Il figlio del Sommo non si tocca!

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Più avanti verrà spiegato come effettivamente ho modificato i nuclei familiari dei vari dei, visto che, citando una delle mie donne, Zeus si è accoppiato pure con gli alberi.

Detto ciò, buona lettura!

Un fascio di luce si appiccicò svogliatamente al volto del ragazzo steso su una morbida nuvola grigia; un mugugno riecheggiò nella grande camera bianca e gli occhi si aprirono per osservare la finestra. 

Il sole era appena sorto, ma secondo i calcoli del ragazzo si era innalzato prima del previsto, di nuovo. «Dannazione a te, Jungkook.» borbottò stizzito, accoccolandosi sulla sua nuvola e ficcando la testa al di sotto di essa.  

«Signorino?» la voce della governante gli riecheggiò nella testa «Signorino, è ora di alzarsi!» 

No, non è ora di alzarmi, è Jungkook che è un incompetente nel fare il suo lavoro, e tutto per quel damerino.

Sbadigliò sonoramente, voltandosi dall'altro lato e sbuffando nel sentire la porta in marmo aprirsi, cigolando piano. 

«Signorino Jimin!» gracchiò la sorvegliante, e Jimin ringhiò d'istinto, rigirandosi nel letto con furia; la nuvola su cui siede brillò di lampi non ancora lanciati.

Si alzò svogliatamente, passandosi una mano tra i capelli e guardando minaccioso la governante che in tutta risposta gli sorrise materna; non sarebbe cambiata mai. 
«Non mi guardi così, signorino Chim, conosce le regole» disse sorridente la signora mentre si affrettava a cacciare via le nuvole impostate davanti al finestrone in modo da non far entrare luce. 

«Ma Agape!» la voce del rosato era morbida e lamentosa «È presto, Jungkook ha di nuovo innalzato il sole prima del tempo!» borbottò «Lo sai che ho ragione, insomma, guarda i miei capelli!» 

I capelli del figlio di Zeus erano sempre stati un'interrogativa per l'intero Olimpo; infatti, appena nato i suoi capelli erano tinti di un bel bianco latte, identico a quello delle nuvole nei giorni sereni. Ma al primo sorriso, al primo cambio di tempo, i suoi capelli iniziavano a tingersi delle più variegate tinte di colore, imitando il cielo quasi fosse parte di esso. 

Ne erano tutti affascinati; tutti tranne Jimin. Ogni volta che azzardava ad indossare qualche abito più particolare, dalle tinte più vivaci, i suoi capelli iniziavano a stonare con il tutto, facendogli ricominciare tutto daccapo. 

Ormai si era abituato; la mattina, quando il sole veniva portato in alto dal carro del sole, i suoi capelli prendevano una tenue tinta di rosa che andava ad abbracciare l'imminente azzurro che sarebbe spuntato dopo pochi minuti. 

Il pomeriggio erano quasi sempre azzurri, e quando il tempo decideva di peggiorare passavano al grigio scuro. 

La notte invece era il suo momento preferito, insomma, il nero sta bene con tutto. 

«So perfettamente che è presto, ma lei sa che cosa accade oggi, e suo padre è già nervosetto di suo.»
Agape è sempre stata una persona schietta; quando il padre degli Dei gli aveva chiesto di badare al suo unico figlio aveva immediatamente accettato, sottolineando però di non voler essere rimproverata sul suo metodo d'insegnamento. Ci teneva all'educazione, e soprattutto teneva alla sua educazione.

Jimin sbuffò, i capelli metà azzurri metà rosa continuavano a sbiadirsi e a cambiare tonalità, mentre Agape glieli scompigliava in un gesto affettuoso. «Agape, non voglio incontrare quello lì!»  sbottò imbronciandosi, e la donna dai capelli scuri crucciò le sopracciglia, mentre le labbra si piegarono in un espressione per niente gentile.  
La mano venosa si allungò verso il viso del principe, e in un attimo le dita artigliarono il suo orecchio «"Quello lì?" quando ti ho insegnato a parlare in modo così maleducato, Jimin?!» 

Fuck You, Zeus//YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora