Iris

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Disclaimer: Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K.Rowling.
Le seguenti immagini non mi appartengono e sono utilizzate a puro scopo illustrativo
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Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.


-THE WILD ROVER-

CAPITOLO 7
Iris

Harry si svegliò presto. Il gran vociare dei gabbiani fuori dalla finestra sancì il sorgere dell'alba. Aprì gli occhi a fatica e si stiracchiò nella comodità di un materasso tutto per sé. Ma, sebbene non avesse ancora inforcato gli occhiali, non gli fu difficile notare che alla propria destra non ci fosse più nessuno, se non un mucchio di lenzuola e coperte sfatte. Si alzò lentamente, sbadigliando. Lo zaino di Draco era ancora lì, ma le scarpe, la giacca e la chitarra non erano più alla soglia dell'ingresso. Dopo essersi dato una sistemata in bagno, Harry si infilò i vestiti e la giacca per poter uscire. Scese le scale dell'ostello e, dal grosso orologio a cucù appeso a una parete scrostata, realizzò che fossero solo le sei del mattino.
Non appena aprì la porticina rossa d'ingresso, venne investito da una raggiera di colori brillanti, dal viola all'azzurro al ciano. Rimase senza fiato di fronte all'alba più bella che avesse mai visto.
Il mare di sfondo, le nuvole sparpagliate sopra Inishmaan, l'erba umida che rifletteva i primi raggi del sole e in lontananza, a ridosso della scogliera, un ragazzo biondissimo con una chitarra a completare quel quadro.
Scattò una foto con la macchina Polaroid, conscio però del fatto che in fotografia tutto sarebbe stato meno magico. Rimase quindi lì a contemplare meglio quello spettacolo, fissandolo nella propria mente per non dimenticarlo mai più. Solo quando si fu sufficientemente inebriato di tutto ciò, mosse i primi passi per avvicinarsi.

Draco lo accolse con occhi luminosi e acconsentì a farlo sedere accanto a sé sulla coperta in flanella.
«Non riesci a dormire?» domandò Harry, quando Draco interruppe il giro d'accordi.
«Mi piace vedere l'alba. Mi ispira» ammise, pizzicando in modo distratto le corde. Un ciuffo gli cadde sulla fronte.
«Continua. Non volevo disturbarti» lo invitò Harry.
Continuò a suonare qualcosa di probabilmente inedito, perché Harry non l'aveva mai sentito prima.
Più volte Draco si fermò a pensare, a riflettere. Cambiò qualche accordo, abbozzò qualche parola che Harry non comprese, ma era bello. Suonava bene, era dolce. Profumava di speranza.
Le coste di Inishmaan divennero tutte rosa per un gioco di luci, e gli occhi di Draco si tinsero di viola per riflesso. Harry si domandò quanta meraviglia sarebbe stato in grado di sopportare il suo cuore prima di esplodere. Non molta di più, decisamente, perché quando Draco sbagliò un accordo e arricciò il naso con un sorriso, Harry si sentì ridotto in mille pezzi, ma tremendamente vivo.
Da quanto tempo non si sentiva così vivo? Da quanto non avvertiva l'ossigeno bruciare in quel modo nei polmoni?
Si morse il labbro e si lasciò cadere a peso morto sulla coperta. Respirare aveva acquisito tutto un altro significato, da quando l'aria profumava di iris.
Harry si lasciò cullare dalla musica fino a quando, forse stanco, Draco decise di interrompersi e sdraiarsi a sua volta. Accanto a lui.

Con le braccia distese lungo i fianchi le loro mani si sfioravano a malapena, ma gli sguardi collidevano così forte da far rumore.
«Sei diverso, quando suoni» sussurrò Harry, con il naso insopportabilmente dritto di Draco di fronte al viso, a poco meno di un palmo di distanza. Una distanza fittizia, fin troppo labile.
«Diverso?»
Le loro nocche si sfiorarono di nuovo, in un contatto che fu ben distante dall'essere solo casuale.
«Ti si illuminano gli occhi e sembri... sereno». Non riuscì però a frenare la lingua, la lasciò scivolare sul palato per concedersi totale sincerità. «Mi piaci».
Gli piaceva davvero, ma forse ciò rappresentava un serio problema.
Draco sgranò gli occhi e si irrigidì. Allontanò la mano, allontanò anche lo sguardo. Sembrava un gattino spaventato. Uno di quelli che soffia, che tira fuori le unghie, che ha paura persino di essere portato al sicuro.
«Ho detto qualcosa che non va?» domandò Harry, preoccupato.
«È Drew Mamphies che ti piace. Forse è lui che vuoi vedere... ma tu sai bene chi sono in realtà» mormorò Draco, voltando il capo dall'altra parte. Si vergognava di se stesso, o meglio di una parte di ciò che era.
Harry arricciò le sopracciglia.
«E chi saresti, sentiamo?»
Draco sbuffò una risata sarcastica. «Un nobile viziato del cazzo che per tutta la vita è stato sotto gli ideali di suo padre. Oh, e guarda un po' dove ci hanno portati, questi ideali!» sbottò e gesticolò con le braccia. «Se non altro lui non è vissuto abbastanza a lungo per fare la fame».
«Malfoy...» lo redarguì Harry, tentando di aggrapparsi alle sue dita come per riportarlo con i piedi per terra.
Draco si divincolò da quella presa, si sollevò e si chiuse a riccio con la testa tra le ginocchia. «Lasciami perdere, Potter...» mormorò infine, con voce soffocata.

The wild rover || 𝐷𝑟𝑎𝑟𝑟𝑦 || 𝓘𝓻𝓮𝓵𝓪𝓷𝓭Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora