Capitolo speciale: Una vita da sogno

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Akaashi's pov

Era un sabato mattina, più precisamente il 4 dicembre, ma già si riusciva a sentire un lieve venticello invernale, tipico di febbraio, a fare da sfondo alle giornate. Era presto, saranno state le 6 di mattina, e nonostante fossi sveglio non avevo assolutamente né voglia né motivo di uscire dalle calde coperte del mio letto.

"Finalmente un giorno di meritato riposo"

continuavo a ripetermi all'infinito, convinto che quel pensiero mi avrebbe cullato e permesso di riprendere il mio sonno. Ma dopo qualche minuto interminabile a continuare questa cantilena, sentii un ronzio insistente provenire dalla scrivania.

"Uff... il telefono"

Mi ero dimenticato di silenziarlo, io? ma non scherziamo, non me ne sarei mai scordato. Comunque sia non mi alzai, in quel momento volevo soltanto sprofondare nella morbidezza del mio cuscino. Poi realizzai, tutto d'un tratto, che c'era solamente una persona che avrebbe potuto chiamare ad un orario così assurdo, e ricordai anche che ci ero fidanzato con quella persona, da quasi due mesi!
Balzai dal letto, ignorando completamente l'ondata di gelo che mi arrivò non appena il contatto tra la mia pelle e il piumone fu interrotto. Presi il telefono bruscamente, rischiando pure di farlo cadere, e risposi con un sonoro "Kotaro!", per poi riprendere a parlare a bassa voce sperando di non aver svegliato i miei con tutto quel rumore.

"Che c'è? Ti rendi conto di che ore sono!"

Continuai con tono scocciato.
Ma dall'altro capo del telefono non arrivava risposta. Restai in silenzio ad ascoltare; che fosse stato uno scherzo? No... Kotaro sapeva quanto odiqssi questo tipo di scherzi, non avrebbe mai osato. Allora... stava succedendo qualcosa? Era in pericolo? Magari, magari era stato, non lo so, rapito... e-ed era riuscito a chiamarmi proprio un attimo prima di essere colpito alla testa e di svenire. Ed ora... ora stava passando chissà quali tragedie, e i-io ero qui a lamentarmi che fosse presto!

"Keiji"

Il mio respiro riprese la sua normale andatura quando sentii il mio nome pronunciato da lui.

"..Kotaro?"

Chiesi nuovamente col cuore in gola.

"Ti va una corsetta mattutina?"

...

Ero tentatissimo di riattaccargli in faccia. Cosa significava "una corsetta mattutina"? Se lo poteva scordare.

"No-"

"Eddai, ti porto in un posto speciale"

Tentai di rifiutare ma fui violentemente interrotto. Il suo tono di voce però non era meschino, non imponeva un ordine. Tutta la determinazione che percepivo in lui era alimentata da una buona ragione, lo sentivo. Mi stava chiedendo di fidarmi, ed io mi fidavo di lui. Anche se era una cosa che normalmente sarebbe stata di poca importanza, era così che funzionava tra noi. Entrambi sapevamo quando era il momento di chiedere spiegazioni e quando era il momento di farsi guidare inconsapevoli.

"D'accordo"

Sentii un sospiro contento, sembrava veramente impaziente di ciò che voleva mostrarmi.

"Tra dieci minuti sotto casa tua!"

"Aspetta non-"

BEEEEEEP BEEEEEEP BEEEEEEP...

Mi aveva riattaccato in faccia. Sentivo un leggero fastidio, una voce che mi suggeriva di strangolarlo con le mie mani non appena avrebbe avuto il coraggio di apparirmi davanti. Feci un respiro profondo e chiusi gli occhi per qualche istante. Era come un bambino quando si emozionava, riuscivo subito a capire quando ci fosse qualcosa a cui teneva così tanto che decideva di dedicare tutto il suo impegno. Sapevo che non mi avrebbe deluso, ma allo stesso tempo non avevo idea di cosa aspettarmi.

Qualche minuto dopo ero davanti alla porta ad aspettarlo con la schiena poggiata al muro, le braccia incrociate e gli occhi socchiusi. Fuori era ancora buio, e ciò mi aiutava molto a rilassarmi e riottenere l'ambiente ideale per un sonnellino. Non lo nascondo, stavo dormendo in piedi, non vedevo l'ora di tornare a riposarmi, ma l'idea di incontrare Kotaro in qualche modo mi teneva sveglio.
Sentii uno scalpettio inconfondibile in lontananza, che mi fece istintivamente aprire le palpebre.

"Keiji buongiorno! Hai dormito bene? Sei carico?"

Era davanti al cancello che correva sul posto, con quel magnifico ed energico sorriso e il suo solito sguardo attento. Mi guardava dritto negli occhi, non distoglieva lo sguardo nemmeno un attimo, ad un certo punto credo che avesse smesso pure di battere le palpebre pur di osservarmi più a lungo. Come facevo ad essere freddo con una persona del genere? Gli sarei voluto correre tra le braccia, ma mi limitai ad arrossire lievemente e a fargli un cenno di saluto.

"Avrei dormito meglio se avessi dormito per qualche oretta in più, ma sì, sono abbastanza carico"

Il suo sorriso si fece più smagliante. Si sporse in avanti afferrando la mia mano e iniziando a tirarmi verso il marciapiede

"Forza forza, non abbiamo molto tempo!"

"Tempo? Kotaro aspet-"

Ma ormai era già partito al galoppo, e se non volevo che il braccio mi venisse staccato dovevo iniziare a correre anche io. Non avevo idea di dove stessimo andando, le strade sembravano tutte uguali col buio, ma Kotaro sembrava vedere perfettamente. Ogni volta che svoltava un angolo, che si fermava ad un semaforo, che evitava le buche sul marciapiede, riuscivo a capire che si fosse imparato a memoria quella strada. Forse era una strada che percorrevamo spesso? Ma io ero completamente disorientato, come faceva lui?
Kotaro è sempre stato una persona pignola, ma proprio questo riusciva a dargli la massima concentrazione per le cose che gli interessavano. Avrebbe potuto ripetermi a memoria tutte le volte che mi giravo nel letto quando dormivamo insieme, ma non sarebbe stato in grado di dirmi cosa avessimo mangiato per cena quella sera.
Durante quella corsa folle era esattamente certo di dove stessimo andando, anzi sembrava di fretta. Fare in tempo aveva detto? Cosa significava?

Fu così ovvio quando ebbi la risposta davanti ai miei occhi.

Di fronte a noi c'era un imponente albero di legno scuro, con le foglie ampie e ingiallite. Lo riconobbi all'istante, non appena la luce del crepuscolo iniziò a filtare dai lunghi rami biforcuti. Quel posto era dove avevamo dichiarato i nostri sentimenti, dove avevamo finalmente compreso chi eravamo l'uno per l'altro.
Riuscivo quasi a sentirne i ricordi, a toccarli con ogni senso. Percepivo il calore del sole di mezzogiorno, il sapore delicato degli onigiri, il tremolio del vento sulla pelle, l'ombra grande della chioma che ci avvolgeva entrambi. Il suo stupendo sguardo, i suoi capelli lucenti, le sue grosse perle salate che sgorgavano dagli occhi mentre la sua voce non smetteva di dirmi che mi amava. Eravamo arrivati fino a lì, eravamo restati uniti, come promesso.
Lui mi guardò con gli occhi socchiusi soddisfatto.

"Penso sempre a te, quando questa luce calda giunge fino a quest'albero, e lo riaccende di vita, della nostra vita"

La mia mano era ancora nella sua, in una stretta morbida e piacevole. Senza pensarci due volte lo tirai a me stringendo la sua vita e allungai il viso verso il suo. Le nostre labbra si sfiorarono, con la stessa decisione di allora, ma con sentimenti ancora più forti.

"Kotaro"

Sussurrai non appena il bacio terminò, e lui riprese a fissarmi intensamente con gli iridi dorati.

"Lo so"

Rispose lui, donandomi un altro bacio.

"Buon compleanno"

Disse infine, poggiando la mia testa sulla sua spalla.

"Mi dispiace di averti svegliato presto proprio oggi, ma volevo assolutamente mostrarti di nuovo questo posto. Volevo vedere se... non ero l'unico che sentiva sensazioni strane quando ci ripassava vicino"

"No non... non ti devi scusare... grazie. Grazie Kotaro. Questo è il compleanno più felice della mia vita, e sono convinto che lo sarà per sempre..."

Fix me / ~Bokuto×Akashi~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora