Capitolo 6

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La soffocante aria calda del Monte Morte era stata sostituita dal venticello freddo del tramonto. Mentre gli altri stavano finendo di mangiare Link aveva preso un liuto da una delle selle. Si sedette a gambe incrociate, lo strumento in grembo. Non credeva che il ragazzo sapesse suonare e lo osservò curiosa mentre lo accordava. Iniziò a cantare, pizzicando con delicatezza le corde, di un grande veterano di guerra, il cui valore non avevano equali nell'intera Hyrule: il suo spadone era scolpito nella roccia più solida e nemmeno mille battaglie ne avevano anche solo scalfito la lama. Un grezzo blocco di granito grigio a cui nessuno poteva sperare di sopravvivere. "Ma non devi temer, perché il massiccio guerriero a difender verrà chi del bene farà." La voce di Link, lievemente roca, aveva improvvisato su un ritmo lento ma sostenuto. Un soldato, asciugatosi le labbra, aveva allungato la mano per prendere il liuto e aveva iniziato a strappare lievi accordi intervallati da brevi colpi sul legno dello strumento. Zelda osservò i quattro cavalieri ballare e cantare, stringendosi un polso. Link si fermò e la guardò. Sorrise e le porse la mano: accettò.

Si alzò di scatto dal giaciglio e portò la mano all'elsa della spada. I cavalli stavano scalpitando e nitrendo spaventati. Erano solo quattro. Link si avvicinò silenzioso e li calmò, per poi slegarli e portarli agli altri. "Montate e andate via." Il suo ordine sussurrato era perentorio. "Invece rimarremo." "Principessa, non è il momento di" Un feroce ringhio lo interruppe. Tra gli alberi brillò un paio di occhi sanguinari. "Correte via e non voltatevi! Potrebbero esserci altri mostri nei paraggi, proteggete la principessa." "Ma Link...!" "Andate!" La lama della spada rifletté la fioca luce della luna. Il centauro avanzò oltre le fronde, i muscoli massicci che fremevano nell'attesa dello slancio. Stringeva una mazza e uno scudo, sulla groppa erano assicurati la faretra e l'arco. Scalpitò, prima di lanciarsi contro il ragazzo. Scartò di lato, evitando un fendente, e si rivolse contro il suo avversario. Aveva distrutto i giacigli e i suoi zoccoli avevano sparso le ultime braci del focolare. Caricò furiosamente, i fianchi lucenti di sudore. Link schivò dal lato dello scudo. Il terrore gli irrigidì il corpo quando le pupille sottili come spilli si fissarono su di lui e la coscia bruciò: il bordo tagliente dello scudo aveva tagliato la carne come fosse stata burro e il sangue bagnava già il tessuto. L'odore ferroso raggiunse le narici del lynel: la lingua leccò il labbro superiore, smuovendo le vibrisse. Link saggiò la gamba ferita, che stava già diventando insensibile. Il sangue rendeva più scivoloso ed incerto ogni movimento. Il gigantesco centauro girò attorno alla sua preda, pregustando il sapore della sua carne. Link ne seguì i movimenti, la spada alzata a protezione del busto. Scorse i suoi compagni: i cavalli ormai avevano attraversato il fiume e attendevano sull'altra riva. Non ebbe tempo di reagire a quella scoperta che dovette evitare una freccia puntata al proprio capo. La bestia ruggì e si lanciò nuovamente. Cercò di aggrapparsi alla sua criniera ma venne violentemente sbalzato via con un colpo della mazza. Rotolò sul terreno e cercò di alzarsi nonostante il dolore al fianco che gli strozzava il fiato. Il lynel si era girato minaccioso verso il fiume. Lanciò la spada e riuscì a ferire ad una zampa il mostro, che lanciò un muggito di dolore e tornò a rivolgere gli occhi vermigli contro di lui.

"Si farà ammazzare e per cosa? Uno di noi potrebbe aiutarlo." "Ma ha detto che dobbiamo proteggere la principessa!" Il rumore viscido del legno che colpiva i muscoli caldi le provocò un brivido. "Merda! È caduto!" Non osava osservare la lotta. Sentiva gli ansimi rabbiosi della creatura a caccia, i suoi zoccoli che scavavano il terreno, lo schiocco delle sue mascelle. Alzò lo sguardo. Link si era alzato, il naso che iniziava a perdere sangue, macchiandogli il mento e il collo. La spada era finita a pochi centimetri di distanza dal predatore, che gli ruggiva contro. Il candore solido della lama si contrapponeva alla macchie viscide che scurivano gli steli d'erba. Il lynel si avvicinò velocemente a Link, la mazza alzata sopra la sua testa. La gamba ferita del ragazzo era malferma, sul fianco si stavano allargando chiazze nere. Quando il mostro abbassò l'arma si scansò gemendo di dolore, prima di afferrare la sua criniera. Si slanciò sulla sua groppa e conficcò un pugnale nella gola della bestia, oltre il pelo folto. Ululati di dolore scossero la foresta mentre il centauro sgroppava. Link affondò nuovamente la lama nel suo collo e gli tagliò la giugulare, che esplose in una fontana di schizzi rossi. Le zampe anteriori cedettero e la creatura si accasciò su un fianco, portando con sé Link.

Liberò la gamba dal peso che la schiacciava e fulminò i soldati con lo sguardo: "Idioti! Se vi dico di scappare un motivo ci sarà: potrebbero esserci mostri nei paraggi che verrebbero attratti dal sangue del lynel e dalle sue grida. Prendete le sue armi e rimontate in groppa: dobbiamo allontanarci il più in fretta possibile. Monterò con uno di voi a turno, per non affaticare eccessivamente i cavalli." Aveva raccolto la spada e la stava pulendo, la voce roca e ansimante non ammetteva repliche. Pur coperto di ferite e di sangue manteneva le stesse nobilità e fermezza che lo caratterizzavano. A Zelda ricordò il veterano dei Goron, Daruk: solido e affidabile, leale. Da piccola gli aveva chiesto perché il suo potere costituisse di un'egida, uno scudo impenetrabile, piuttosto che di un'arma, come i fulmini al comando di Urbosa. "Principessa, ho imparato che è più importante difendere chi amiamo che attaccare chi ci ferisce, roccia! Puoi anche essere il più forte, ma se non hai nessuno da difendere o a cui tornare, cosa ti rimane?" I ricordi continuarono a fluire mentre galoppavano, la luna di fronte a loro che si abbassava sempre di più. Aveva notato il Goron passare molto tempo con Link, scalando pareti rocciose o passeggiando per le zone più accessibili del monte Morte. Non le risultava difficile credere che quel gigante gentile avesse preso a cuore un bambino schivo e silenzioso. Si voltò ad osservare Link. Si teneva stretto alle cosce del cavallo, dietro il soldato. I suoi occhi cominciavano ad appannarsi.

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