L'alba li aveva accolti mentre trottavano lungo la prateria. Il cielo si schiariva nell'azzurro pallido, le nuvole tinte d'oro, nel primo canto degli uccellini. "Mi chiedo perché tu abbia voluto seguirmi. Mi credi tanto debole da non sapermi difendere?" Il ragazzo fece una serie di gesti imbarazzati con le mani, scuotendo il capo. "Non mentirmi, Link." Lo vide chinare il capo, mentre stringeva piano le redini. Lo stallone ebbe uno scarto brusco quando le tirò di lato. "Che fai?" Le indicò il castello. "No, non torno laggiù. Non fissarmi così, non sto bene in quel posto, perché dovrei tornare?" Link le indicò nuovamente il castello. "Sono io la principessa, non devo seguire la tua volontà." Riprese a trottare, il cavaliere si mise in mezzo con lo stallone: "Si può sapere che diavolo ti prende?! Parla!" Perché privarla così presto di quello sprazzo di libertà? Non poteva essere felice per più di qualche ora? "Principessa, abbiamo entrambi dei doveri." La sua voce era roca e articolava lentamente le parole per non balbettare. "Non mi importa dei doveri, delle regole! Non preferiresti anche tu vivere come una persona qualsiasi una volta tanto?" Annuì. "Bugiardo. Hai tutto ciò che qualcuno potrebbe desiderare: il rispetto e l'amore degli altri! Perché dovresti volerci rinunciare?" "Perché, principessa, ho pagato troppo caro tutto questo. Preferirei essere odiato da tutti ma poter vivere come voglio. Nessuno di noi due ha la vita che vorrebbe. Ma abbiamo dei doveri non solo verso noi stessi ma anche verso Hyrule, voi come principessa e futura regina, io come vostro cavaliere." Le si accostò. "Non sarà l'ultima volta che uscirete dal castello, principessa." "Io volevo scappare per vedere il mondo, Link. Volevo liberarmi da quella gabbia." "Sareste diventata una profuga, senza casa. Perché la gabbia sarebbe rimasta sempre lì ad aspettarvi. Invece tornando potrete affrontarla con coraggio e dignità." Si guardarono negli occhi. Si era aspettata tutt'altra reazione da parte di Link, temeva che l'avrebbe ripresa come faceva suo padre, con rabbia e delusione. Invece il suo tono era comprensivo e le sue parole erano state gentili, per quanto dure da accettare. "Facciamo colazione, intanto." Smontò e legò il cavallo ad un ramo vicino. Zelda lo imitò e lo osservò preparare un fuoco e una padella. Aveva con sé frutta fresca, delle uova e un pezzo di carne affumicata. Lo osservò rompere le uova nella padella, mescolarle con un piccolo mestolo e versarci cubetti di carne. Non avrebbe mai sospettato una tale bravura nella cucina da parte del cavaliere e lo osservava curiosa, seduta sul mantello che le aveva gentilmente steso davanti. Le sedette accanto e posò la padella vicino a loro, spargendo un poco di salgemma sulla frittata. "Appena si sarà raffreddata potremo mangiarla tranquillamente." "Con le mani?" La guardò, sorridendo furbamente alla sua espressione desiderosa. "Certo." Lo vide prendere una forma di pane fragrante e tagliarla a fette, mentre lei apriva un involto di formaggio poco stagionato, due mele ad arrostire su dei bastoncini. Zelda assaporava quell'atmosfera, quieta e rustica, così diversa da quanto era abituata. A quell'ora avrebbe ancora dormito, invece osservava serenamente il cielo diventare sempre più chiaro e limpido. Avrebbe ricevuto la colazione su un vassoio prima di vestirsi, in un servizio di porcellana e argento, mentre invece stava addentando pane e formaggio seduta su un prato, accanto ad un apprendista cavaliere. Sapeva che la mattina dopo tutto sarebbe stato come sempre, così si gustò quel cibo così semplice e genuino.
Il bosco dei Korogu era avvolto dalla nebbia e i cavalli nitrivano nervosi. Scesero di sella e si accamparono fuori dalla cerchia degli alberi. A sorte uno di loro dovette procedere lungo il sentiero e scomparire oltre il fumoso muro grigio. Non passò molto che corse fuori dal bosco, spaventato a morte. Le regole erano chiare: non poteva parlare della prova agli altri cavalieri, perché altrimenti non sarebbero stati alla pari nello svolgimento della stessa. Non era stato comunque rassicurante vederlo in quello stato. Link dovette aspettare appena un giorno prima che venisse estratto il suo nome dall'anfora. Sistemate le armi si inoltrò nella penombra. La nebbia era di un pallido color azzurrino e gli animali scappavano via al minimo rumore. Si sollevò un leggero vento, che piegò il fuoco di una torcia, oltre un piccolo arco in pietra. Procedendo vide che seguendo la fiamma aveva trovato un'altra torcia, mossa da una brezza differente. Non vi era più un sentiero tracciato da piedi umani, solo quelle torce e il vento soprannaturale che ne spostava la fiamma. Vedeva comparire lievi particelle azzurrine, che volteggiavano come minuscoli granelli di polvere in controluce, mentre con la coda dell'occhio notava veloci movimenti furtivi tra i cespugli. Non si spaventò, i Korogu erano creaturine timorose e inoffensive, piccoli spiriti dei boschi a cui non piaceva essere visti. Raggiunse un grande albero che aveva davanti a sé due torce che puntavano a sinistra. Pur andando avanti di qualche metro non notò nella nebbia la luce di una nuova indicazione fiammea. Tornò al grande albero, prese un ramo da terra e lo incendiò. Procedette lentamente, osservando come il vento modificava la direzione del fuoco. Percorse un passaggio lungo due pareti rocciose i cui bordi si perdevano nella nebbia, fino a quando, passando all'interno di un grande albero cavo, caduto chissà quanto tempo prima, non notò un Korogu svolazzare a qualche piede da terra con un ombrellino di foglie. Subito lo spiritello si nascose, come tanti altri all'avvicinarsi di Link. Si delineò davanti a lui una piazzola con al centro una spada conficcata nel terreno. "Giovane cavaliere, prima di poter prendere la spada dovrai dimostrare il tuo valore."
Erano passati due giorni, ma nessuno aveva avuto il coraggio di entrare nel bosco per sapere che fine avesse fatto Link. Qualcheduno girovagava per il campo, mordicchiandosi le unghie, altri giravano le braci del fuoco, fissandone la danza, alcuni chiacchieravano per non pensare a cosa poteva essere successo in quella foresta. "Non esiste un canto riguardo il cavaliere che brandisce la spada che esorcizza il male?" "Sì, però non ricordo come fa." "Beh, esistono comunque moltissimi racconti e leggende su di lui e la sacerdotessa della dea." "Racconta, su." "Tanto tempo fa, quando il Monte Morte eruttava lava talmente incandescente da essere candida come neve, i mostri imperversavano per Hyrule. Branchi di lynel galoppavano per le praterie, i grublin e i boblin si riunivano in vasti accampamenti e i fiumi erano percorsi dai lizalfos. Il più tremendo di tutti però era quella che oggi chiamiamo la Calamità Ganon. Questa era un concentrato di odio e violenza, che si manifestava sotto forma di un gigantesco cinghiale di tenebra. Però non era sempre stato crudele e sanguinario. Si dice infatti che la Calamità fosse solo il lato malvagio di un prescelto della dea del potere Din. Le tre dee però non avrebbe comunque permesso alla bestia di tiranneggiare ancora a lungo. Din non poteva distruggere il frutto di un proprio prescelto, così la dea della saggezza, Nayru, e la dea del coraggio, Farore, decisero di donare a propria volta il loro potere a due mortali. Questi diventarono la sacerdotessa capace di rinchiudere la Calamità e l'eroe con la spada che esorcizza il male. Questa lama venne forgiata dalla somma dea Hylia: scaldando il metallo con i baci delle sue labbra e raffreddandolo con le sue lacrime, temprò la spada della luce, l'arma che avrebbe spazzato via le tenebre. Vi fu così una tremenda battaglia, la Calamità venne sconfitta, ma non poteva essere distrutta: si era creato un nuovo equilibrio nel mondo, i tre prescelti. Così le dee decisero di rinchiudere la Calamità per mille anni e donarono ai due restanti la possibilità di reincarnarsi e vivere infinite vite, per poter fronteggiare qualunque male avesse minacciato il nostro bel regno." Il racconto chiama spontaneamente altre storie, così non vi fu silenzio finché il sole non ebbe quasi completato il suo pellegrinaggio nel cielo. Gli ultimi raggi penetravano le chiome degli alberi e lunghe ombre si proiettavano sul terreno. La sentinella al bordo del bosco lanciò un'imprecazione: Link era sbucato dalla nebbia all'improvviso, spaventandolo. Sulla schiena, nel fodero di pelle, riposava una spada.
Nota della scrittrice
So di essermi presa delle libertà per quanto riguarda la leggenda raccontata nel capitolo, ma in Breath of the Wild non si accenna alla nascita della Calamità Ganon o delle reincarnazioni di Link e Zelda, così ho lavorato un poco di fantasia. Spero vi sia piaciuto comunque.
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Two sides of the same coin
ФанфикFanfiction su The Legend Of Zelda Breath Of The Wild Zelda non vuole che Link la segua. Lui è il simbolo del loro destino intrecciato. Lui è il cavaliere che impugna la spada che esorcizza il male, lei la principessina incapace e viziata. Link vuol...