𝒫𝒶𝑔𝒾𝓃𝒶 𝟪

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«Maledetto il me del passato che ha accettato di rimanere qui la sera...» imprecava.
«Calmo. Guarda che bella» pacifico, l'insetto rimaneva sereno sull'indice di Cesare.
Lentamente si stava avvicinando a lui.
«Guarda come si illumina» lo prese da un fianco, con l'altra mano, accorciando le distanze.
Dall'addome del coleottero si intravedeva una luce giallastra.
«Wow...» una volta tranquillizzato, si soffermò ad osservare la luce.
Cesare si faceva sempre più vicino...
«È bellissimo!» affermò affascinato ed incuriosito da esso.
«Come te!» esclamò di riflesso, strafottente e senza alcun pudore o timidezza, a pochi centimetri dal suo viso.
«G-grazie...» sotto voce rispose.
Aveva le gote rosee. Forse per il calore del fuoco. O forse per il complimento ricevuto?
«M-ma, guarda quante ce ne sono lì» cambiando fulmineo il discorso, Nelson spostò quell'attenzione che ricadeva su di lui.
Cesare guardava il punto indicato dall'altro con la testa però fissa su altro.
«Guarda quante lucciole» continuava a riempire quei silenzi assordanti che si stavano creando.
«Io, te e le lucciole...» sussurrò flebile, romantico, Cesare.
«C-cioè... Che bella situazione. Soli io, te e la natura» cercò di correggersi.
«Cioè... Che bell'ambiente eh?» stavolta imbarazzato tentava di rettificare quelle parole dette di getto, dettate dal cuore.
«Sì. Alla fine mi rimangio quello che ho detto prima. Si sta davvero bene qui» rannicchiato con le ginocchia in petto, disse voltandosi verso Cesare.
Rispondendo con uno dei suoi splendidi sorrisi, mostrava la sua contentezza.
«Guarda che cielo poi...» stendendosi sulla coperta fissava il firmamento.
«Aspetta...» replicò Nelson affiancandosi a lui.
«Quante stelle...» estasiato le ammirava.
«In città non si vedono così bene vero?» continuando a fissarle parlò Cesare.
«Hai proprio ragione... Sono abbastanza convinto che quella sia una costellazione poi» cerchiò un mucchio di stelle con l'indice.
«Non sono un esperto di stelle, costellazioni, eccetera, ma so per certo che quella-» interrompendosi gli prese la mano.
Il suo tocco caldo scaldava il dorso freddo di Nelson.
«Sia l'orsa maggiore» concluse spostando l'indice verso un'altra direzione.
Nelson lo ammirava mentre gli mostrava la costellazione limpida ed evidente in cielo.
«Mentre quella-» spostò cerchiando un'altra vicina zona.
«È l'orsa minore» spiegò voltandosi poi a guardarlo ricambiando lo sguardo.
«Che spettacolo...» disse Nelson, a voce bassa, guardandolo negli occhi profondamente.
«Già...» mimando il tono dell'altro, replicò Cesare.
Insieme tornarono a guardare le stelle rompendo l'intreccio che avevano creato i loro sguardi.
In silenzio, ammiravano lo splendore che Madre Natura gli poneva davanti gli occhi.
Uno affianco all'altro.
Con il fuoco ai loro piedi che scaldava quei calzini bianchi che indossavano. Con le lucciole ad illuminare leggere qualche punto del bosco.

«Cesare...» con tono diverso, agitato, parlò.
«Dimmi» rispose.
Entrambi continuavano a guardare fissi il cielo.
«Nulla...» si bloccò non proferendo parola.

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Io, Te e le Lucciole || CelsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora