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Tutto iniziò così.

Davanti a noi si aprì un grande cancello e la macchina che mi stava trasportando entrò.
Appena si fermò, mi fecero scendere e subito notai un campo da basket con alcuni ragazzi che guardavano.

Una signora magra e alta mi spingeva per farmi camminare
'sto perdendo la pazienza' pensai cercando di regolarizzare il mio respiro, ma quando la signora dietro di me mi diede un'altra spinta mi girai e iniziai ad avvicinarmi a lei, stavo perdendo la calma, subito vidi lei sbiancare.
Mi avvicinai sempre di più
"Mi vuoi picchiare?" aggiunse quasi ridendo, stavo iniziando a arrabbiarmi seriamente, così decisi di lasciar perdere e continuare a camminare, c'era tempo per i guai.

Mi avviai verso la porta di quella che sarebbe stata la mia casa per i prossimi mesi, ad accogliermi c'era una signora che appena mi vide subito si presento e mi diede il benvenuto dandomi le lenzuola. La signora, che avevo capito si chiamasse Nunzia, mi accompagnò nell'ufficio della direttrice e successivamente ci avviammo verso la mia cella, solo che il passaggio era stato occupato da una rissa.
Nunzia mi prese per il braccio e mi fece prendere un'altra strada, arrivammo davanti un lungo corridoio e solo dopo aver iniziato a percorrerlo capii che erano le celle maschili.
Camminai con lo sguardo dritto lasciando stare i commenti fatti da alcuni, finché non sentii una mano colpire il mio sedere, mi girai con sguardo assassino, presi il ragazzo per il collo sbattendolo al muro <<Chissa eni a prima e l'utima vota ca m tocc, capisti?>> gli diedi una ginocchiata nei gioielli, mi girai per continuare a camminare e mi accorsi che nel frattempo gli altri ragazzi erano usciti dalle loro celle, continuai a camminare senza dare peso ai loro sguardi, ma appena incrociai lo sguardo di uno di loro rimasi folgorata, aveva gli occhi verdi e i capelli rasati ai lati, era veramente bello.
<<Edoà sveglia>> lo richiamò un ragazzo dandogli una pacca sul collo
<<C're Cirù>> Disse lui
<<Tu non sei napoletana>> disse questo 'Ciro'
<esattamente>> mi girai e me ne andai.

Arrivai in camera mia, sistemai le cose e inizia a presentarmi alle ragazze, la mia compagna di cella si chiama Silvia, sembra simpatica. Appena finito di fare il letto Silvia mi avvisò che avevamo alcune attività con gli altri ragazzi, così iniziammo a camminare insieme ad altre ragazze verso la sala comune.
Entrai in quella sala già piena di ragazzi che giocavano, ma l'oggetto che colpì la mia attenzione fu il pianoforte che era posto al centro della sala, lasciai le ragazze e mi avvicinai a esso.
Per me la musica è un modo per sfogarsi senza parlare, inizia a suonare. Chiusi gli occhi e improvvisamente mi trasportai in un mondo parallelo, i ricordi riaffioravano nella mia mente.

LUI.

La causa di tutto era solamente lui.

Mi aveva fatto soffrire per così tanto tempo ma io credevo di amarlo e non vedevo tutto quello che mi faceva.
Non vedevo le botte, non vedevo le brutte parole, non vedevo le offese, non vedevo l'eccessiva possessività, non vedevo la rabbia.

Ormai non avevo più una vita con lui, per questo ero venuta a Napoli ma qualcosa non è andato come doveva.
Iniziai a sentire una lacrima sulla mia guancia e quando me ne accorsi aprii subito gli occhi, asciugai la lacrima e mi alzai velocemente, notai gli sguardi di tutti puntati su di me.
Corsi velocemente in cella e appena entrai iniziai a buttare tutte cose a terra e iniziai a piangere, mi fermai e andai in bagno, mi guardai allo specchio e vidi il mio riflesso 'Che schifo' riuscii a pensare solo questo.
Sentii la porta della cella aprirsi ed ecco che vidi quei meravigliosi occhi, gli stessi che avevo incrociato quel pomeriggio.

(Iniziali)

X: "Ei"
S: "Ei" asciugai velocemente le lacrime e cercai di fare finta di niente
X: "Suoni bene" disse avvicinandosi
S: "Grazie. Che ci fai qua?"
X: "Tutt'appost?"
S: "Sisi, ma... tu cu si?"
X: "Edoardo piacere"
S: "Piacere Serena" dissi stringendo la sua mano.
Dopo alcuni secondi di silenzio che sembravano interminabili, arrivò una guardia che richiamò Edoardo dandogli una pacca sul collo e trascinandolo via.

Passai la giornata sul mio letto a parlare con Silvia e un'altra ragazza che stava nella stanza di fronte, si chiama Melissa.

M: "È proprio bello Ciro eh"
Sil: "Eee quaccun s'annamurat"
M: "Ma c ric?"
Sil: "Ma pecché vogliamo parlare di Edoardo?" io arrossii al solo pensiero dei suo smeraldi.

Ciao a tutti
Questo è un libro ispirato a Mare Fuori una nuova serie Rai.
Ogni due giorni uscirà un nuovo capitolo, se la storia vi sta già piacendo lasciate una stellina qua sotto, così sappiamo che dobbiamo continuare.

Baciiii

Mare fuori - Un amore ProibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora