Capitolo 2

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«Ti spiego come ci comporteremo con lei.» disse Jurgen. «La sua vita sentimentale è peggiorata anno dopo anno, fino a portarla alla depressione e una totale apatia verso il mondo. Noi dobbiamo esplorare il suo passato, individuare la relazione più significativa tra quelle finite male e cambiare i suoi ricordi per trasformarla in un evento positivo. Il punto è che non sappiamo in che modo un evento tragico può diventare positivo ai suoi occhi, e non sappiamo quale evento dovremo stravolgere, perciò dovremo andare a tentativi.»

«Non capisco, non può dircelo lei?»

«Secondo la madre lei non lo sa con certezza. Ci ha chiesto di non fidarci dei suoi racconti e di scoprirlo da soli. Ci sarà pure una ragione. Dobbiamo intervenire in un ricordo e osservare subito le conseguenze nel suo presente. Se il ricordo non è quello giusto, lo riportiamo com'era e tentiamo con un altro.»

«La pietra può fare anche questo?»

«Stone Heart fa tutto quello che voglio.»

«E se non riuscissimo a trovare il ricordo chiave?»

«Io ci riuscirò.»

«Ammiro la tua determinazione. Nessun altro farebbe tutto questo al posto tuo.»

«Lo so. Ma nessun altro possiede Stone Heart. È mia e la devo usare per uno scopo.»

Jurgen bussò alla porta. Fu una donna anziana ad aprire. Quando vide Jurgen, il suo volto si illuminò.

«Tu sei...» cominciò.

«Sono qui per aiutare sua figlia Maleigha, sì.» la interruppe Jurgen.

Ambra lo guardò sorpresa. Aveva interrotto volutamente la donna. Non era da lui.

«Lei è Ambra, la mia assistente.» continuò. «Dov'è Maleigha?»

«Nella sua stanza, venite pure.»

La donna li condusse lungo un corridoio spoglio, fino ad una porta tappezzata di adesivi.

«Siete la nostra ultima speranza.» disse a bassa voce. «Abbiamo tentato di tutto, ma la felicità continua a non voler entrare nella vita di mia figlia. È stata così sfortunata, povera ragazza.»

«Io la renderò felice.» disse Jurgen.

La donna sorrise.

«So che lo farai. Mi fido ciecamente di te. Ora vi lascio soli. Più tardi vi porto qualcosa da mangiare.»

«Grazie mille, molto gentile.» rispose lui.

La donna si voltò e se ne andò.

«Non capisco, conosci queste persone o no?»

«Ti ho detto di no. Avrà letto di me da qualche parte. Le persone che aiutiamo raccontano di noi in giro, non lo sai?»

Ambra non replicò. Si disse che doveva smettere di pensare che lui nascondesse qualcosa.

Jurgen bussò e uno svogliato "Entra!" provenì dall'interno.

La stanza di Maleigha era un tripudio di colori accesi e luci. Le pareti erano ricoperte di foto, poster, disegni e scritte di ogni tipo. Al soffitto erano appese luci a led di tutti i colori. Distesa su un letto disordinato, c'era lei. Era voltata verso il muro, con le cuffie alle orecchie. Ai piedi del letto c'erano bottiglie vuote e pacchetti di sigarette. Ambra notò subito che le sue gambe erano piene di cicatrici e tagli.

Jurgen fece qualche passo nella stanza e Maleigha si voltò.

«Ah, siete voi.» esclamò con sorpresa. «Scusate se non mi sono alzata, credevo fosse mia madre. Prendete pure due sedie.»

Maleigha si sedette a gambe incrociate e si accese una sigaretta. Era spettinata e struccata e indossava soltanto degli shorts con degli ampi strappi e un reggiseno, ma non fece nulla per coprirsi. Sembrava non provare il minimo imbarazzo, nemmeno in presenza di Jurgen. Ambra notò che oltre a cicatrici e tagli freschi aveva piccole bruciature un po' ovunque, come se si fosse premuta decine di sigarette accese sulla pelle. I capelli erano rovinati e tagliuzzati con rabbia, i suoi occhi arrossati, i polpastrelli avvolti in cerotti e bende. Ambra non aveva mai visto una persona così giovane ridursi in quello stato.

«Ho letto di voi su Internet.» disse Maleigha. «Potete viaggiare nel passato attraverso la mente delle persone e cambiare quello che è andato storto, giusto?»

«Esatto.» confermò Ambra.

«Potete farlo anche con me?»

«Nessuno fa eccezione.» continuò Jurgen.

«E se la mia vita fosse troppo incasinata per poter essere messa a posto?»

«Non ti preoccupare, abbiamo già risolto casi peggiori.» mentì Jurgen. «Ambra, mi andresti a prendere la valigetta? L'ho lasciata fuori dalla porta.»

Ambra si guardò intorno nella stanza, convinta che Jurgen stesse scherzando.

«Cosa? L'hai lasciata fuori? Con dentro la pietra? Perché?»

«L'ho dimenticata. A te non succede mai? Me la prendi per favore?»

Ambra lo guardò incredula. Da quando erano entrati in quella casa non lo riconosceva più. Si alzò senza dire una parola e uscì.

Jurgen e Maleigha attesero di sentire i passi di Ambra affievolirsi. Lei scattò in avanti e si avvicinò a pochi centimetri dal volto di Jurgen. Un misto di profumo di ciliegia e odore di fumo lo investì. Lo sguardo intenso di lei riusciva ancora a farlo eccitare.

«Lo sai in cosa ti stai cacciando, vero?»

«Lo so benissimo.»

«E perché hai accettato?»

«Non potevo non farlo.»

«Promettimi che farai tutto quello che sarà necessario per aiutarmi.»

«So a cosa ti riferisci, e non posso promettertelo. Posso provarci, ma quando si arriverà al dunque non avrò il coraggio di farlo.»

Maleigha guardò con desiderio le labbra di Jurgen. Lui si sforzò di evitare il suo sguardo.

«Tu la ami.» bisbigliò.

«Sì.»

«Allora dovresti andartene. Non hai il diritto di usarmi per ripulirti la coscienza.»

«Non è la mia intenzione. Voglio cercare un'altra strada. Deve pur esserci.»

«Io non credo. È tua la colpa. Tu hai usato quella maledetta pietra.»

«Troverò una soluzione. Non sarei qui se non lo credessi possibile.»

Ambra aprì la porta e Maleigha si allontanò in fretta da Jurgen.

«Allora, cominciamo?» chiese posando la valigetta sul letto.

«Certo.» rispose Jurgen.

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