Capitolo VIII: Dei

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-Calmatevi, calmatevi.- continuava a ripetere Lucius cercando di tranquillizzare i coniugi, senza molto successo. Erano notti intere che i due non dormivano e avevano ospitato l'amico di famiglia nella stanza in cui fino a poche settimane prima aveva alloggiato un mutaforme. Non riuscivano a capire dove potessero essere andati i tre ragazzi. Avevano messo annunci dappertutto e chiesto a chiunque nel Gran Mercato.
Dopo i primi giorni in cui avevano cercato di stare calmi, avevano perso la testa. Dove sarà finita Ethy? Che cosa starà facendo? Starà tornando a casa o si sarà cacciata in un'altra avventura?
-Dobbiamo andare dove sono andati loro.- propose la madre.
-Si, dobbiamo seguirli.
Lucius li guardò sconcertato: -No!- esclamò, poi accorgendosi di aver esagerato riprese più calmo: - Cioè, con il teletrasporto che ha costruito vostra figlia non sappiamo se riusciremo a raggiungerli perfettamente, forse potremmo anche finire sopra le Cinque Montagne mentre loro sono nel Grande Deserto...
-Grande Deserto?- mugugno Frank cercando di riprendere un tono più consono ad un uomo.
-Grandi Colline!- si corresse subito Lucius. -Devo essermi confuso.- ridacchiò nervoso.
-No, io ci andrò.- decise il marito in tono più serio che mai, con lo sguardo fisso al grande portone d'ingresso.
-Hai ragione… Ti seguo.
-Vi ho già detto che è praticamente impossibile ritrovarli!- ricordò loro Lucius.
-Ebbene, perlustreremo ogni centimetro di questa Terra e di altre, ma giuro che ritroveremo nostra figlia.- ora Frank era più deciso che mai. Jane gli si mise a braccetto, come per dire "ci sto!".
-Si? Bene.- ora l'amico li guardava come per sfidarli. - Allora non riceverete la mia benedizione né il mio aiuto.- detto questo finì il suo scotch, girò il bicchiere al contrario sul tavolo, prese il suo bastone di ebano e uscì arrabbiato.

***

-Oh che mal di testa.- si lamentò Dain.
-Ma dove siamo?- chiese Lewis.
-Onos glisve! Onos glisve!- gridò un voce non troppo lontana.
Aprirono gli occhi e, dopo averli abituati alla luce prepotente del mattino, videro che si trovavano in una specie di tenda, fatta con grandi foglie di palma. Erano sdraiati su una branda e un uomo coperto di tatuaggi dalla testa ai piedi se ne stava sulla porta urlando qualcosa ai ragazzi incomprensibile. Un uomo con la pelle nera e un lungo mantello di una stoffa come iuta entrò nella tenda con prepotenza. Fissò il ragazzo e, dopo poco, si inginocchiò.
<Cosa sta succedendo?>
<Non ne ho la minima idea Dain.>
<Sembrano li stessi dell'altra volta. Perché si inchinano?>
Probabilmente l'uomo nero dovette aver compreso la faccia allibita del ragazzo, infatti si rialzò e cercò di tranquillizzarlo dicendo parole senza senso. Senza senso per i ragazzi. La lingua era praticamente uguale a quella parlata dagli indigeni che avevano incontrato pochi giorni prima, ma questi non sembravano ostili, per lo meno non li avevano legati ad un palo.
Piano piano la tenda iniziò a riempirsi di persone tatuate con grandi maschere di legno sottobraccio che guardavano Lewin esterefatti e bisbigliavano tra loro.
-Oh ednarg Oid! Iaf al aut giama! It omaghipre!- supplicò il capo. Poi, vedendo che non capiva, iniziò a gesticolare in modo frenetico muovendo le mani verso l'alto. Poi prese una torcia e fece il tumore del fuoco che si accendeva indicando la fiamma.
<Credo che vogliano vedere che facciamo il fuoco>
<Lo credo anche io. Fallo!>
Dain porse la mano sinistra in avanti, col palmo rivolto verso l'alto e accese una piccola fiamma; gli indigeni sgranarono gli occhi stupiti.
-Volete il fuoco?- chiese il pirocinetico.
-Is! Is! Is!- intonarono loro di risposta.
<Dain! Penso che ci credano un dio!>
<Davvero? Fa' vedere il ghiaccio!>
Lewis portò la mano destra a livello dell'altra e fece apparire un fiocco di neve.
Gli indigeni sembravano sempre più esterefatti. Si inginocchiarono tutti e iniziarono a pregare.
<Wow!> pensarono assieme.
Il capo guardò male uno degli uomini adoranti e gli sibilò qualcosa. Questo uscì di fretta e rientrò con una scodella piena di acini come quelli dell'uva. Si avvicinò al ragazzo e gliela porse. Lewin mangiò di gusto. In effetti era simile all'uva, ma più dolce e succosa, come se stessero mangiando del vino.
<Pensandoci bene, potremmo anche restare qua.>

ⒼⒽⒾⒶⒸⒸⒾⓄ e 🅕🅤🅞🅒🅞 𝕋𝕠𝕡𝕒𝕫𝕚𝕠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora