Capitolo 7

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Ambra aprì gli occhi e fu accolta dalla sensazione di cadere. Un istante dopo due braccia robuste la afferrarono.

«Per un pelo.» disse Jurgen. «Scusami, non l'ho fatto apposta.»

Realizzò di essere apparsa su dei gradini rivestiti da un tappeto azzurro, e di avere rischiato di cadere.

«È qui che è successo l'incidente.» spiegò lui. «Maleigha viveva in questa casa, prima di trasferirsi in città.»

In cima alle scale il corridoio si divideva in un bivio, con porte chiuse da entrambi i lati.

«Questa casa è enorme.» osservò Ambra. «Qual è la scala dove lui è caduto?»

«Ehm, è proprio questa.» rispose Jurgen con imbarazzo. «Mi dispiace, non l'ho fatto apposta, di solito riesco ad apparire in punti sicuri.»

«Fa niente, lascia perdere. Lei dov'è?»

Maleigha uscì da una delle stanze, seguita da un giovane. Si fermarono sulla cima delle scale e cominciarono a discutere animatamente. Lui estrasse dalla tasca una coccarda con due iniziali, strappò con rabbia il nastro e la gettò a terra. Maleigha reagì dandogli uno spintone.

«Ecco, è il momento.» esclamò Ambra.

Il ragazzo barcollò indietro e cadde. Maleigha tentò di afferrarlo. Urlò quando lo vide battere la testa sul pavimento, ai piedi delle scale.

«Abbiamo visto abbastanza.» intervenne Ambra. «Non perdiamo tempo, pensiamo a come farle credere che sia stato un incidente.»

«Hai qualche idea?»

«Introduciamo una terza persona in casa, come un ladro ad esempio, e facciamo in modo che si scontri con il ragazzo, per poi spingerlo giù dalle scale. Maleigha dovrà arrivare sulla scena soltanto dopo, quando sarà troppo tardi per intervenire. Si incolperà di non averlo salvato, di non essere stata presente, ma sarà sempre meglio che averlo ucciso con le sue mani.»

«D'accordo, proviamoci.»

Jurgen sollevò Stone Heart. Il suo sguardo era determinato. La mano non gli tremava più.

«Ce la farai, amore, ne sono sicuro.»

«Anche io.» rispose Jurgen con una strizzatina d'occhio.

Chiuse gli occhi e strinse la pietra con forza. Stone Heart si illuminò come di consueto. Ambra attese che Jurgen scomparisse.

Trascorsero dieci secondi. Era ancora lì, con gli occhi chiusi. La luce della pietra cresceva di intensità, ma lui non si muoveva.

«Jurgen, che sta succedendo?»

Non rispose. La luce della pietra divenne quasi accecante. La sua mano vibrava, scossa dai movimenti della pietra. Emise un gemito di dolore.

«Amore, fermati!» esclamò Ambra. «Basta, svegliati! Ti stai facendo del male!»

«Lasciami tentare!» rispose lui. «Posso farcela!»

Ambra tentò di avvicinarsi, ma un'ondata di calore ustionante la scaraventò indietro.

«Amore, ti prego, fermati. Lasciala.» gridò tra le lacrime.

Udì un sibilo provenire da Stone Heart, prima debole e poi sempre più forte, e infine la pietra si scheggiò, facendo urlare di dolore Jurgen. Un profondo taglio era comparso sul suo braccio.

«No! Jurgen!»

La superficie della pietra si coprì di crepe e spaccature, che martoriavano il corpo di Jurgen di ferite. Lui urlava ma non mollava la presa. Ambra scoppiò a piangere.

«Basta, ti prego. Smettila.» disse rivolgendosi direttamente a Stone Heart.

Con un forte rumore sordo la pietra si ruppe, cadendo a terra in pezzi.

Jurgen svenne.

Il calore si era dissipato, e Ambra corse da lui. Provò a toccarlo e si accorse che la sua mano lo trapassava. Il corpo di Jurgen stava lentamente svanendo, come quando si spostava da un ricordo a un altro. Qualche istante dopo sparì del tutto.

Ambra rimase sola, scossa dalle lacrime e dallo shock. Poi avvertì una sensazione familiare. Si sentì strattonare verso l'alto. Stava per uscire dal ricordo. Chiuse gli occhi e pregò che nella vita reale Jurgen stesse bene.

Si svegliò sul letto, e la prima cosa che vide fu Jurgen accanto a lei, sorridente.

«Ehi, come stai?» chiese lui.

Ambra si gettò tra le sua braccia.

«Credevo che tu fossi... che ti stesse succedendo davvero.»

«Tranquilla, guarda, non ho ferite, sto benissimo.»

«Che cosa è successo?»

«Credo che l'alterazione che abbiamo tentato di fare violasse qualche regola di Stone Heart. In fondo nemmeno io le conosco tutte. Ho percepito sin dall'inizio che opponeva resistenza, ma non mi sono arreso. È stata una pessima idea, a quanto pare.»

«E la pietra? È distrutta?»

«Non proprio.» rispose lui estraendola dalla tasca.

La superficie era integra e la luce pulsava con regolarità.

«Non è successo davvero. Credo che la scena a cui abbiamo assistito sia stata una specie di avvertimento.» spiegò Jurgen. «Dobbiamo smetterla qui. Abbiamo esagerato.»

«Sì, sono pienamente d'accordo.» rispose Ambra. «Ne ho abbastanza, non voglio vederla mai più.»

Jurgen rise.

«Come lo diciamo a Maleigha?»

«Vorrei dirglielo io, se non ti dispiace. Da solo. Non sarà facile spiegarle che non possiamo più fare niente.»

«Va bene.» acconsentì lei. «Quando lo farai?»

«Subito. Vado nella sua stanza, dovrebbe già essersi svegliata. Tu aspettami qui.»

«Ok.»

Jurgen uscì.

Nel silenzio della stanza, Ambra udì un lieve ronzio. Si avvicinò alla valigetta sul letto. Veniva dal suo interno. La aprì e vide l'involucro della pietra. Aveva una piccola bruciatura su un lato, che non aveva mai notato. Toccò l'involucro e questo si aprì di scatto. La pietra si sollevò a mezz'aria. Notò una macchia scura sulla superficie. Non c'erano mai state macchie, ne era sicura. Possibile che Jurgen non l'avesse vista? O forse l'aveva tenuta nascosta. Avvicinò un dito alla pietra. Si fece coraggio e la toccò.

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