Capitolo 13~ Mi manchi...

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Solo quando la mamma entrò in camera, preoccupata per uno strano rumore, era caduto sul posto, le gambe non gli avevano retto, si riprese con le lacrime agli occhi, stava per perderlo, era appena diventato suo e già stava per perderlo.
La donna lo abbracciò forte facendosi raccontare e Ren, con non poco sforzo a causa di lacrime e singhiozzi gli raccontò cos'era successo.

-andiamo-

Disse la madre tirandolo con sé verso l'auto e corsero verso l'ospedale, Ren era agitato, spaventato. Non appena arrivò andò a cercarlo, non era ancora uscito dalla sala operatoria, era sorta una complicazione.
Camminava su e giù per i corridoi, nonostante la madre gli dicesse di stare fermo, quando poi vide il dottore si avvicinò a lui, chiese se fossero parenti, Ren annuì di nuovo dicendogli che era suo cugino. Il dottore era poco convinto ma si vedeva la preoccupazione negli occhi del ragazzo.

-è fuori pericolo, per fortuna la lama non ha preso organi vitali,deve solo riposare.-

Ren guardò per alcuni secondi il dottore per poi ringraziarlo e sospirare di sollievo, con gli occhi lucidi.

-voglio vederlo-

-ma il dottore ha detto che deve....-

La madre non finì la frase perché guardò in quegli occhietti da cerbiatto del figlio, sospirò annuendo.

-pochi minuti, io distraggo il dottore-

Ren corse in camera del ragazzo, aveva alcuni lividi, si avvicinò a lui con le lacrime agli occhi.

-perché è successo?-

Si chiese baciandolo dolcemente, passando quindi la notte con lui, sperando si svegliasse presto.

Il mattino dopo il dottore passò a visitarlo, facendo uscire il ragazzo, spostandolo in una camera da quella di rianimazione.
Shin stava bene, lo capì subito però capì che qualcosa non andava.
Il dottore infatti, quando la mamma di Ren tornò le dissero che Shin non si svegliava, era in un coma dormiente per una causa a loro tutt'ora sconosciuta.
Ren corse da lui prendendogli la mano per poi sussurrare

-svegliati, ti prego. Shin, io ho bisogno di te-

Lo guardò dolcemente, ma con la morte nel cuore, aveva così dannatamente paura di perderlo.

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Lo sentiva, sentiva la sua voce, avrebbe tanto voluto dirgli che era lì, che lo stava sentendo, che stava bene, ma non riusciva ad aprire gli occhi, a svegliarsi.

-svegliati, dannazione svegliati.-

-mamma, mamma ho preso un bel voto in disegno guarda, sei tu.-

Era la voce di un bambino, quattro, forse cinque anni, stava correndo dalla donna che preparava la cena, col suo solito sorriso, dolce, ma così triste.
Si abbassò per vedere il disegno, era bellissimo, i capelli morbidi sulle spalle, lei seduto, in posa, aveva una dote particolare quel bambino.

-Sei bravissimo, piccolo mio. -

Gli disse con dolcezza accarezzandogli i capelli.

La donna sparì, la cucina divenne la stanza da letto, Shin era insieme a lei, accoccolato sul suo petto, in lacrime, la donna aveva un occhio nero.

- Perché? Perché papà ti ha picchiato?-

-oh amore, non lo ha fatto di proposito, devi sapere che papà è molto stressato, sul lavoro le cose non vanno bene, sta facendo del suo meglio.-

Il bambino pianse stringendola di più, mentre lei lo coccoló dolcemente, non voleva che il proprio bambino vedesse ciò.
La donna gli cantò una canzone, una dolce ninna nanna, con voce soave, che lo cullava.

-SHIN!!!-

Era la madre che correva felice verso di lui, stringendolo forte, quando aveva dieci anni.

-Sai, lo zio ci ha invitato al suo matrimonio, finalmente è riuscito a coronare il suo sogno anche andando contro i nostri genitori. -

-ma mamma, lo zio ama un maschio, non è sbagliato?-

Fece una brutta espressione, ma anche curioso del suo punto di vista, aveva sempre sentito il padre, che da quando era stato licenziato non faceva altro che bere ed ubriacarsi mentre la mamma doveva lavorare il doppio per mantenerli, dire che era un frocio di merda, senza palle, tanti insulti che la donna odiava, ma non aveva coraggio di andargli contro, altrimenti sapeva che avrebbe picchiato lei e Shin.
Sapeva anche che l'uomo era molto chiuso di mente, dato che era stato cresciuto da un giapponese bigotto pro nazista.

-L'amore, piccolo mio, non è mai sbagliato. Devi amare chi farebbe di tutto per renderti felice, chi ti accetta. L'amore è bellissimo.-

-mamma... allora perché ami papà?-

Una frase buttata lì, da un bambino di dieci anni, avrebbe fatto male chiunque, lei sorrise triste, a volte iniziava a chiederselo anche lei.

-amo te incondizionatamente piccolo.-

Era sul letto, la sua mamma era sul letto di ospedale, lui aveva undici anni, si era gravemente ammalata per colpa del troppo lavoro, ormai faceva tanti turni.
Il piccolo Shin gli teneva la mano, in lacrime, non voleva che la madre morisse, lei gli sorrideva.

-Mamma, starai di nuovo bene vero? Voglio farti vedere i miei nuovi disegni.-

- certo amore mio, starò bene, promesso, domani portameli, li vedremo insieme.-

Il giorno dopo, quando andò in ospedale, la donna già non c'era più.
Era morta quella mattina, il padre glielo aveva tenuto nascosto, continuando a bere.
Shin, davanti alla porta della camera, coi disegni in mano che lasciò cadere, capì che tutto era finito.
Iniziò a cambiare, cambiò colore dei capelli, fece dei piercing, iniziò a vestirsi in modo diverso, a comportarsi male.
Al padre non importava, lui pensava a bere, vivendo con i soldi che la madre aveva messo da parte con l'aiuto che il fratello della madre, per l'università dell'amato figlio.

-mamma?!!? Ci sei?-

Era notte, stava piangendo, dopo anni la richiamó, faceva male, come la prima volta.
Ormai andava al liceo, da poco aveva incontrato di nuovo quegli occhi verdi, quegli speciali della madre, dolci, amorevole ma tremendamente tristi, pieni di solitudine che nonostante questo non avrebbero mai smesso di lottare, forse per questo lo aveva odiato.

-Shin... Torna da me.-

Di chi era quella voce, perché doveva tornare? Dove doveva tornare?

-mamma!!!-

La chiamò ancora nella propria mente, strigendo la mano del ragazzo, accanto a se.

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Angolo me~

Siamo quasi alle battute finali, spero vivamente che vi stia piacendo.
Alla prossima.

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