X. Tentazione

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Floch aprì la porta d'ingresso, arrivando in salone in preda alla più totale confusione.
Eren - appoggiato sulla penisola della cucina assieme a Levi - lo teneva d'occhio, aspettando che gli rivolgesse la sua attenzione. Il fatto che il manager fosse in sua compagnia, poi, non aveva fatto altro che moltiplicare i punti di domanda nella sua testa.

«Floch».

Il diretto interessato si voltò bruscamente, poggiando il giacchetto sull'appendiabiti. Aveva la pelle d'oca, perché c'era tutta quella tensione?
Si avvicinò.

«Dimmi».

Quando fu di fronte a loro, Eren prese un lungo respiro prima di iniziare a parlare: finalmente uno dei tanti pesi che custodiva sarebbe scomparso.

«Io e Levi abbiamo parlato ieri sera», iniziò il castano, premendo un labbro contro l'altro; un gesto che compiva spesso in quel periodo, quasi senza accorgersene. «Non possiamo continuare così».

«Che vuoi dire?», domandò l'autista, non comprendendo il suo discorso astratto, impreciso.

«Niente più bugie».

Dovevano essere sinceri l'uno con l'altro se volevano sperare di rimanere uniti come lo erano prima, Floch questo lo aveva capito.
Il loro rapporto - basato esclusivamente sulla fedeltà verso Eren o il nascondere certe informazioni riservate - non poteva più funzionare.
Era stato un errore dire tutte quelle falsità solo per prolungare l'attesa al dolore, eppure il ragazzo dai capelli rossi era convinto che sarebbe successo ancora, ancora e ancora se fossero tornati indietro nel tempo.

Mosse la testa per accennare, il suo sguardo slittava tra i due - quasi - coetanei di fronte a sé.
Li abbracciò, felice che, nonostante quella grande perdita, fossero riusciti a riappacificarsi.
La lunga settimana di riflessione personale era stata una toccasana per tutti ed ora finalmente avrebbe potuto fare sogni tranquilli.
Eppure c'era qualcosa che non andava, Floch lo sentiva.

Si voltò verso la cucina con le mani nelle tasche: continuare a pensarci non sarebbe servito, tanto valeva mangiare qualcosa.
Mentre aprì il cassetto si sentì invaso da una nuova energia. Non vedeva l'ora di poter tornare ai vecchi tempi: pranzi e cene più allegre, le serate passate sul divano con qualche alcolico tra le mani, i dialoghi demenziali nella limousine...

«Ah, un ultima cosa... io e Levi ci siamo baciati».

Floch si girò verso di lui in sintonia con l'uomo dal taglio militare, occhi spalancati e labbra aperte come a voler dire qualcosa.
I pensieri nella sua mente stavano scattando come macchine, ma dopo le parole di Eren fu come se ci fosse appena stato un incidente in autostrada.
Aprì la bocca, notando immediatamente Levi sgranare gli occhi, arrossire e fissare l'altro con chiaro imbarazzo, ma soprattutto perplessità.
In tutto ciò si accorse dello sguardo di Eren su di lui, in attesa di un commento, un qualcosa.

«Beh, è una... una cosa...», balbettò incerto.

La celebrità strinse un poco gli occhi, impaziente.

«È meraviglioso! Si, davvero...!», esclamò l'autista, un po'troppo a voce alta forse.

Calò un silenzio imbarazzante.

Floch non sapeva quanto fosse somigliante ad un pomodoro, ma la colorazione del suo viso non poteva poi essere così distante dall'immagine che aveva in mente.
Si sentì a disagio, estremamente in soggezione, ma il peggio era che non voleva arrecare alcun tipo di offesa ai due che aveva di fronte.

«Ehm, da... da quant'è che voi due...?»

«Una settimana, sì...»

Ancora silenzio.

𝕋𝕙𝕖 𝔾𝕦𝕒𝕣𝕕𝕚𝕒𝕟 𝕆𝕗 𝔹𝕖𝕣𝕝𝕚𝕟Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora