capitolo 13

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Non era stato per niente un weekend emozionante, anzi tutt'altro. Aveva passato le sue giornate a letto a lamentarsi perchè voleva uscire dalla Sala Comune o quantomeno dal dormitorio per poter fare qualcosa e trascorrere il tempo con i suoi amici.
Certamente Niall e Liam avevano passato un po' di tempo con lui, ma non poteva costringerli a stare chiusi lì dentro per tutto il weekend. Aveva tentato di occupare il suo tempo libero leggendo qualche libro, ma come sempre riusciva a distrarsi dopo poche righe.
Aveva anche scritto una lettera ai suoi genitori, comunicando loro che aveva avuto un piccolo incidente ma che per fortuna stava bene. Immaginava già la faccia preoccupata di sua madre quando avrebbe letto la lettera e al sospiro di sollievo successivo davanti alla frase "non preoccuparti, sto benissimo". In effetti quella pozione tremendamente disgustosa di Madama Chips aveva fatto il suo effetto, causandogli però diversi conati di vomito tutte le volte che era costretto a prenderla.
Quel weekend passato però in compagnia dei suoi libri gli servì per riflettere. Aveva pensato seriamente a quanto Louis gli mancasse e a quanto avesse avuto bisogno di lui nell'ultimo periodo, come se non riuscisse a colmare in nessun modo il vuoto che aveva provocato nel suo cuore, per questo iniziò a chiedersi cosa avrebbe dovuto fare: riflettè anche sul fatto che farlo ingelosire servendosi di Evelyn era stata una cosa veramente stupida, forse a quel punto l'avrebbe seriamente considerato un bambino per quel comportamento infantile.
Inoltre aveva dato ad Evelyn false speranze, facendole credere che avesse qualche opportunità con lui, quando in realtà era scientificamente impossibile che Harry potesse provare qualcosa nei suoi confronti.
Aveva anche ripensato alle parole di Niall, quando in infermeria gli aveva detto che Louis si era precipitato subito verso il campo di Quidditch per soccorrerlo e che era stato tutto il tempo con lui. Si chiese tante volte cosa avesse fatto in quell'ora in cui era del tutto privo di sensi, chissà se l'aveva anche solo sfiorato.
Era curioso di saperlo, era curioso anche di sapere come stesse ed era tremendamente voglioso di baciare le sue labbra, pensiero fisso di quegli ultimi giorni.

Il lunedì mattina si era alzato dal letto senza dover fare nessuno sforzo disumano e Liam e Niall furono felici di vederlo finalmente che gironzolava per la stanza alla ricerca della sua cravatta.
Era quasi contento di dover seguire le lezioni quel giorno, ma solo per il semplice fatto che avrebbe rivisto altri luoghi della scuola che non fossero il suo dormitorio. E poi perchè non amava così tanto stare a letto tutto il giorno e odiava anche stare male. Si promise che da quel momento in poi sarebbe stato più attento durante gli allenamenti e le partite, perchè quella volta era stato veramente fortunato, forse in un altro momento avrebbe rischiato grosso.
Quella mattina durante le lezioni non aveva fatto altro che pensare a cosa avrebbe dovuto fare con Louis, quale sarebbe dovuta essere la cosa giusta da fare: arrivò alla conclusione che era arrivato il momento di parlare faccia a faccia, loro due da soli e discutere su ciò che era successo. Era anche una scusa per passare un po' di tempo con lui, come non succedeva da Natale. Aveva anche chiesto consiglio a Niall e Liam durante la lezione di Pozioni, anche se era stato richiamato più volte da Lumacorno, ma i suoi due amici furono d'accordo con la sua decisione.
La sera stessa sarebbe sgattaiolato fuori dal dormitorio, come faceva una volta, per poter raggiungere Louis nel suo ufficio, sperando di non trovare spiacevoli situazioni come per esempio lui e il professor Malik avvinghiati che si baciavano con passione probabilmente contro il muro. Al solo pensiero Harry ebbe i brividi.
Dopo aver passato la giornata nel panico più totale perchè non sapeva assolutamente come iniziare il discorso con Louis, finalmente arrivò la sera. Era rimasto un po' con Niall e Liam in attesa che tutti andassero a dormire e i suoi due amici gli fecero compagnia, consigliandogli anche le frasi giuste da dire. Harry era sicuro del fatto che avrebbe dimenticato tutto nel momento in cui l'avrebbe visto seduto nella scrivania del suo ufficio, con quella luce soffusa delle lanterne che rendevano il colore della sua pelle particolarmente chiaro.
Percorse il corridoio per raggiungere l'ufficio del professor Tomlinson con il cuore che batteva a mille, un po' per l'ansia di vederlo e un po' per paura di essere scoperto da Gazza o da qualche professore che aveva preferito passare la notte in giro per la scuola anziché stare a letto a dormire.
Appena arrivò davanti alla porta indugiò per un attimo: tutte le sue sicurezze caddero nel momento in cui si trovò a dover bussare. Forse non era proprio la cosa giusta da fare, magari Louis non aveva nemmeno tutta questa voglia di vederlo o di fare pace con lui. Magari Louis Tomlinson era tornata la persona acida di sempre anche nei suoi confronti e non solo nei confronti degli alunni Grifondoro e di tutto il resto del mondo.
Scosse la testa, decidendo di mettere da parte tutti quei forse e tutte quelle preoccupazioni e bussò tre volte come era solito fare. Non ricevette subito risposta, probabilmente perchè Louis aveva capito chi fosse, fino a quando non sentì un "avanti" provenire da dentro l'ufficio e il cuore di Harry iniziò a battere più forte di prima.
Aprì la porta lentamente e fece sbucare la testa. Lo vide lì seduto intento a scrivere qualcosa, concentrato più che mai. Aveva i capelli leggermente scombinati e un po' di barba che lo rendeva più bello del solito: quando alzò lo sguardo per vedere chi fosse entrato nel suo ufficio, Harry riuscì a vedere quanto fossero belli quei due diamanti che aveva al posto degli occhi. Si sentì così stupido a pensare a tutte quelle cose che l'avevano portato a rimanere qualche secondo fermo davanti alla porta, senza batter ciglio.
- Ciao - aveva sussurrato, abbassando subito dopo lo sguardo.
- Harry - aveva risposto semplicemente, e il riccio chiuse la porta alle sue spalle facendo meno rumore possibile. Si sentì in imbarazzo, non sapeva che dire o che fare, non si ricordava quasi nemmeno più per quale motivo fosse andato lì.
- C...come stai? - domandò con la voce che gli tremava. Intrecciò le dita delle sue mani, e alzò lo sguardo per poterlo guardare, ma non si avvicinò minimamente a lui. Rimase lì, vicino il ciglio della porta in attesa che fosse lui a dirgli cosa fare.
Forse era stata veramente una pessima idea quella.

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