Capitolo 13: ti sento accanto

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Bokuto's pov

Wrooom...

Una macchina passò veloce di fianco a casa mia, con la musica a palla e grida di festa che provenivano dall'interno di essa. Con la mia camera sulla strada e la notte fonda quel rombo si sentiva ancora più nitidamente e sarebbe risultato estremamente fastidioso, ad una persona che in quel momento non aveva la testa da tutt'altra parte. Ero sdraiato, come mio solito, con le braccia incrociate dietro la testa e un respiro lento alternato da qualche sbuffo. Saranno state le 2 di notte ed io non riuscivo ancora a prendere sonno. Nella mia mente continuava ad esserci l'immagine di Keiji abbracciato a me, sotto quell'albero, che ripeteva quella frase...

"Promettimi che... anche quando saremo lontani continuerai a sorridere. Anche se stai male, sorriderai, e solamente quando mi incontrerai potrai sfogarti, piangere a dirotto... quando non sei con me devi sempre sorridere ok? Preferisco sapere che piangi tra le mie braccia piuttosto che da solo chiuso in camera. Voglio essere una persona importante nella tua vita, voglio aiutarti. Tu lo hai fatto con me inconsapevolmente fino ad adesso, quindi ora lascia che ti restituisca il favore"

...

"Te lo prometto, Keiji"

Ripetei osservando il soffitto, mentre il suo intonaco bianco assumeva pian piano la delicata sagoma della persona che amavo. Pazzesco... io lo amavo veramente... ma la cosa ancora più assurda era che lui amava me! Seriamente? Tutte quelle emozioni, tutti quei pensieri, tutte quelle espressioni di sofferenza erano a causa di questo amore? Ero io che lo avevo tormentato fino ad adesso? Si è fatto del male da solo per uno stupido come me?

"Ahahah... Keiji, è proprio bello usare il tuo nome... non hai idea di quante volte abbia voluto dirlo ma non ho mai osato... È strano volerti... abbracciare così tanto? Sento che in questo momento sei da solo, non voglio lasciarti solo. Non so come andrà a finire questo nostro amore... ma anche se si manifestasse lo scenario peggiore stai sicuro che non ti abbandonerei mai... non ti abbandonerei... mai..."

Fui felice di addormentarmi con quel dolce pensiero, ed anche se non sognai, fu uno dei sonni più piacevoli che ebbi mai avuto.







Era nuovamente lunedì ed io ero stranamente carico per affrontare la giornata, voglio dire, questa volta lo ero veramente. Niente finzioni e ipocrisia. Non vedevo l'ora di incontrare Keiji, non avevo idea di cosa avrei fatto appena lo avrei visto ma ero lo stesso emozionatissimo, come se avessi dovuto incontrare una star del cinema. Mi preparai ad una velocità che non pensavo mai di poter raggiungere, correvo da una stanza all'altra, scendevo le scale mentre mi stavo ancora infilando i pantaloni restando magicamente in equilibrio senza inciampare, mi ingozzavo di qualunque cosa di commestibile ci fosse stata su quel tavolo in cucina e bevevo il caffè bollente come se fosse stato un bicchiere di succo. Intanto mia madre si chiedeva se all'improvviso tutti gli orologi in casa avessero smesso di funzionare e solo io mi fossi accorto che fossi in ritardo o se ero semplicemente impazzito. Non ho idea di quale versione abbia infine scelto, ma quando si decise io ero già fuori casa a correre per il marciapiede bruciando tutta l'energia della colazione. Arrivai trasandato a scuola, mi guardavo intorno spaesato cercando Keiji ma non riuscivo nemmeno a vedere la sua delicata ombra sottile. Rimasi 10 minuti buoni a cercarlo chiedendo anche a vari studenti che vedendomi conciato in quel modo mi presero per pazzo di sicuro. Di Keiji nessuna traccia, lui non era mai in ritardo, cosa poteva essere successo? Oh no, e se fosse capitato qualcosa? Non potevo stare a scuola dovevo correre a casa immediatamente io-

"Hey gufo"

Mi voltai di scatto in modo impulsivo, si era proprio la sua voce. Era Keiji, era qui, finalmente potevo vederlo! Era davanti a me e mi squadrava con un volto rassegnato probabilemente dal vedere come fossi ridotto.

"Kei-"

Improvvisamente la mia bocca fu tappata con forza dalla sua mano morbida. Mi conveniva darmi una calmata, mi sa che stavo dando troppo nell'occhio. Era proprio questo che si leggeva dal viso di Keiji. Ero stato troppo impulsivo, di nuovo, perché doveva essere così complicato gestire le emozioni? E ancora una volta lui riusciva a controllarle alla perfezione, emanava calma e sicurezza e in qualche modo mi trasmise entrambe.

"Quando siamo in giro chiamami Akaashi o la gente inizierà ad insospettirsi"

Mi sussurrò velocemente per poi ricomporsi. Socchiuse le palpebre schiarendosi la voce e poi assunse un piccolo sorriso mentre mi osservava con occhi colmi di gioia mascherata sempre dalle sue iridi scure.

"Buongiorno Bokuto, hai dormito bene? Iniziamo ad andare nelle nostre classi, tra poco iniziano le lezioni"

Nella sua voce si sentì per un attimo un lieve tremolio di emozione, anche lui era contento di incontrarmi. Di risposta gli sorrisi energicamente iniziando a parlare con il mio solito tono sicuro.

"Come un sasso! Tu invece? Ti sei alzato tardi oggi? È la prima volta che sei in ritardo"

"Si, ieri mi sono addormentato tardi"

Riuscì a nasconderlo veramente bene, fu difficile addirittura per me da scovare quel lieve rossore che durò nemmeno un secondo, ma riuscii a notarlo. Significava... qualcosa? Volevo pensarci più a lungo ma l'assordante suono della campanella rimescolò le priorità nella mia testa e mi obbligò a salutare Keiji per filare in classe.

-Uffaaa...-

Mi ripetevo nella mente. Non ci potevo fare niente, la scuola mi annoiava troppo. Era una vera tortura per me stare fermo seduto in uno stesso punto per più di 30 minuti quando non c'era niente di interessante da fare. Sentivo un formicolio nelle gambe che mi si stavano per addormentare, la testa pesante che appoggiai rumorosamente sul banco, le palpebre mi bruciavano per colpa del sonno accumulato. Avrei voluto alzarmi e correre dall'uniche due cose che mi davano ancora la forza di andare a scuola: il club di pallavolo e Keiji. E la cosa migliore era che fossero addirittura entrambe allo stesso tempo! Solo poche ore e quell'inferno sarebbe terminato.

Akkashi's pov

Chissà se anche lui mi pensava, io lo facevo in continuazione. Così tanto che più di una volta mi persi nella spiegazione dell'insegnante, però era davvero bello sconcentrarmi pensando a lui invece alle domande senza risposta che già da un po'si facevano sentire di meno. Stare con Kotaro mi stava curando. No... direi più sistemando, aggiustando. Si, mi stava aggiustando. Riuscivo anche a sentirmi più forte e carico degli altri giorni, e pensare che ci eravamo dichiarati solo il giorno prima. Non abbiamo letteralmente avuto del tempo da passare insieme dopo quella volta, e non avevamo nemmeno organizzato niente per il pomeriggio. Sapevamo solo che ci saremmo visti agli allenamenti. Dovevamo stare attenti a comportarci come al solito. Sebbene le mie preoccupazioni quotidiane avessero abbassato i toni, ora risaltavano quelli dovuti all'ansia di essere scoperti. Non essere etero... non era facile da gestire nella nostra società. Anche i miei genitori non dovevano saperlo, non li ho mai visti affrontare l'argomento quindi non so come potrebbero reagire ma non voglio rischiare. Basta aspettare no? Aspettare di crescere ed essere in grado di abitare da soli, non sarebbe mancato tanto. Solo pochi anni e quell'inferno sarebbe finito.

Driiiiiiin!

Oh la campanella! Mi ero perso nuovamente nei miei pensieri, ma questo voleva dire solo una cosa. Ora c'erano gli allenamenti al club e avrei avuto la possibilità si stare con Kotaro. Misi con calma quaderni e astucci a posto nel mio zaino per attirare l'attenzione. I miei movimenti e la mia espressione sarebbero dovuti rimanere i soliti, moderati e calmi ma non troppo lenti da risultare pigri. Tempo nemmeno di aprire la porta della palestra che individuai immediatamente Kotaro che stava in bella mostra nel centro del campo a provare ricezioni su ricezioni. Appena mi notò mi corse incontro entusiasta e mi fece letteralmente lanciare le mie cose per poi trascinarmi in campo.

"Akaashi eccoti qui! Fammi qualche alzata forza!"

Annuii perplesso e mi limitai a fare ciò che mi chiese. Mentre ci allenavamo sembrava estremamente concentrato, e le sue schiacciate erano ancora più straordinarie. Sembrava che avesse aspettato quel momento da tutta la giornata, come lo avevo aspettato io. Ma non era solo lo stare insieme ciò che amavo di lui, ma il fatto che formassimo un'accoppiata mica male. Ci intendevamo alla perfezione in campo, e quando uno dei due si sentiva un po' a terra l'altro riusciva a sollevarlgli il morale. Era proprio lui che mi aveva fatto amare quello sport, e il mio amore sarebbe rimasto finché ci sarebbe stato anche per lui.

Fix me / ~Bokuto×Akashi~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora