10. Ho scelto te

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Sin da bambina avevo sempre sognato di trovare il ragazzo dei miei sogni, quello con cui avrei condiviso tutti i momenti più belli della mia adolescenza. Sapete quelle fantasie che le tredicenni fanno sfogliando le riviste per adolescenti? Ecco, proprio quelle. Ogni ragazzina sogna di essere contesa tra due ragazzi, belli ed affascinanti. Immaginare di tenere un lungo ed appassionante discorso su quanto è difficile scegliere e sull'impossibilità di amare e tenere entrambi. Adesso mi trovavo proprio in una di quelle situazioni, ma non si può minimamente immaginare quanto sia snervante e stressante trovarsi tra due ragazzi, con un piede in una terra e l'altro in un'altra, nella zona di confine, combattuta se andare a destra o a sinistra, consapevole di non poter tornare indietro dopo una scelta. Scelta che quella sera dovetti prendere, o almeno provai a prendere. Ero scioccata dalle parole di Adam, ma cercavo comunque di non aggrapparmici perché sapevo che non era la cosa giusta da fare. Sarebbe stato facile, fin troppo facile, scegliere lui ed iniziare una storia d'amore con un ragazzo normale, senza troppi segreti, magari non subito, ma in futuro. Ma solo per quella sera, decisi di rimanere nel confine, nella linea che mi separa da entrambi. Mi tolsi di dosso il braccio di Adam e corsi verso il portone d'ingresso, evitando gli sguardi di entrambi. Salii le scale e mi precipitai ad entrare nell'appartamento. Mi tolsi quella giacca e la gettai a terra, seguita dai pantaloni e dalla felpa. Aprii la mia borsa ed indossai il mio pigiama. Quegli abiti avevano l'odore di quel ragazzo e sinceramente stava cominciando a darmi la nausea. Sciolsi i capelli e li lasciai cadere mossi sulle spalle, andai in cucina ed afferrai una bottiglia d'acqua e ne bevvi un sorso. Deglutii e tornai in camera, mi distesi sul letto dando le spalle alla porta. In quel momento pensai a quanta sofferenza mi aveva portato nella mia vita Jason, forse quello che aveva fatto poteva sembrare nulla di così devastante, ma per una ragazza piccola e fragile era difficile assorbire tutto il dolore rimanendo indenne. Aveva lasciato delle cicatrici e non sarebbero scomparse molto facilmente. Magari partire, andare con i miei genitori era la cosa giusta, ricominciare e farmi nuovi amici, vivere una vita spensierata.

Di colpo sentii la porta di casa aprirsi, mi asciugai una lacrima che era appena scesa e tirai su col naso. Udii dei passi farsi sempre più forti e vicini, poi silenzio. Avevo l'impressione che si fosse fermato appena davanti la porta della nostra stanza. Tratteneva il respiro, era certamente convinto che io stessi dormendo. Rizzai le orecchie ad un fruscio, causato probabilmente dalla sua maglietta, che cadde a terra accanto ai miei indumenti. Mi ero voltata leggermente e con la coda dell'occhio riuscivo a seguire i suoi movimenti. Ogni tanto mi rivolgeva uno sguardo, fugace e veloce. Quando ebbe terminato di mettere il suo pigiama, si distese sul materasso accanto al letto e sospirò.

"So che ho sbagliato e mi dispiace. Non avrei dovuto trattarti in quella maniera. Tu sei sempre così gentile e disponibile con tutti...ed io ogni volta che ti vedo penso a quanto tu sia speciale e unica. Probabilmente non sarò mai all'altezza, non sarò mai il ragazzo perfetto o che tutti vorrebbero. Ogni volta che penso a te capisco quanto io sia fortunato anche solo per il fatto che mi permetti di starti accanto" fece una piccola pausa per avvicinarsi ancora un po' a me, "so che mi stai ascoltando e so anche che vorresti sapere perché la gente mi tiene alla larga."

Sbarrai gli occhi e mi voltai di scatto, incontrai il suo sguardo pieno di tristezza, vidi i suoi occhi luccicare per la prima volta.

"Jason" dissi in un sospiro, "devo dirti una cosa" mi sedetti sul letto. Mi sembrò confuso e agitato. "Io ho cercato di scoprire cosa ti era successo, anche se ti avevo detto che non mi importava" ammisi rigirandomi i pollici.

"E cosa avresti fatto per indagare?" chiese mimando delle virgolette sull'ultima parola.

"Be' ho domandato in giro, ma senza risultati. Così ho rovistato tra i vecchi registri della scuola..." spiegai mantenendo il contatto visivo con lui.

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