Capitolo 5

286 22 18
                                    

"Cosa turba la mia dolce principessina?" Nella camera privata di Urbosa il freddo del deserto era mitigato da bracieri scoppiettanti, posizionati ai quattro angoli dell'ambiente. Urbosa sedeva a gambe incrociate davanti ad un basso tavolino, adagiata su dei cuscini variopinti e decorati da frange e ricami multicolori. Zelda le si accoccolò contro, lasciando che le forti braccia della donna la avvolgessero protettive. "La mia guardia del corpo. È insopportabile." "A me sembra un bravo ragazzo." "Non è questo il problema." Sospirò, mentre la matriarca iniziava a pettinarle con lentezza i capelli. Il gesto la calmò lievemente: prese un profondo respiro e ricominciò a parlare: "È il modo in cui mi guarda." "Davvero? Eppure non sembrava avere simili pensieri su di te." Zelda arrossì completamente: "Non intendevo in questo senso!" Un profondo respiro: "Mi osserva impassibile e in silenzio. Non è come con tutti gli altri, in cui riesco a leggere le emozioni che provano. E non mi stupirei se anche nel suo sguardo vedessi delusione e rassegnazione, invece non sembra provare alcun tipo di emozione. Perché anche quando mi disprezzano, mi stanno valutando nei loro pensieri. Per quello che ne so, per lui sono invisibile, senza alcuna importanza. Ed è peggio essere ignorati che odiati." "Hai mai provato a capire perché fosse così?" Zelda guardò Urbosa. "Quando sei arrivata ho usato un linguaggio molto formale, ho seguito le regole di cortesia dovute alla principessa ereditaria, mentre ora ti carezzo i capelli come fossi la mia bambina." La matriarca le toccò gentilmente la punta del naso. "Vieni con me, ti mostro cosa intendo."
Le mura della cittadella si affacciavano sul campo che le guardie reali avevano approntato per passare la notte. Stavano mangiando carne arrostita e guarnita con il miele, accompagnata da verdure stufate in un tegamino, seduti su tappeti tessuti a colori vivaci, attorno al fuoco che scoppiettava lievemente. Chi si era già saziato stava raccontando storie agli altri. Link saggiò una coscia di pollo con il dito e la prese, addentandola con gusto. Era tranquillamente sistemato a gambe incrociate, il sugo della carne che gli macchiava le dita, mentre ascoltava con curiosità i discorsi. "Link, non è la quarta coscia, quella?" Chiese ridendo il narratore. Link arrossì, provocando una risatina generale. "Chi poteva sospettare che un mingherlino come te apprezzasse così tanto il cibo? A saperlo ti avremmo invitato molto più spesso!" "Possiamo comunque farlo da ora in poi!" L'atmosfera era estremamente rilassata, informale. Zelda li osservava invidiosa. Sentì gli occhi diventare lucidi. Urbosa le avvolse le spalle e la riportò all'interno.

Ciò che le aveva mostrato Urbosa non era il ragazzo impassibile e dallo sguardo serio che le gelava involontariamente il sangue. Anche lui dunque aveva dei sentimenti, anche lui trovava felicità nella compagnia altrui. Perché con lei no? "Oh, principessina, purtroppo la gente non ti vede come tu ti vedi. Lo sai, purtroppo. Molti ti vedono incapace di usare il tuo potere, mentre tu sai benissimo di avere molte altre potenzialità. Tu ti vedi come una persona normale, lui ti vede come la sua principessa e il suo compito è difenderti, non già perché ti vede debole, ma perché ha l'ordine di farlo." "Quanto vorrei che si aprisse con me..." "Ma tu ti apri a lui, piccola mia?" Urbosa le indicò un piccolo alberello in vaso vicino al balcone. "Tutti i fiori di queste dune fioriscono per pochissimi giorni, ma sono meravigliosamente belli. Quella è una rosa del deserto. I suoi fiori sbocciano solo d'estate, quando il calore del sole è al suo picco, e quindi quando il deserto è più spietato. Sanno che non potranno resistere per più di qualche alba, ma aprono comunque i loro petali. Anche tu, piccina, devi trovare il coraggio di aprirti a lui, fosse anche per poco.  Tu lo vedi come il deserto che ti potrebbe distruggere, ma forse è l'oasi dove poter prosperare." Zelda osservò la donna. "Lo credi davvero?" "Non solo lo credo: sono certa che il discorso vale anche per lui: agisce come un animale selvatico, che si avvicina solo quando è certo di non venire ferito o di essere accettato." "Un... animale?" "Immaginatelo come un grosso cagnolone: devi ottenere la sua fiducia, prima che possa rivelarti tutta la sua dolcezza." Zelda si immaginò il volto di Link con un naso grosso, umido e nero e le orecchie dritte tra i capelli. Magari anche con una coda lunga e folta. Rise piano, insieme ad Urbosa. 

Era seduta sul letto a leggere, le gambe incrociate sorreggevano il volume. Assorta nella lettura, il suo occhio percepì solo vagamente la figura vestita d'azzurro che era entrata. "La mia dolce e curiosa principessina." Aveva alzato di scatto lo sguardo, incredula. Riconobbe quegli occhi, quei capelli biondi e lucenti. Era lì, vitale come il sole di primavera, sorridente come se fosse appena tornata da un lungo viaggio per i luoghi più floridi di Hyrule. L'aveva abbracciata perché il terrore che fosse solo un fantasma la stava annientando. Nascose il viso nella sua spalla, piangendo di gioia. Chissà dove era stata tutti quegli anni, quante avventura aveva da raccontarle. Sicuramente aveva dato ordine alle guardie di non dire nulla per farle quella magnifica sorpresa. Non era morta, gli Yiga non l'avevano portata via! Probabilmente era stato tutto un malinteso e lei si era salvata! Forse era stato tutto un piano per far credere ai loro nemici che una delle più importanti pedine per la sconfitta di Ganon era andata perduta quando invece la dea Hylia l'aveva portata di nuovo a casa con uno dei suoi miracoli, attendendo tutti quegli anni per lasciare al re il tempo di scovare ogni traditore. Sua madre era ancora viva, bellissima come se non fosse passato un giorno di quel decennio, gli occhi saggi e brillanti. Si svegliò bruscamente mentre ancora sua madre la abbracciava, chiamandola per nome. Confusa, si guardò attorno, sperando: solo l'immobile luce grigia del sole prima dell'alba. Si lasciò cadere distesa e le lacrime la riportarono presto nel mondo del sogno. 



Two sides of the same coinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora