A passo svelto, scattante, deciso, frettoloso, si apprestò ad entrare nella camera da letto del ragazzo.
Attraversò la soglia vedendo la fonte dei suoi pensieri camminare avanti e indietro da una parete a quella opposta.
Era un passo deciso, pesante, rapido.«Merda... Stramaledettissima merda!», imprecò, mentre portava avanti una mano sul muro per frenare il suo passo, prima di voltarsi e ripartire.
L'uomo si avvicinò un poco. Arrivò accanto al letto matrimoniale, dove dall'altra parte il ragazzo girovagava senza metà. Fisicamente presente, ma assente mentalmente.
«Eren...», lo chiamò.
«È da sei mesi, cazzo. Sei cazzo di mesi.... e io non ne sapevo nulla», si passò una mano fra i capelli, scuotendoli in maniera del tutto scoordinata.
«Eren».
«Sono stato un cazzo di ingenuo», mormorò con voce forte. «... un ingenuo. È accaduto tutto alle mie spalle, come ho potuto non accorgermene? Che cazzo di coglione! E lui invece-»
«Eren!»
Frenò il suo passo. La voce dell'altro aveva interrotto bruscamente il suo fiume di pensieri che tanto personali alla fine non erano.
Si voltò, accigliando lo sguardo, dando muta forma alla realizzazione che aveva appena avuto.«Tu lo sapevi».
Non una domanda, ma una affermazione.
Levi non cedette a quello sguardo più simile ad una diga ormai prossima a cedere, inondando l'intera zona con la sua potente forza distruttiva.
Resse il suo sguardo, seppur con lieve difficoltà, ma non riuscì a dire alcunché.
La risposta che ebbe il ragazzo fu un cenno d'assenso da parte dell'altro, tutto qua.Eren spostò lo sguardo a terra, sulle pareti, sulla portafinestra; ovunque, pregando in qualcosa che fermasse la sua crescente pressione al petto.
Scosse la testa su e giù come per affermare; un sorriso amaro faceva capolino sul suo volto. Si morse il labbro inferiore.«Tu lo sapevi, eppure non hai detto nulla», disse, voltandosi nella sua direzione.
Lo fissava con paturnia velata, il corvino non rispose.«Cos'erano quei soldi sul tavolo?», chiese con sguardo inquisitorio.
Il manager si sentì messo alla prova da quegli occhi, ma non tentennò. Questa era l'immagine che voleva lasciar trasparire, ma il suo cuore sembrava una locomotiva in quel momento.
«Erano i suoi soldi», spiegò lentamente. «Li ha lasciati a me».
«Fammi capire: ti ha pagato per farti tacere? Si può sapere che cosa vi è saltato in mente? Io...»
Gli morirono le parole in gola.
Non a causa delle lacrime che si forzava di reprimere, ma a causa della immensa frattura che si stava formando nei confronti dell'altro.«Mi avete tenuto fuori da tutto... Sono un cazzo di moccioso per voi?»
Levi sospirò: il veleno trasudante dalle sue parole scivolava lungo la sua schiena, provocandogli le vertigini. Era in preda alla rabbia e alla disperazione, solo per questo utilizzava quelle parole...
Sperava che ciò fosse vero.«Non è questo il punto», rispose, prendendo tempo.
«E allora spiegamelo! Perché proprio non capisco perché lo avete fatto!», sbottò, fissandolo dritto in faccia, prima sorpreso, poi abbattuto. «Non posso più nemmeno fidarmi di te...?»
Eccolo. Fu quello lo sguardo che lo fece vacillare.
«Non è così. È stato lui a chiedermi di non dirtelo», protestò il manager, cadendo gravemente nel panico.
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𝕋𝕙𝕖 𝔾𝕦𝕒𝕣𝕕𝕚𝕒𝕟 𝕆𝕗 𝔹𝕖𝕣𝕝𝕚𝕟
FanfictionIn un universo alternativo Berlino è circondata da alte mura che proteggono i cittadini dai temibili giganti. Ad infondere sicurezza nella popolazione sono anche i Piloti, giovani appositamente addestrati per guidare i Mech, meccanismi somiglianti a...