Capitolo 13 - Eden

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Dopo pochi minuti arriviamo ad una costruzione in legno, simile ad una palafitta.

Solo metà della struttura è costruita direttamente sul suolo, l'altra è in sospensione nel vuoto, sorretta da due pilastri appoggiati su una sporgenza poco più in basso.

La vista è spettacolare, tutto il centro di New Florence è visibile, le vetrine illuminate, le insegne dei ristoranti, i fari delle auto...

«Vengo qui quando ho bisogno di pensare» mi dice Jason.

«È bellissimo» rispondo io a bocca aperta.

Fa due passi avanti e si siede sul pavimento insieme alle sue due scatole di noodles.

Me ne porge una e anche io lo raggiungo sul pavimento, sperando che le assi di legno non siano esageratamente vecchie da non reggere il nostro peso.

Per sicurezza, in ogni caso, mi posiziono nell'angolo opposto a quello di Jason.

Apro la mia confezione di noodles ed il contenuto è più scarno di quanto mi aspettassi, non ha un odore particolare, a dire il vero non ha neanche un odore.

Da un punto di vista esterno si potrebbe dire che è solo una ciotola di acqua calda speziata con all'interno spaghetti eccessivamente cotti.

Considerando che in questo momento sono proprio io il punto di vista esterno, non mi sembra molto invitante come pietanza.

Guardo Jason, che ha già iniziato a mangiare, sconcertata e lui mi fa segno con la testa di assaggiare.

«Okay...» dico più riferito a me stessa che a lui.

Giro la forchetta all'interno del barattolo e prendo tre spaghettini gocciolanti.

Li metto in bocca tutti d'un fiato e li assaporo. É come la pasta, leggermente più morbida è meno saporita.

«Non sono male» dico coprendomi la bocca con la mano mentre mastico.

«Te lo avevo detto» mi risponde Jason a bocca piena.

Poi, dal nulla, spalanca gli occhi e posa scatola di noodles al suo fianco, come se si fosse ricordato solo ora di una cosa enormemente importante.

Alza le braccia sopra di se e con le mani tasta l'interno di quella che mi sembra una casetta per uccelli, posta su una delle travi verticali di legno.

Dopo aver appurato che all'interno non è presente alcun tipo di oggetto torna a mangiare il suo cibo.

«Controllavi se c'erano semi per gli uccellini?» Domando ironica.

«In realtà quando mia madre era viva facevamo una specie di caccia al tesoro, mi lasciava gli indizi per trovarla all'interno di questa mangiatoia. Controllo ogni volta che vengo, per abitudine» risponde lui continuando a mangiare tranquillamente.

Per quanto possa fingere che la risposta non lo abbia minimante toccato, capisco che parlarne non gli piace, tiene la forchetta con tanta forza da avere le nocche bianche e stringe i denti abbastanza da far vedere il muscolo della mascella tendersi.

«Oh... mi dispiace» dico a disagio.

«Solo... lascia perdere» mi risponde alzando la testa.

«Posso avere una spiegazione esaustiva e senza giri di parole sul contenuto del sotterraneo?» Domando.

Per quanto Jason abbia provato a spiegarmi il perché tenere nascosti oggetti di tanta bellezza, lo ha fatto nel suo modo, ovvero, incomprensibile.

«Senza giri di parole? Stai chiedendo molto» mi risponde lui sarcastico.

«Andiamo, non sei un filosofo» dico ridendo.

«Beh, potrei diventarlo» dice lui a sua volta.

Continuo a sorridere e lo guardo in attesa di una risposta, ormai entrambi abbiamo finito i noodles quindi posiamo le scatole sul pavimento.

«Il cibo sta diminuendo» comincia Jason.

«Stiamo letteralmente vivendo il secondo Big Rip nella storia dell'umanità, ma dopo questo, dubito che ci sarà ancora anima viva sulla faccia di questo pianeta. Come avrai sicuramente notato, le razioni di cibo non fanno che diminuire, e, nonostante dicano che è solo un brutto periodo, la situazione è più grave che mai. Meno bocche da sfamare ci sono, più le condizioni migliorano. Questo meccanismo va avanti dalla fondazione di questa città, le condizioni non sono mai migliorate. Da quando Smith ha formulato la sua teoria idiota la popolazione é andata a diminuire, così, le condizioni dei restanti, migliorano. Come avrai intuito, non è sempre stato così, prima i vestiti colorati erano ammessi, ognuno aveva la macchina che desiderava... poi le condizioni del terreno sono diventate critiche, nello stesso momento, arriva una teoria che spinge al suicidio di massa, quale occasione migliore di questa? Tutti i beni personali che in qualche modo ti legano alla vita materiale vengono confiscati e nascosti, gli unici oggetti personali sono prodotti dallo stato, o bianchi, o neri, o grigi. Tutti vengono obbligati a non parlare di quello che è successo, chi osa parlarne con qualcuno, viene donato alla ricerca scientifica, e fidati di me se ti dico che è meglio la morte. Piuttosto triste a pensarci. Lo stato ha semplicemente cavalcato l'onda della teoria LAD con tanta destrezza che la popolazione non si accorge di essere effettivamente stata travolta da quest'onda, e ora stiamo semplicemente affogando senza esserne coscienti»

Lo osservo a bocca aperta, non so se non ho effettivamente capito il suo discorso o se semplicemente non voglio capirlo.

Mi sta dicendo che la teoria LAD è solo un esca per il suicidio, che tra poco moriremo tutti e che il cibo che mangio tutti i giorni è basato sulla morte di altre persone.

Ah, e per non dimenticare, fanno esperimenti scientifici senza consenso sulla popolazione.

«So che è difficile...» inizia Jason ma lo interrompo.

So già cosa stava per dire, qualcosa del tipo "so che è difficile da credere ma è così"

«È... difficile Jason? È impossibile da somatizzare! Mi hai appena detto che, se non ho inteso male io, lo stato che ha giurato di proteggerci ci sta lentamente ammazzando!» Gli urlo contro.

«Ed ecco perché i giri di parole sono più utili» dice lui esasperato.

«Jason non so se ti rendi conto della portata di quello che stai dicendo!» Continuo a urlare.

«Si, me ne rendo conto, e ti prego di credermi. Hai visto il sotterraneo, sai che è una prova, non vogliono il nostro bene, mentre le persone si uccidono e vengono uccise il cibo sulla tavola dei capi aumenta.» Mi spiega con il tono più calmo possibile.

Come posso pretendere io adesso di andare a dormire come se nulla fosse? Come posso domani fare colazione sapendo che il cibo che sto mangiando lo ho solamente perché un'altra persona ha scelto di rinunciare alla sua vita?

«Oh mio Dio» sospiro, non mi ero accorta fino ad ora quanto faccia freddo, ho la pelle d'oca su tutto il corpo e sbatto i denti.

Jason si toglie la sua felpa e me la porge, rimanendo con una t-shirt nera, subito dopo averla infilata, notando che mi sta enorme, vedo che lui non sembra avere freddo.

Forse non fa neanche freddo.

Forse non sto tremando per il freddo.

Forse domani a morire potrei essere io.








Nota autore
CE L'HO FATTA FINALMENTEEEEEE.

Aiuto quanto è inquietante questo capitolo, Jason, continua a fare il filosofo che quando dici le cose come stanno fai paura, per altro la spiegazione urla "pessimismo cosmico" (proprio come me :(

Ci hai traumatizzato Eden, poverella.

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