𝒫𝒶𝑔𝒾𝓃𝒶 𝟤

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«Dai Ceso...» si avvicinò a lui a mani giunte e portando fuori il labbro inferiore al massimo, assumendo una tenera espressione.
Per un attimo restò fermo a guardarlo dal basso, ad ammirarlo.
«Prova un po' il letto» con uno scatto laterale del capo indicò il posto di fianco a lui.
«Faccio la prova del materasso. Aspetta...» con la lingua tra i denti, in segno di concentrazione, si accingeva a prendere la rincorsa.
«No dai Nelson...» già disperato con una mano in fronte, con il capo chino, sorridente sotto quel baffo castano, tentò invano di fermarlo.
«Ssh!» portandosi l'indice davanti le labbra lo zittì l'altro.
In men che non si dica si fiondò sul letto facendo sobbalzare Cesare rimettendolo nella sua posizione originale.
«Che comodo...» ad occhi chiusi, prono, si lasciava immergere da quel tenero materasso.
«Allora dormi qui davvero?» gli domandò voltando la testa poggiata sul palmo della mano dal gomito piegato.
«Sì, se per te va bene alla fine» gli rispose  girandosi leggermente di fianco per guardarlo meglio negli occhi.
«Certo, per me va bene» affermò in un sorriso.
«Okay» gli disse in un altrettanto aperto sorriso.

«Ragazziii, stiamo aspettando voiii» dal soggiorno il biondo Tonno li richiamò.
«Oh... Si mangia finalmente» sospirò alzandosi dal letto.
Allungando un piede Cesare provò a farlo inciampare vista la sua repentinità nell'incamminarsi verso gli altri.
«Cesare!» si pronunciò ridendo per la quasi riuscita caduta.
«Sì, mi chiamo così. Dimmi» rimanendo serio replicò.
«Che scemo...» scuotendo il capo uscì definitivamente dalla stanza.
Ridendo, cercando di non farsi sentire però, si alzò dal letto anche lui volto a raggiungere tutti.

A letteralmente pochi passi dalla loro baita, cinque/sei minuti a piedi al massimo, vi era situato il ristorante di cui parlava prima Nicolas.
Un insieme di casette, sparse qua e là in una vasta area aperta in mezzo alla natura, creava nel complesso il resort in cui erano villeggiatori.

Tra una chiacchiera e l'altra si stava consumando il pasto che il menù del giorno proponeva. Piatti tipici dei posti in montagna, delle vere leccornie. Ottime da assaporare nel contesto dove si trovavano che sembrava renderle ancora più appetibili e deliziose.

«Che c'è?» interdetto, ma sorridente, chiese all'osservatore che lo scrutava.
«Nulla. Cosa ci deve essere? Non posso guardarti?» ridacchiando, prendendo un boccone di polenta, gli rispose Cesare.
A volte senza accorgersene, senza volerlo, si soffermava ad osservarlo.

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Io, Te e le Lucciole || CelsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora