Prologo

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Il ragazzo era in una stradina deserta. Non ricordava come ci fosse arrivato. Camminava, senza sapere dove andare. Era felice, senza conoscerne il motivo. Una parte di lui sapeva che quello che stava facendo era inutile. Non c'erano possibilità di rivederla. Eppure si sentì costretto a continuare a camminare, spinto da una forza che non comprendeva.

Ad ogni suo passo, una luce azzurra scaturiva dal suolo e illuminava il selciato. Attorno a sé aveva solo palazzi bui, dai contorni confusi, poco importanti. Pioveva ma lui non si bagnava. Poteva solo guardare le gocce cadere a terra, senza riuscire a toccarle, come se non facesse parte di quel mondo.

Dopo pochi passi scorse una figura femminile, voltata di spalle. Attorno a lei i contorni delle cose erano ben definiti, e la pioggia era già cessata. Doveva esserci molto calore in quel punto, il ragazzo lo percepiva anche da lontano.

La ragazza si voltò. Lui la riconobbe. Per molto tempo erano stati legati, e poi qualcosa era andato storto, ma scoprì di non ricordare cosa. Si sentì come se non si fosse mai separato da lei.
Comprese in quel momento che le persone a cui si era affidato avevano avuto successo.

La ragazza corse verso di lui. Un istante dopo sentì che la stava abbracciando. Non poteva vederla in viso, ma poteva toccarla. Ed era sufficiente.

Poco lontano, due figure erano nascoste nell'ombra, e li osservavano. Quando arrivò il momento dell'abbraccio, una delle due esultò.

«È fatta.» disse Jurgen. «Questa volta ha funzionato.»

«Aspettiamo a parlare.» rispose Ambra. «Sai che non mi piace illudermi di aver già finito. Sei collegato con loro?»

«Certo.»

Nel frattempo la coppia si era sciolta dall'abbraccio, e stavano parlando.

«Cosa dicono?» chiese Ambra.

«Le solite smancerie noiose.» rispose lui. «Vedrai che tra poco succederà, e ce ne torneremo a casa.»

Trascorsero parecchi minuti, e i due parlavano soltanto, senza toccarsi. Sotto i loro piedi, il terreno si faceva più buio e confuso.

«Il livello sta cedendo.» notò Ambra. «Non abbiamo più tempo, dobbiamo portarli via.»

«Dammi ancora un momento.» insistette Jurgen. «Possono riuscirci.»

«Non puoi dare anche a loro una spinta come hai fatto l'altra volta?»

Proprio in quel momento, il ragazzo e la ragazza si baciarono.

«Visto, Amb? Ce l'hanno fatta. Te l'avevo detto.»

Jurgen si guardò le mani. Sulla sua pelle apparvero delle venature rosse, calde e luminose, che si ramificarono ovunque sul suo corpo. Chiuse gli occhi e sorrise, come se stesse assaporando una sensazione magnifica. Ambra lo guardò affascinata.

«Descrivimelo.» gli chiese. «Cosa senti?»

«Calore.» rispose lui senza aprire gli occhi. «Brividi, passione, desiderio, amore. C'è tutto. Sono perfetti.»

«Ottimo. Allora possiamo andarcene.»

«Aspetta. Non lo vuoi assaporare?» le chiese lui porgendole una mano. Le venature si erano diffuse al punto che la sua mano sembrava fatta di metallo fuso, come il resto del suo corpo.

Ambra indugiò. Lui le aveva descritto più volte quella sensazione, e non era sicura di volerla provare. Alla fine gli toccò la mano. Tutti i suoi sensi furono travolti da un'ondata di piacere. Sentì ogni cellula del suo corpo vibrare.

«Wow.» sussurrò. «È fantastico.» 

«Un mio regalo per te.» disse Jurgen. «Ti amo.»

«Ti amo anch'io.»

Jurgen e Ambra si baciarono. Lui la strinse al suo petto, e i loro corpi divennero una cosa sola, incandescente e luminosa. Si dimenticarono perfino della giovane coppia.

Non si accorsero che erano spariti nel nulla.

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