5. Alla Sophie's cakes

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Rimasi lì, immobilizzata dal suono della sua voce. Osservai le fossette che si creavano sul suo viso ad ogni sorriso e non potei fare a meno di pensare quanto fosse affascinante in quel momento.

Quel suo ciuffo di capelli, che gli copriva la fronte, gli dava un'aria misteriosa. I suoi capelli erano così lucenti che avrei voluto passarvici le dita.

Dal primo momento avevo pensato di essermi imbattuta in un qualche demone che volesse rendermi la vita un inferno, ma col tempo dovetti ricredermi. La sua presenza rendeva la mia vita più intrigante e divertente.

"Allora, vuoi venire a dormire da me?" mi chiese in un sorriso.

"Per questa sera preferirei rimanere qui a ripulire un po' quest'appartamento" risposi guardandomi attorno, "Tu va pure, se vuoi."

"Non me ne andrò" ribatté incrociando il mio sguardo.

Cavolo, i suoi occhi erano pazzeschi. Non ne avevo mai visti di così profondi e indecifrabili. Ogni volta che mi guardava non riuscivo mai a capire cosa gli passasse per la testa. Era un ragazzo così imprevedibile che ogni volta rimanevo sorpresa dalle sue azioni.

Distolse lo sguardo e si diresse in bagno. Gli camminai dietro, curiosa di scoprire la sua prossima mossa. Si chinò leggermente ed aprì lo sportello di un mobiletto sotto il lavandino. Appoggiai la spalla e la testa al lato della porta ed incrociai le braccia. Cacciò dentro la mano e tirò fuori qualche straccio. Riprese la sua posizione eretta, afferrò un mocio ed uscì dal bagno.

"Che stai facendo?" chiesi, cercando di scoprire il fine delle sue azioni.

"Ti aiuto a pulire, non vedi?" fece spallucce e si abbassò sul pavimento.

Camminai verso di lui e mi piegai alla sua altezza, per poterlo guardare negli occhi.

"Va' a casa, pulirò io. E poi, questo è roba da donne" dissi, nel tentativo di strappargli un sorriso.

Non mi rispose, semplicemente continuò a strisciare lo straccio sul pavimento. Poggiai la mia mano sulla sua, cercando di fermarlo. Alzò la testa e i nostri sguardi si incontrarono.

"Dico davvero" dissi in un sussurro.

Posò l'altra sua mano sulla mia e l'allontanò.

"C'è troppo da pulire per una persona sola. Non devi preoccuparti. Se ti aiuto è perché voglio farlo" rispose tornando ad asciugare il parquet.

Perché? Perché fai così? Chanel mi aveva severamente vietato di stare con lui, di parlarci o anche solo guardarlo negli occhi. Ma non potevo fare a meno di stargli accanto.

In quel momento qualcosa si mosse in fondo al mio stomaco, cercava di risalire verso il cuore, per invaderlo di questo nuovo sentimento. Scattò qualcosa, quella scintilla che c'era tra di noi scoppiò in un fuoco ardente.

C'era qualcosa che mi teneva legata a lui, qualcosa che più mi avvicinavo, più questa presa si stringeva. Ero attratta da lui per vari motivi: per il suo aspetto, il suo sorriso, i suoi occhi, il suo strano modo di fare, ma la cosa che più mi piaceva era il suo lato oscuro. Quel segreto che nessuno voleva rivelarmi mi spingeva a stargli accanto, scoprire i suoi pensieri e le sue emozioni, cosa alquanto difficile visto che sapeva nasconderli abbastanza bene.

Di colpo mi venne l'impeto di porgli quella domanda che tanto mi assillava: perché Chanel vuole che io ti stia alla larga? Cosa hai fatto di così terribile?

Le mie labbra si schiusero, le parole stavano per uscire, ma mi trattenni. Non volevo rovinare quel momento. Cambiava umore velocemente ed avevo paura che con quella domanda si alzasse e sparisse dietro la porta.

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