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POV'S EDOARDO:

Stavo camminando insieme a Ciro verso il nostro corridoio, ma improvvisamente sentimmo urla provenire dal corridoio femminile, non diedi tanto peso alla cosa, ci guardammo intorno e mi accorsi che le guardie erano tutte nell'ufficio della direttrice, continuai a camminare con Ciro, ma sentii ancora qualcuno urlare
"Ammazzami, forza fallo" riconobbi subito quell'accento siciliano.
Senza pensarci due volte mi precipitai verso la porta seguito da Ciro e entrai nella cella da dove provenivano le
urla.

Aprii di scatto la porta e vidi Viola tenere un pezzo di vetro al collo di Serena, non so perché ma mi iniziò a ribollire il sangue nelle vene, mi avvicinai a loro e insieme a Ciro le allontanammo velocemente.
"Se vi avvicinare di nuovo a lei poi m ver ij" dissi, vidi lo sguardo di Viola arrivare su quello di Ciro che la prese per un braccio e la portò fuori, seguita dalle altre.

Mi avvicinai a Serena che si era seduta a terra, nascondeva il viso con le mani ma prima che potessi parlare disse
S: "Perché lo hai fatto?"
E: "Perché non avrei dovuto?"
S: "Tanto se non muoio qua dentro, muoio fuori" sputò del sangue e la sentii tirare su con il naso.
E: "Piccrè guardami" ma niente.
E: "Piccrè ho detto guardami" presi le sue mani e le tolsi dal suo viso, dal suo naso colava sangue e il suo labbro era tagliato.

AVREI UCCISO QUELLE STRONZE.

E: "Ti prometto che nessuno ti farà più del male, te lo prometto" l'avvicinai al mio petto e la strinsi a me, era così bello averla tra le braccia.

E: "Ora alzati andiamo in infermeria"
S: "No, non c'è bisogno"
E: "Invece si" la aiutai ad alzarsi e quando provò a camminare vidi che si toccava la pancia
E: "Che hai lì?"
S: "Niente"
E: "Che c'hai lì?"
S: "Ho detto niente"
La presi per le spalle e la sbattei al muro, lei piano piano si alzò la maglietta e quando vidi le numerose cicatrici che aveva in pancia rimasi scioccato.
E: "Chi è stato?"
S: " Da piccola ho dovuto fare diverse operazioni per una malattia che avevo"
E: "Mh... ok." feci finta di crederci

Andammo in infermeria e quando l'infermiera la vide gli chiese cos'era successo, stavo per rispondere ma Serena mi precedette "Sono caduta dalle scale"
I: "Se cadi dalle scale non ti fai così male."
S: "A quanto pare si." rispose lei con tono glaciale

POV'S SERENA:

Dopo che l'infermiera finì di fasciarmi le ferite mi precipitai in cella, ma prima di entrare vidi Edoardo appoggiato alla porta della mia cella..
S:"chi ci fai ca? Hai fattu già assai pi mia..
E:'volevo solo vedere se stai
bene Piccrè"
S:"sto bene" dissi fredda
Lui si avvicinò al mio volto sfiorandomi la ferita che avevo sul labbro e sussurrò
"ti prometto che ti proteggerò sempre"
Detto questo andò via.
Sono rimasta un po' perplessa dalle sue parole, insomma io non lo conosco nemmeno.
Perché vuole proteggermi? C'è qualcosa di speciale in lui, poi è così bello e mi piace un sacco.
La mattina seguente mi svegliai, feci una doccia e andai in mensa con Silvia e melissa. Appena finii di mangiare, Nunzia mi chiamò dicendomi solamente di seguirla. Mi ritrovai in una stanza che non avevo ancora visto e poi arrivò quest'uomo con un viso famigliare, lo avevo già visto da qualche parte qui dentro, ma non ricordo dove.
Si sedette e si presentò
X:"piacere io sono Beppe"
S:"Serena piacere... Ma che ci faccio qui?" dissi confusa
B:"Cara Serena ho una fantastica proposta da farti che non potrai di certo rifiutare"
S: "mi dica"
B:"abbiamo sentito come suoni il pianoforte e sei davvero fantastica Serena, ti andrebbe di dare lezioni a dei ragazzi o ragazze che vorrebbero imparare? "
Rimango in po' sconvolta dalle sue parole, non potevo decidere sul momento..
S:"ci penserò" detto questo mi alzai e andai via.

Avevamo l'ora d'aria fuori, quindi andai fuori alla ricerca di Melissa e Silvia.
Appena le vidi, gli andai subito incontro.
appena Silvia vide i lividi e i tagli che avevo sul volto si irrigidì e il suo volta divenne più rosso, la vidi andare verso Viola e le sue amichette, la prese e la sbatte alla rete del campo dei ragazzi che stavano giocando.

Sil: "Sei stata tu vero?"
V: "Non so di cosa tu stia parlando"
Silvia gli prese i capelli e gli tirò la testa all'indietro, nel frattempo i ragazzi avevano smesso di giocare e si erano fermati a guardare.
Subito andai da Silvia, non volevo che si cacciasse nei guai per colpa mia, quindi andai da lei e la allontanai da Viola.

Sil: "Che stai facendo Serè!! Quello stronza deve pagare"
Mi girai per guardare Viola e vidi che sorrideva in modo beffardo
Sil :"Ver ca si nun t'accir ora, t'accir dop".
La spinsi lontano da lì e la portai a sedersi su una di quelle panchine.


Ciao a tutti,
Questo è il terzo capitolo della storia.
Speriamo vi piaccia, se la storia vi sta piacendo lasciate una stellina e fateci sapere cosa ne pensate della storia.

Baciiii


Mare fuori - Un amore ProibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora