"Erika, mi dispiace, ma credo che dovremmo lasciarci."
"Cosa? Perché?"
"Credo di non averti mai amata veramente."
"Quindi era tutta una bugia?"
"Andiamo piccola, non dirmi che non avevi capito che stavo con te solo per il tuo bel faccino."
"Cosa? Ah, era solo un sogno, anzi un incubo" sospirai tirando fuori dal letto i miei piedi, seguiti poi dal resto del corpo. Ancora una volta avevo sognato quel momento. Quel giorno di due anni fa dove il mio 'ragazzo' mi aveva spezzato il cuore. Ormai non ricordavo più il suo viso, come ogni sua azione o parola rivolta nei miei confronti, l'avevo completamente rimosso dalla testa, ma quello che non riuscivo a dimenticare erano quelle parole. Quelle cattive parole che ogni notte venivano a tormentarmi, come se già tutto quello che avessi passato non fosse abbastanza. Spensi la sveglia, che aveva da poco cominciato a suonare, e mi diressi in cucina. Mi riscaldai del latte, presi delle fette biscottate dalla dispensa e mi sedetti su di uno degli sgabelli che circondavano l'isola al centro della cucina. Inzuppavo nel latte un pezzo di fetta biscottata mentre osservavo il fumo creare ghirigori nell'aria per poi fondersi con essa. Sollevai per l'ennesima volta quella fetta e la portai alla bocca. Una gocciolina cadde sulla mia coscia nuda. Il calore si diffuse in tutto il corpo. Presi un panno e pulii il tutto. Finita la colazione mi diressi in camera mia per prepararmi al mio secondo giorno di scuola.
Misi le scarpe ed uscii di casa. Inchiavai la porta e mi preparai ad andare quando vidi aprirsi quella del mio nuovo vicino di casa.
"Buon giorno" mi azzardai a salutarlo.
"Ciao" disse.
Rimasi leggermente sorpresa dalla sua risposta. Sinceramente, non mi aspettavo neanche che mi guardasse in faccia, come invece fece. Magari mi stavo avvicinando allo spaventoso Angelo nero.
Scendemmo le scale assieme e, giunti al portone, premette il bottoncino sotto il contatore elettrico, aprendolo al suono di un fastidioso ronzio.
Stavo per chiedergli se gli andasse di fare la strada insieme, quando lo vidi voltarsi dalla parte opposta, cominciando a camminare.
"Dove vai? La scuola è dalla parte opposta" gli urlai, ormai troppo lontano per potergli parlare ad un volume più basso.
"Ho da fare. Ci vediamo a scuola" disse voltandosi e sorridendo.
Questa è la seconda volta in due giorni. Magari la prima volta ho visto male, era sera ed ero molto stanca, ma oggi? È giorno e c'è molta luce. Questa volta non ho dubbi: mi ha sorriso.
Trascorsi un piccolo tratto da sola, per poi incontrarmi con Sam davanti alla Sophie's cakes, una delle mie pasticcerie preferite.
"Buon giorno Sam!" esclamai non appena la vidi attraversare la strada.
"Buon giorno anche a te" ricambiò abbracciandomi.
Iniziammo a camminare fianco a fianco, raccontandoci cosa avevamo fatto dalla sera prima fino a pochi minuti fa. Ci sentivamo ogni giorno e nonostante questo avevamo sempre qualcosa su cui parlare.
"E quindi mi padre cominciò a dirmi che non potevo più uscire con il mio ragazzo" iniziò a blaterale copiando i gesti del padre "E' troppo grande per te" disse imitando la sua voce. "L'ho mandato a quel paese alla fine, io amo Luke. È questo l'importante vero?" chiese alla fine ricordandosi della mia presenza.
"Si, hai fatto bene" le risposi. Anche se non ero completamente d'accordo con lei. Appoggiavo la sua storia d'amore, ma quel ragazzo era davvero troppo grande, era già al primo anno di università!
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I feel you
Romance"Mi piace il verbo sentire. Sentire il rumore del mare, sentirne l'odore. Sentire il suono della pioggia che ti bagna le labbra, sentire una penna che traccia sentimenti su un foglio bianco. Sentire l'odore di chi ami, sentirne la voce e sentirlo co...