Grace and Rain - Zack (Isaac Foster) x Reader

19 - Distacco

T/N's POV

I miei occhi, pesanti e stanchi, scorrevano lenti lungo le travi a vista del soffitto e, ad ogni secondo di fastidioso silenzio, i miei polmoni si stringevano sempre di più facendomi perdere prezioso ossigeno. La mia testa vorticava come mai aveva fatto e percepivo la pelle andare a fuoco, come se mi trovassi in una pozza di lava incandescente.

Stavo lentamente raggiungendo la consapevolezza che con alta probabilità non ce l'avrei fatta quella volta. La malattia che mi stava divorando era fin troppo aggressiva e temevo che presto o tardi la mia vita sarebbe finita lasciandomi con fin troppe cose in sospeso. Ero felice di quegli anni vissuti accanto ad Isaac, nei suoi alti e bassi, ma l'unica cosa che rimpiangevo era di dover abbandonare il piccolo e prezioso mondo che ci eravamo creati fin troppo presto. Avrei voluto vedere Isaac crescere e magari diventare una persona migliore, ma mi stupii della semplicità con cui accettai un destino che fino a pochi giorni prima mi avrebbe terrorizzato come nient'altro. La mia mente insisteva nel lasciarmi andare per evitare di soffrire ulteriormente, ma qualcosa mi teneva aggrappata la vita palesando in me una strana forma di speranza.

Mentre vorticavo veloce tra quei pensieri contraddittori ed incessanti, delle lacrime si liberarono dai miei occhi e scivolarono lente sulle mie guance bollenti. Isaac sembrava essere sparito da interi giorni, ma ero ben consapevole che si trattasse di una semplice illusione dovuta alla solitudine e alla sua mancanza. Non volevo andarmene senza averlo al mio fianco.

Piansi davvero molto lasciando che i miei singhiozzi carichi di tutte le mie paure coprissero il pesante silenzio della stanza in cui mi trovavo e sfogai come potevo ogni mio malessere interiore, non riuscendo però a trovare una vera e propria pace. Dopo alcuni lunghi minuti riuscii a regolarizzare il mio respiro per concedere ai miei polmoni la poca quantità d'ossigeno che riuscivano a catturare. Ero ormai convinta di essere al mio limite, quello definitivo.

In quell'istante la porta di casa si aprì ed un trafelato Isaac fece il suo ingresso chiudendola subito alle sue spalle. Si affrettò nel raccogliere le nostre poche cose in un unico zaino e lo osservai sforzandomi nel piegare lentamente la testa nella sua direzione. Il suo viso era imperlato di sudore ed il suo respiro era affannoso, dandomi da immaginare che avesse corso per un lungo tragitto.

"C-Che succede?" mormorai.

Isaac non rispose e, dopo aver messo lo zaino sulle spalle, si avvicinò al divano portando un braccio sotto al mio collo e l'altro dietro le mie ginocchia. Mi sollevò lentamente fino a farmi appoggiare contro il suo petto ed io mi limitai ad osservare il suo viso stanco con gli occhi socchiusi. Iniziò a camminare e dopo pochi passi mi resi conto di dove mi stesse portando e volli fidarmi di lui senza alcuna esitazione. Giunti in soffitta, lo stesso luogo dove ci eravamo conosciuti ed eravamo sopravvissuti uno accanto all'altro, Isaac mi posò gentilmente sul pavimento facendo aderire la schiena contro la parete per poi aggiustarmi la coperta fin sulle spalle.

"Isaac..." biascicai. "D-Dimmi qualcosa..."

"Andrà tutto bene. Mi credi, T/N?" disse cingendo il mio volto tra entrambe le mani ed osservandomi dritto negli occhi.

"I-Io non lo so, onestamente. Non credo che..."

"E invece starai meglio. So che puoi affrontare qualunque cosa, con o senza di me. E vedrai che tutto si aggiusterà."

"C-Che vorresti dire?"

L'espressione del ragazzo si incupì e lentamente lasciò andare il mio volto facendo scorrere una mano dietro al mio collo per permettergli di far combaciare le nostre fronti. Chiuse gli occhi, come se fosse intenzionato a godersi il momento, mentre le dita della sua mano libera stringevano con forza le mie.