Golconda - René Magritte (1953)
La tela genera un senso di positività derivato dalla geometria degli elementi insieme ad una sensazione di angoscia a causa della presenza di una moltitudine di figure indistinguibili, anonime, senza alcun tipo di individualità riconoscibile: qualcuno ha visto in questa rappresentazione una critica all'omologazione, alla standardizzazione, alla meccanicità della routine, mettendo il luce il rapporto tra uomo e lavoro che sopprime le peculiarità di ogni individuo in nome del progresso economico.
Per Magritte un quadro doveva liberarsi dal senso di realtà tipico dell'immaginario borghese, ma fornirne piuttosto una visione critica, mostrando attraverso opere ciò che nessuno era in grado di vedere. Egli non ha mai fornito una interpretazione univoca di Golconda lasciando dunque *allo spettatore la libertà di farsene una propria. /*
«Perché diavolo devo continuare a fare la schiava?!» la voce di sua sorella era sempre stata particolarmente alta, molto simile a quella di un'oca in punto di morte, ma questo San se lo era sempre tenuto per sé, concorde con la sua coscienza di fermarsi all'aggettivo "particolare".
«Tutti in questa casa ci spacchiamo la schiena, Aivo, e smettila di gridare per l'amore di Zeus, così non troverai mai marito.» le mani della madre lavoravano il pane con forza, l'impasto morbido e omogeneo aveva già un aspetto meraviglioso; peccato doverlo vendere al mercato di paese.
«Così non troverai mai marito, gne gne gne.» imitò la corvina con evidente scocciatura negli occhi «Lo volessi davvero un marito, non sarei di ancora qui ad impastare pagnotte alle quattro del mattino solo per venir molestata da quella gente in pieno giorno e che compra il pane credendo di poter avere il mio cu-»
«Va benee» scattò San alzandosi in piedi e sorridendo ampiamente «È ora che io mi avvii verso il villaggio, mamma. Potresti passarmi il cesto col pane?» chiese cordialmente, dando due scappellotti a sua sorella minore, digrignandole sottovoce di smetterla di stressare così la loro povera mamma, che aveva già tanto a cui pensare viste le precarie condizioni in cui vivevano.
La madre gli sorrise dispiaciuta, passandogli il cesto con una mano e accarezzandogli il viso con l'altra. «Lavori sempre così tanto, mi dispiace amore mio..» mormorò «Tra poco sarà tutto finito, tuo padre ha quasi finito le trattative con la famiglia della tua promessa sposa.» le labbra carnose diventarono una linea «Ringrazio ogni giorno di aver creato un ragazzo così bello e gentile, sei la nostra luce alla fine di questo tunnel.»
«Farei di tutto per la mia famiglia.»
*
Jimin non poteva crederci.
Gli schiocchi risuonavano nella camera grande mentre il sole gli riscaldava le guance -così come i capelli- già rosse dall'imbarazzo. Mentre le sue labbra incontravano quelle di Yoongi in semplici bacetti casti, da sotto le ciglia lunghe poteva osservare il sorriso sottile che delineava il viso del corvino; era come se i suoi occhi avessero voluto imprimere per sempre la sua espressione nella memoria: gli occhi chiusi, le ciocchette bianche tra i capelli color ebano e i piccoli sospiri compiaciuti che lasciava andare ogni qual volta si ritrovava a mordere con delicatezza le sue labbra. Le tirava, le baciava, ma non aveva osato andare oltre, ad approfondire quel contatto che col passare delle ore lo percepiva più morbido e dolce della nuvola su cui posavano.«Yoongi..» sospirava l'uno, mugolando il nome dell'altro come fosse una preghiera, le mani intrecciate nei capelli scuri e il cuore che batteva contro la cassa toracica. Yoongi si scostò leggermente, lo sguardo corse sul corpo dell'angelo che tanto gli piaceva. «Jimin.» mormorò a sua volta, la voce ancora graffiata dal pianto di poche ore prima. Si chiamavano e si rispondevano in automatico, erano uniti in un vortice d'affetto che trovava risposta nell'eco della propria anima.
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Fuck You, Zeus//Yoonmin
Fiksi Penggemar«Perché non vai a fotterti qualcuno?» «Dovrei dirlo io a te» una risata lasciò le sue labbra carnose «non sono mica io a segarmi sul figlio di Zeus.» * Yoongi, figlio di Ade e diavolo di natura si invaghisce di quello che è il figlio di Zeus, Jimi...