Capitolo 5 - Eden

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Merda. Merda. Merda.

«Hey, tutto bene?» Mi chiede il ragazzo avvicinandosi.

«No, no! C'è stato un errore, davvero!»

Non mi importa con chi sto parlando, se ha l'accesso a questo ascensore è un addetto, devo fargli capire che non è mia intenzione essere qui.

«Ho sbagliato ascensore, la prego, lo giuro non volevo»

ora sto piangendo, sento le lacrime rigarmi le guance.

«la prego è stato un errore non mi denunci farò qualsiasi cosa»

«Tranquillizzati!» Dice urlando, poi mi prende le braccia e si abbassa per guardarmi negli occhi

«non sono una guardia puoi stare tranquilla»

Dio grazie.

Effettivamente è troppo giovane per lavorare, sarà leggermente più grande di me.

«Io... devo uscire comunque non posso stare qui» dico guardandolo.

«Nemmeno io» mi sembra di sentire.

Mi rendo conto solo ora di quanto sia bello. È alto, sul metro e ottanta. I capelli neri leggermente lunghi si arricciano alla base delle orecchie, le labbra e il naso si abbinano perfettamente al suo viso.

Dalla maglietta nera si intravede un fisico studiato. Non troppo grosso ma nemmeno troppo magro ed esile. Le spalle sono larghe e i muscoli dei pettorali sfiorano il tessuto della t-shirt ad ogni movimento.

Poi gli occhi.

Gli occhi.

Del blu più bello io abbia mai visto, acceso, elettrico.

«Non possiamo andare allo zero» mi dice.

«Questo ascensore è assolutamente vietato, se vedessero due adolescenti uscire da uno dei luogo più riservati della città ci farebbero subito un interrogatorio, da lì filiamo dritti nelle cripte» enfatizza il suo concetto indicando il tetto dell'ascensore.

Non ha tutti i torti in effetti...

«Allora che facciamo?» Gli domando.

«Andiamo al sesto, da lì usciamo e prendiamo l'ascensore visitatori, poi andiamo direttamente al piano terra»

«No io alla terrazza non ci vado» io lì non ci avrei mai messo piede.

«Senti, è l'unica alternativa che abbiamo, ormai non possiamo più scendere qui, le porte non si aprono. Al secondo piano è pieno di addetti siamo troppo esposti. Al sesto invece gli ascensori si aprono dalla parte opposta alla terrazza, quindi nessuno può vederci scendere da qui e cambiare ascensore. Ti prometto che non vedrai niente di male, solo il retro» dice schiacciando il pulsante rosso con inciso un grosso 6.

L'ascensore inizia a salire con la stessa velocità con cui aumenta la mia ansia.

Con un tintinnio le porte si aprono e ci dirigiamo verso la parte visitatori.

Sicuramente il cielo deve volerci molto bene oggi, riusciamo a prendere l'ascensore giusto senza essere visti da nessuno.

E come mi aveva promesso, non ho nemmeno intravisto quella che è la terrazza.

Solo quando le porte si chiudono tiro un sospiro di sollievo.

«Comunque piacere, Jason Green» dice porgendomi la mano, la stringo rispondendogli

«Piacere, Eden Wright»

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Come aveva detto Jason, siamo arrivati al piano zero e nessuno si è insospettito.

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