Ritorno a casa 🗽

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Essendo moolto originale ho pensato di scrivere questa one shot, vi presento uno speciale post New York🗽

La pioggia cadeva incessantemente sulla grande città americana, le gocce frenavano la loro corsa sfociando nei rigagnoli che macchiavano le grandietrate della suite. L'appartamento era parzialmente sommerso dalla penombra grigia, i tuoni rimbombavano potenti in quel silenzio sepolcrale riempiendo con i loro lampi la città vuota per la precedente battaglia presentatasi.

Una nota, due. Le dita si muovevano con maestria sui tasti bianchi del pianoforte nero a coda che offriva una delle migliori viste su New York, sui grattacieli luminosi e di diversi colori; la Statua della Libertà sfoggiava la sua grandezza a pochi chilometri, le luci creavano su di lei di contrasti chiaroscurali bellissimi, che solo potevano accentuare la magnificenza e il colore.

Tutto meraviglioso e tutto dannatamente incompleto.

Gabriel teneva gli occhi chiusi e si concentrava sulla melodia, era ripetitiva e profonda, continuava a tornare sempre sullo stesso pezzo e a sbagliare il tasto, il ritmo lo aveva stufato. Non riusciva a concentrarsi più. Aprì gli occhi e alzò lo sguardo all'orologio da parete... Mezzanotte in punto. Un sospiro stanco.

Si alzò pesantemente, colse con due dita il calice dal liquido scarlatto al suo interno e ne bevve un sorso, fece qualche passo stanco fin quando non si ritrovò davanti a quella vetrata e senza scomporsi guardò freddamente tutto quello che la vista potesse offrirgli. Non gliene importava un accidente, quella città lo stava opprimendo, si sentiva stanco, massacrato, perso, come se stesse affogando. Il sapore amaro del vino lo rilassò instaurandogli del calore in gola, così effimero e piacevole. Uno spiffero d'aria fredda gli risalì per la colonna vertebrale ma solo guardò irremovibilmente il panorama, il suo riflesso incuteva timore e allo stesso tempo pena... digrignò i denti infastidito anche da quello...

qualcosa non andava, qualcosa era fuori posto.

Si voltò: era tutto dannatamente perfetto, senza un'oncia d'imperfezione, senza un minimo indizio di tutto quello che potesse essersi portato da Parigi... una volta, Gabriel Agreste, avrebbe causato fervore e avrebbe apportato un cambiamento ad ogni suo passo... forse quel Gabriel era morto.

O forse aveva bisogno di guardarsi di nuovo attorno e ispirarsi a quello che la mente poteva offrirgli anche solo nella più usuale delle passeggiate o in mezzo a quelle discussioni dell'impresa che ascoltava sempre per la metà del tempo, perché non poteva mai resistere all'idea di completare un bozzetto. Si sentiva come un'ombra...

Cosa mancava? Cos'era quel senso di smarrimento che lo opprimeva? Gabriel aveva tutto tecnicamente parlando... ma senza l'ispirazione cos'era? Aveva tutto il tempo, il denaro e il silenzio da desiderare. Amava il silenzio più di ogni altra cosa, solo quello poteva aiutarlo a concentrarsi, a sentirsi in pace con sé stesso ed era l'indice di perfezione della sua vita, ma era un silenzio vuoto, uno di quelli ai quali manca sempre qualcosa.

Solo allora se ne rese conto...

Era solo.

Era venuto fino a New York per cosa? Vedeva tutto ciò che aveva ottenuto come se non fosse un granché, ed effettivamente aveva cambiato troppo poco le condizioni precedenti per definirle sufficienti al mantenere alte le speranze. Non poteva continuare ripetendosi costantemente che ce l'avrebbe fatta, non quando le certezze gli crollavano addosso come quella notte.

Si slacciò la giacca e la gettò sul divano, e si accasciò anche lui su quello: il mento era rivolto al soffitto, il senso di colpa lo tormentava insediandosi in lui lentamente, le domande gli si comprimevano nella testa fino a farla dolere e ben presto un lampo accompagnato da un tuono tremendo riempirono la stanza, illuminandola e facendola tremare. Spalancò gli occhi e guardò il soffitto alto e bianco, il cuore gli pompava con forza il sangue nelle vene, qualcosa stava affiorando in quel nuvolo di pensieri ed era un'emozione, poteva sentirla chiaramente. Cercò di ignorarlo stringendosi la testa con forza, ma non ce la faceva, sentiva l'irrefrenabile necessità di tornare a casa. Ormai non aveva senso restare, gli causava un astio più forte del senso di pace che avrebbe comportato e quel formicolio sotto la pelle stava diventando irritante se non incontenibile. Prese la valigia e fece preparare l'aereo privato, sarebbe tornato a casa immediatamente.

ᯓOne Shotsᯓ 𝑮𝒂𝒃𝒆𝑵𝒂𝒕𝒉 (𝟏𝟖+) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora