The luck of the Irish

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Disclaimer: Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K.Rowling.
Le seguenti immagini non mi appartengono e sono utilizzate a puro scopo illustrativo
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Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.

-THE WILD ROVER-

CAPITOLO 3
The luck of the Irish


Raggiunsero Roundstone in una quarantina di minuti a passo sostenuto. Trovarono un paesino pittoresco, con tante casette in pietra disposte lungo la costa, un porticciolo con le barche ormeggiate e pochi ridenti pescatori.

Fu semplice trovare il locale che aveva ingaggiato Drew Mamphies per suonare: tutta la cittadella si strutturava in un'unica via principale. Lo Shamrock era un piccolo pub angolare con le insegne e le serrande rosse, due tavolini da campeggio in veranda e la grossa insegna a forma di trifoglio.
L'interno era minuscolo, ma con un lungo bancone abbastanza grande da poter servire numerosi clienti per volta. La postazione riservata ai musicisti, come al solito, era schiacciata in un angolo con alcuni divanetti in tessuto antico. Una piccola lavagnetta appesa storta con un solo chiodo riportava la scritta "Drew Mamphies live 19.00".
A giudicare dal numero di commensali già presenti all'interno, era evidente che quello fosse il punto di ritrovo più in voga del paesello.
L'accoglienza a loro riservata - specialmente a Draco, il quale avrebbe prestato servizio da lì a poco - fu molto cordiale. Con gran sollievo di Harry, i proprietari gli diedero l'ultimo posto letto rimasto. Fecero lasciare i loro effetti personali agli alloggi al piano superiore - che ospitavano solo altri due viandanti sulla quarantina - e, quando tornarono nel locale, due grossi boccali di birra scura li stavano già attendendo al bancone.
Draco bevve un paio di sorsi, poi si diresse alla postazione. Collegò la chitarra al piccolo impianto con un cavo, un altro piccolo affare simile a una scatoletta di legno - che Harry poi scoprì si chiamasse "stompbox"[1] - e sistemò l'altezza del microfono offerto dal locale.

Dopo pochi minuti e un paio di prove, Drew Mamphies iniziò la propria esibizione e, come previsto, anche quella sera Harry non riuscì a credere alle proprie orecchie. E nemmeno ai propri occhi: incredibile come, non appena imbracciasse quella dannata chitarra, Draco si trasformasse in una persona completamente diversa di fronte al pubblico. Sorriso sghembo con tanto di fossette, occhi luminosi e personalità coinvolgente. Niente, di quel volto ridente, sembrava ricordare il ghigno aristocratico con la puzza sotto al naso dei tempi d'oro.
Al pubblico piaceva, piaceva davvero molto. Aveva fascino da vendere, convenne Harry.
Draco si divorava il pubblico con la voce, con quell'aria di mistero che lo avvolgeva, con le poche parole che riservava loro e i sorrisi quasi ammiccanti alla clientela più giovane.
Man mano che scorsero minuti e fiumi di birra, il pubblico si scaldò a tal punto da cantare insieme a lui e formulare richieste di brani che - chissà come - Draco riusciva quasi sempre ad accontentare. Era bravo a creare una sintonia sinergica con quelle persone, nonostante le poche parole. Eppure, ogni qualvolta si voltava verso il tavolino di Harry, sembrava perdersi in un moto di imbarazzo. Proprio per quel motivo Harry decise di spostarsi un poco più lontano, nell'angolo.
Comprensibile, in fin dei conti. Nessuno dei due aveva ancora avuto modo di abituarsi alla presenza del proprio passato.

Dopo due ore ininterrotte di concerto e qualche bis acclamato a gran voce, Drew Mamphies lasciò spazio al trio successivo di musicisti i quali, da quel che riuscì a captare Harry, si complimentarono con lui per l'ottima performance.
Anche il capo del locale, nel vederlo passare al bancone, lo ringraziò con una sonora pacca sulla spalla della quale Draco avrebbe forse fatto a meno.
«Bell'esibizione, Mamphies» si complimentò Harry, quando raggiunse il suo tavolino all'angolo. Draco elargì un sorriso tirato e, dopo qualche secondo di riluttanza, gli si sedette davanti con uno sbuffo. Con un gesto del mento indicò i due boccali sul tavolo.
«A che numero sei arrivato?» domandò, curioso.
«Tre. Tieni, devi recuperarmi» rispose Harry, allungandogli una delle pinte che si era premurato di ordinare poco prima della fine dell'esibizione.
Draco storse la testa e strinse gli occhi grigi.
«È una sfida, Potter?»
Harry esibì un sorriso furbo, poi sollevò il boccale.
«Perché no...»

The wild rover || 𝐷𝑟𝑎𝑟𝑟𝑦 || 𝓘𝓻𝓮𝓵𝓪𝓷𝓭Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora