modo di aggiungere altre risposte a tono, perché la sua attenzione venne catturata da un piccolo stagno contornato da cespugli di rose purpuree: la consistenza dell'acqua, infatti, sembrava più densa del normale, mentre rifletteva i raggi argentati della luna nel cielo.

Eleonora non riuscì in nessun modo a trattenere l'impulso di avvicinarsi e di sporgersi verso quello strano stagno, senza neanche sentire le domande che Salvatore – nel frattempo – aveva cominciato a porle sulle sue reali intenzioni.

Si specchiò nel riflesso argentato e ammirò vanitosamente il suo viso incantevole, ma l'acqua iniziò ad assumere delle sembianze ancora più irresistibili, inducendo Eleonora a sfiorarne la superficie e incresparla di conseguenza: la densità dell'acqua, proprio come aveva immaginato, era estremamente particolare, del tutto diversa da quella alla quale era abituata.

Excelsior: Lo Specchio d'ArgentoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora