Katherine
Sospirò stancamente mentre apriva la porta d'ingresso e strisciava debolmente lungo i corridoi bui che l'avrebbero portata in cucina.
Salutò con un cenno del capo alcuni membri del branco che attivi ai dirigevano verso la foresta per il loro turno di ronda.
Si portò le mani alle tempie massaggiandole in cerchi orari, aprendo con un colpo del piede la porta scorrevole della cucina; spaventando Tristan che stava bevendo un caffè nella speranza di tenersi sveglio.
-Odio le ronde alle tre di notte-
Tristan scostò lievemente la bocca dalla tazza e la alzó come per brindare alla sua salute.
-A chi lo dici, non vedo l'ora di andare a dormire.
Sento già il richiamo delle coperte-Katherine ridacchiò prendendo il laccio che aveva sul polso per farsi una crocchia disordinata, mentre si avvicina al mobile in legno e prendeva anche lei una tazza.
-Ti capisco amico, sto pensando di non presentarmi alla riunione di domani-
-No, non ci pensare nemmeno, dopo tuo fratello chiamerà me e mi rovinerai la mia fantastica routine del mio giorno di pausa-
Si versó il caffè, prima di girarsi verso di lui.
-E la tua fantastica routine in che cosa consisterebbe?
Dormire, pizza e film--Tu sì che mi capisci, amica mia-
Tristan si alzò, scrollando le spalle, e mettendo la tazza dentro al lavandino.
-Ora vado l'amore della mia vita mi aspetta- si girò, ma prima di uscire dalla porta, si voltò a guardarla -secondo te é legale sposare il proprio letto?-
Katherine scoppiò in una risata cristallina, prima di prendere un altro sorso generoso di caffè.
Il calore della bevanda si irradiò nel suo petto, togliendole di dosso il freddo di quella notte che le era entrato nelle vene.
Finì di bere e appoggió la sua tazza nel lavandino affianco a quella di Tristan, tentennò per un secondo guardandole con sguardo critico prima di aprire l'acqua.
Recuperò dal ripiano in alto lo straccio e il lavapiatti dall'anta in basso.
L'acqua calda le scaldó le dita, bruciando le ferite che si era provocata con il freddo.Strinse i denti, reprimendo un brivido e continuando nel suo compito.
Alzó un angolo della bocca, sorridendo leggermente, mentre la sua mente tornava indietro di diversi anni ricordando quando era lei ad occuparsi di tutte quelle faccende di casa, quando sua madre era appena morta e nessuno aveva tempo.
Il suo sguardo divenne quasi nostalgico al pensiero di quella figura così importante per lei ma anche così sconosciuta; se ne era andata troppo presto, così presto da impedirle di conoscerla e di passare qualche felice momento con lei.
Suo padre non le aveva mai voluto dire cosa le era successo veramente; tutto quello che sapeva era che un giorno c'era, l'altro era attaccata a delle macchine, e il giorno dopo ancora non c'era più.
Nel suo branco nessuno osava nominarla, sospettava che suo fratello sapesse qualcosa in più del previsto, ma come tutti gli altri nessuno voleva dire niente, come se solo il pronunciare il suo nome avrebbe tirato fuori degli scheletri dall'armadio.
Sospirò stanca, chiudendo finalmente l'acqua e rimettendo al loro posto le tazze nell'anta in alto.
Si girò, appoggiando la schiena al ripiano freddo in marmo, reclinò la testa all'indietro e chiuse gli occhi, cercando di scacciare i cattivi pensieri dal sul corpo.
Non ne poteva più di tutte quelle ronde, così serrate, che duravano tutta la notte e si ripetevano per giorni; forse ne avrebbe parlato con Jonathan, si disse, anche se, con ogni probabilità, sarebbe andato lui al posto suo.
E Katherine non voleva attribuirgli altro stress, era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.
Strizzò leggermente gli occhi e prese un respiro profondo, cercando di focalizzare la sua attenzione sul profumo dell'erba tagliata, del muschio sugli alberi e del profumo dei fiori del bosco; poi però percepì qualcosa di strano, un odore più pungente.
Un odore simile alla menta, un profumo così buono che l'attraeva inesorabilmente.
Qualcosa dentro di lei si mosse, che fosse stata la sua parte animale o lei stessa a farla alzare di scatto e cercare la fonte di quell'odore, Katherine non seppe dirlo, l'unica cosa che il suo cervello riuscì a percepire nei minuti successivi fu il bisogno quasi primordiale di scovarla.
Uscì dalla cucina quasi correndo, lasciando che la porta scorrevole sbattesse forte contro il muro, i suoi piedi, fasciati da degli anfibi, sembravano troppo lenti e troppo pesanti mentre svoltava in ogni corridoio.
Non riusciva a localizzarlo, sembrava essere ovunque e da nessuna parte allo stesso tempo, sembrava muoversi nell'ombra, sfuggendo dalle sue dita senza che lei riuscisse a stringere la presa per qualche istante.
Giró l'angolo, sentendo l'odore sempre più forte.
Ma tutto quello che trovò fu un vicolo cieco e la finestra sul giardino aperta.Angolo Autrice
Rieccomi tornata, scusate la lunga assenza ma sono stata un po' in difficoltà con la scuola.
Adesso sono riuscita a liberarmi e ad avere un attimo di respiro quindi rieccomi qua.
Ho un importante notizia da darvi, se tutto va come previsto a partire da domenica 8 comincierò a pubblicare ogni giorno, spero di riuscire a tenervi compagnia in questo momento difficile.
Cosa pensate del capitolo? Chi sarà mai il presunto compagno di Katherine? E perché é scappato?
Lo scopriremo presto, ci vediamo venerdì con un capitolo dedicato a....Jonathan e Vittoria.
A prestissimo.Baci 💋💋
Mony
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𝑨𝒏𝒊𝒎𝒂 𝒅𝒊 𝒑𝒊𝒆𝒕𝒓𝒂✓
WerewolfTerzo libro della serie "Sangue di Lupo" "Non ho tempo di preoccuparmi di cosa pensino gli altri. Un tempo lo facevo e mi trovavo sempre con un coltello conficcato in mezzo alla schiena" Jonathan é l'alpha indiscusso dell'Australia, leader dalla nas...