Capitolo XXIV: That wasn't in the plan

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Vittoria

Il sole stava calando a ovest, abbassandosi lentamente dietro le cime degli alberi, lasciando penetrare solo qualche barlume di luce attraverso quella fitta boscaglia, così debole tuttavia da non riuscire più a scaldare le varie persone che si muovevano vivaci nel paese.

La giornata stava terminando, eppure, nonostante tutte quelle ore di camminata, Vittoria non era stanca, era felice, stranamente felice.

Lei e Jonathan, come si erano promessi, avevano finto di essere due persone normali, senza i suoi doveri da Alpha o il suo passato infelice a gravarli sulle spalle.

Avevano riso e parlato della loro infanzia, o meglio, lui aveva parlato e riso mentre lei si limitava a sorridere e a rispondere a monosillabi quando le domande si facevano troppo personali, lui aveva capito la sua reticenza e aveva preferito non rovinare il loro pomeriggio, cambiando repentinamente argomento.

Le loro mani erano rimaste intrecciate per tutto il tempo, Jonathan non aveva mai allentato la presa, neppure quando avevano dovuto fermarsi per riuscire a passare tra la folla che si era radunata davanti ad un negozio.

Erano entrati in diversi negozi, continuando sempre a scherzare e ridere tra loro, commendando su una o sull'altra cosa; poi la stanchezza e la fame si erano fatti sentire, così Jonathan l'aveva fatta sedere su una panchina, intimandole scherzosamente di rimanere lì mentre lui andava a recuperare qualcosa da mangiare.

Vittoria sorrise chiudendo gli occhi mentre si lasciava trasportare dalla valanga di emozioni che l'avevano trascinata in quella strana giornata.

Poteva sentire la sua lupa scodinzolare felice sotto la sua pelle, contagiandola in parte con la sua felicità.

Era stato bello scoprire Jonathan senza quei filtri, privo di quelle maschere che era obbligato a tenere davanti a tutti gli altri, d'altronde anche lei per una volta si era tolta quella maschera di indifferenza che era solita indossare.

Riaprì gli occhi lasciando andare un leggero sospiro mentre si lisciava delle pieghe inesistenti dei pantaloni.

Il suo sguardo volò sulla tranquilla piazza davanti a lei, soffermandosi qualche istante su un gruppo di ragazzi seduti su delle scalinate, per poi spostarsi su una coppia di genitori che stavano accompagnando il figlio.

Sorrise a quella scena, reclinando leggermente la testa indietro e fissando il cielo con le sue nuvole rese rosa e arancioni dall'imbrunire.

A volte sognava di essere diversa, di essere nata in un branco, con qualcuno che era sempre disposto a difenderti e a sostenerti, senza doverlo per forza farlo da sola.

Forse in quel modo sarebbe stato tutto più facile, sarebbe stata più propensa ad instaurare quel legame che cercava in tutti i modi di sopprimere, forse così sarebbe stata più aperta e disposta a tutte quelle nuove emozioni che cercava di evitare.

Ma anche volendo non avrebbe mai cambiato il suo passato, perchè per quanto sofferto e triste poteva essere, era stato anche pieno di momenti felici, importanti e l'aveva portata a conoscere persone splendide che non avrebbe mai conosciuto altrimenti.

Perchè si sa, una volta toccato il fondo non si può fare altro che risalire.

Un movimento alle sue spalle la fece sussultare distogliendola dai suoi pensieri, Jonathan si accomodò al suo fianco passandole un sacchetto con un panino mentre appoggiava una lattina di birra tra loro.

Mangiarono in silenzio, scambiandosi di tanto in tanto qualche sguardo o sorriso tra un morso e l'altro, una volta finito lei si alzò, recuperando anche le sue cose, e buttandole nel cestino lì affianco.

𝑨𝒏𝒊𝒎𝒂 𝒅𝒊 𝒑𝒊𝒆𝒕𝒓𝒂✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora