Capitolo 7

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"Principessa, da quanto siete qui?" Sussultò piano e si voltò verso il medico. "Non riuscivo a dormire. Ne ho approfittato per ricamare gli abiti dei Campioni. E vedere come stava." L'uomo si avvicinò al ragazzo che dormiva profondamente nel letto. "Non ha aperto occhio..." Sorrise teneramente al tono preoccupato della giovane. "Non temete, gli avevo dato una medicina proprio per farlo dormire, oltre al fatto che era decisamente esausto. Tra poco dovrebbe svegliarsi, comunque." "Le sue ferite?" "Il taglio alla coscia era abbastanza profondo, ma i bordi erano molto netti e miracolosamente non era infetta, insieme ad un paio di piccole ferite. Aveva qualche livido, il più ampio sul fianco. Per il resto, ha solo perso molto sangue. Se vi può rassicurare, il vostro cavaliere ha davvero una grande vitalità." Il viso di Link si contrasse leggermente e le ciglia bionde si aprirono lentamente. Si guardò confuso e assonnato attorno. Riconoscendo la principessa chinò rispettosamente il capo. "Principessa, permettetemi: posso chiedervi di andare a prendere qualcosa da mangiare per Link dalle cucine?" "Certo." Posò il drappo azzurro e oro in un cesto ai suoi piedi ed uscì dalla camera, socchiudendo la porta. "Glielo avete detto?" "Mi devi più di un favore, ragazzo."

Il vassoio portava una ciotola di yogurt con fragoline e mirtilli, un poco di miele ed una fetta di pane, insieme a del succo di mela appena spremuto, una leggera spuma sulla superficie. Entrò lentamente, senza far cigolare i cardini. Link si era seduto dandole la schiena e attraverso le fasciature poté vedere delle ampie chiazze violacee e ferite coagulate. L'uomo, chinatosi, stava medicando la coscia. "Dove posso appoggiare il vassoio?" "Oh, principessa! Poggiatelo sul tavolo, se non vi dispiace." Li guardò. Il ragazzo la stava studiando, il viso apparentemente calmo. Incrociò le braccia e guardò il medico. "Solo un taglio e qualche livido?" "P-Principessa, io n-non" "Mentire ad un reale viene considerato tradimento. Cosa dite a vostra discolpa?" "Gliel'ho chiesto io. Non volevo farvi preoccupare, principessa." "Ora posso sapere davvero come stai?" "Probabilmente ho una costola incrinata." "E quelle ferite sulla tua schiena?" "Graffi dovuti a delle rocce, quando sono stato colpito al fianco dal lynel o quando sono caduto da cavallo alle porte del castello, non vi saprei dire." Portò una mano alla fronte, sorreggendo la testa e chiudendo gli occhi. Lo vide irrigidirsi quando il medico strinse il bendaggio. Quando ebbe finito fece cenno all'uomo di lasciarli soli, mentre Link si risistemava dolorosamente sul letto. Era impallidito. "Perché rischiare a tal punto? Me la sarei cavata anche con un cavaliere di meno." "Con tutto il rispetto, principessa, se ve ne foste andati sarebbe andata meglio. Se dico una cosa è perché è importante: dovevate galoppare il più lontano possibile, anche fino al castello." "E tu?" "Me la sarei cavata. Non per nulla ci lasciano da soli per mesi nelle foreste. Avrei trovato delle erbe per curarmi o recuperato dei medicamenti dal campo, per poi tornare, a piedi o in groppa a qualche animale." "O forse saresti morto a causa del sangue perso." "Vi preoccupate troppo, principessa, non sono così fragile." "Scusatemi tanto, messere, se ho osato preoccuparmi." Sorrise divertito e scosse piano il capo. Gli posò il vassoio sulle gambe distese. Tornò al lavoro di cucito mentre il ragazzo mangiava in silenzio. 

"Avete intenzione di rimanere qui tutto il giorno?" "Non posso?" "Non ho mai detto questo. Ma sto bene e avrete altri doveri ben più importanti." "Non è vero che stai bene e i doveri possono aspettare. Se ti do fastidio dovresti trovare il coraggio di dirmelo, senza queste ambiguità." "Non mi date fastidio." "Allora non vedo perché dovrei andarmene. E smettila di fissarmi!" Link distolse educatamente lo sguardo. "Avete dunque scelto una sciarpa per Revali." "Sì, non rischierà di intralciare i suoi movimenti con l'arco." "Oh, capisco bene cosa intendete. Mi mandarono ad addestrarmi con lui." Ricambiò lo sguardo curioso della principessa e sorrise: "È bravo tanto quanto è grande il suo orgoglio, ma non è di animo cattivo. Sembra non tenere a niente e nessuno, ma ha un modo tutto suo per dimostrare affetto. Non mi insegnava nulla, mi sapeva solo rimproverare prima di mostrarmi quanto lui fosse magnifico. Faceva sempre in modo di mettersi in mostra, enfatizzando ogni movimento, oppure si faceva scoprire casualmente mentre faceva determinati esercizi. Da lui ho imparato che si possono scoprire molte cose anche solo osservando. Non parlo del saper trovare prede o riconoscere determinate tracce lasciate dai mostri: ognuno di noi ha un modo diverso di atteggiarsi o si comporta in un certo modo per una serie di motivi. Io ad esempio diffiderei di un viandante semplicemente a bordo della strada senza fare nulla, che si guarda attorno ogni tanto senza consultare una mappa o una bussola. Tornando al discorso, nonostante i guanti mi intralciassero ancora molto, migliorai velocemente. Spesso la gente ci aiuta in modi che non sospettiamo nemmeno." "Tu di certo non sei così tanto misterioso nel tuo aiuto, quanto cocciuto." "Siete ancora arrabbiata per quella storia?" "Come potrei non esserlo? Potevi morire." Le sorrise. "Voglio prendere un po' d'aria." "Non cambiare discorso." I suoi occhi diventarono seri, il sorriso sparì: "Potevo morire, sì. E allora? Il mio compito è proteggervi, l'ho giurato, anche a costo della mia vita. Questo vi causa problemi?" Non seppe cosa rispondere. "Ora usciamo in giardino, principessa. Un po' di aria fresca farà bene ad entrambi. E se rimango fermo troppo a lungo potrei ingrassare." "Questo è perché mangi troppe crostatine alla frutta." Ridacchiarono insieme.

Era strano vedere Link servirsi di una stampella. L'andatura zoppicante lo faceva assomigliare ad un cervo privato del suo palco. Richiamò alla mente il passo sicuro e fermo, che gli conferiva una maestosa regalità. Ora il suo viso ogni tanto lasciava trasparire le fitte di dolore. Mentre attraversavano i corridoi che portavano ai giardini notò come il suo volto si fosse pietrificato in una maschera quieta: cercava pure di limitare la zoppia. Un consigliere li incrociò e chiese al soldato come stesse. Zelda colse come i suoi muscoli si erano irrigiditi per evitare che tremassero, mentre la sua espressione celava ogni debolezza. Link lasciò cadere la pantomima solo quando entrarono nei giardini privati della famiglia reale, con un sospiro di sollievo. "Perché?" "Se mi vedessero debole e ferito, come potrebbero reagire?" "Per quanto potrai mentire?" Rise piano, amaramente: "È tutta la vita che mento, principessa. Ma ora godiamoci la bellezza di questi fiori, per favore." "C-Certo." 

Aveva rimuginato per giorni sulle parole di Link, mentre quest'ultimo si riprendeva e tornava ad assomigliare ad un lupo fiero e selvaggio piuttosto che ad un cagnolino malandato. Sempre di più il diverso atteggiamento di Link nella sfera privata e pubblica la lasciava basita su chi fosse davvero quel ragazzo. Era il dolce e spiritoso giovane che la guardava come una sorellina da proteggere nonostante i loro ben quattro mesi di differenza o il freddo e solitario soldato che vigilava su un'incapace ragazzina? Certo le aveva detto che era una farsa, e non aveva motivo di dubitare di quelle parole, ma non è pur sempre vero che ogni travestimento è, alla fine, un autoritratto? Lei stessa non aveva mentito su chi era, fingendo di essere come avrebbe voluto? "Cosa vi turba, principessa?" "Io... Io volevo fare un giro fuori dalle mura. Solo io e te." "Credete che vostro padre ce lo permetterà?" "Ne ho bisogno, non mi importa cosa dirà mio padre." "Glielo chiederemo, insieme." 

Zelda era rigida, al centro del cerchio di luce tratteggiato dal rosone alle spalle del trono. Link, inginocchiato alla sua destra, le dava una sicurezza che non credeva di poter avere, specie davanti a tante persone. Erano appena finite le udienze e gli ultimi richiedenti erano ancora nella sala. "Quindi vorresti perdere tempo per vedere delle rovine?" "Ma padre, potrebbero aiutarci a capire meglio il funzionamento dei Colossi e" "Dovresti concentrarti solo sui tuoi doveri, sulla preghiera, non su certe stupidaggini!" "Con tutto il rispetto, Maestà, non sono stupidaggini." "Osi dare torto alle mie parole, soldato?" Link si alzò in piedi e con un passò in avanti estrasse la spada. La sollevò in alto, con la luce del sole che veniva riflessi in raggi dorati che facevano risplendere i suoi capelli biondi, gli occhi duri come il diamante. "Allora parlerò come Eroe, e non come un qualunque soldato. Anch'io ho avuto bisogno della compagnia degli altri Campioni, della loro amicizia e della loro guida. Anch'io ho avuto bisogno ogni tanto di ricordarmi che sono solo un ragazzo, ho avuto bisogno di vivere come un ragazzo. Lasciate che vostra figlia abbia del tempo per se stessa, e non solo per compiti e doveri. Come ogni abitante del regno di Hyrule ha diritto ad avere." Si erano guardati negli occhi per lunghi istanti di silenzio. Un cenno di assenso e la spada tornò nel fodero. "Non temete, maestà, la proteggerò, come sempre." 

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