Era passata una settimana dalla morte di Hannes. L'intervento per il tumore presente nel suo polmone sinistro fu disastroso. Le cellule malate si erano moltiplicate, espandendosi per quasi tutta la cassa toracica; per questo il risultato dell'operazione era stato molto prevedibile.
Tutto questo era accaduto alle prime luci dell'alba del 22 Aprile, sotto stretta richiesta di Hannes stesso.
Quando l'intervento si era tenuto, Eren dormiva profondamente nel proprio letto accanto a Levi. Ogni volta che ci pensava si dava dello stolto, anche peggio.Il funerale si era tenuto due giorni fa, di mattina, sotto un magnifico cedro.
Il dolore che travolse sua moglie fu devastante, fortuna volle che i suoi altri familiari la sostennero come nessun'altro seppe fare, riservandole amore, affetto e sostegno.
I giorni da allora proseguirono monotoni come gocce d'acqua piovana, lasciando che l'evento trascorso fluisse nelle menti di tutti, facendoli riflettere.
Erano molto distanti e taciturni. Non mancavano i pranzi e le cene, tuttavia il silenzio era l'unico discorso che riaffiorava continuamente durante i pasti, struggendo in particolare Levi.Lo osservava con costanza, cercando in quel ragazzo un indizio che gli facesse comprendere il suo stato emotivo, ma sopratutto mentale. Passava la maggior parte del suo tempo nel piano sotterraneo: Aggiustava il mech, eseguiva dei test come da routine...
La prudenza non è mai troppa - aveva detto - i giganti potrebbero attaccare da un momento all'altro, sosteneva.
Erano queste le scuse che utilizzava per giustificare le giornate che passava rinchiuso là sotto.
Non aveva poi tutti i torti. Non erano osservazioni stupide, ma era evidente quanto in realtà volesse solo evitare la presenza degli altri.
Levi si era deciso che quella sera gli avrebbe finalmente rivolto la parola.
Lo tormentava questa situazione. Aveva aspettato una settimana prima di farsi avanti, eppure non si sentiva comunque pronto.
Non voleva peggiorare le cose; il risultato lo spaventava più di qualunque altra cosa, ne era terrorizzato.Prese la spugna sulla sua destra e ci mise del sapone sopra. Poco a poco cominciò a strofinare la superficie fonda del piatto, togliendo ogni possibile sporcizia rimasta.
Un rumore alle sue spalle lo prese alla sprovvista, poiché era talmente preso dai suoi pensieri da non aver notato la figura di Eren che - piu silenziosa che mai - aveva aperto il frigorifero, tirando fuori una lattina energetica.
Quando il manager si voltò, la giovane star era già scomparsa oltre l'angolo del corridoio, pronta a raggiungere la porta di vetro del piano sotterraneo.***
Stanchezza, questa era l'unica parola che il suo cervello era in grado di formulare.
Si ostinava a ruotare la chiave inglese attorno a quel bullone anche se i suoi occhi combattevano con furore per cercare di ottenere il riposo che gli spettava.
Eren era furioso, non voleva sentire ragioni nemmeno dal suo stesso corpo.
Si diede un pizzico, per nulla delicato, sulla guancia destra, provando a svegliarsi grazie al dolore.
Riuscì nell'intento, ma solo per qualche secondo, prima che il bisogno fisico di dormire lo sovrastasse ancora una volta.
Sbuffò, frustrato, buttando l'attrezzo dentro una cassa rossa lì vicino.
Alzò lo sguardo: il piccolo vassoio con tè alla menta e biscotti era sempre lì, pronto per essere deliziosamente mangiato da lui.Lo prese per i bordi ed uscì dalla sala, come aveva sempre fatto. Giunse nella cucina; dunque lo poggiò accanto al lavello del lavandino, soffermandosi qualche istante.
La tazza era ormai fredda, la piccola nuvola di vapore scomparsa, mentre i biscotti erano secchi e duri.
Si sentì male, ma ciò che peggiorò le cose fu il giornale lasciato lì vicino, illuminato dalla luce lunare che penetrava dalla finestra.Una stella è morta. Hannes, ex manager di Kari, ci ha lasciato.
Il corpo si fece ancora più pesante, il respiro lungo, ma irregolare.
Chiuse gli occhi, allontanandosi da quella carta bianco e nera che non si curava di sbattergli la realtà in faccia quando meno se lo aspettava.
La vista del letto matrimoniale nero gli sollevò un poco il morale. Si avvicinò a tentoni, con passi a dir poco pesanti e trascinati. Cadde a peso morto sul materasso, incurante di avere gli stessi vestiti con i quali si era svegliato quella mattina.
Fece risalire le mani, avvicinandole al viso, poi le infilò sotto il cuscino e vi sprofondò una delle due guance.
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𝕋𝕙𝕖 𝔾𝕦𝕒𝕣𝕕𝕚𝕒𝕟 𝕆𝕗 𝔹𝕖𝕣𝕝𝕚𝕟
FanfictionIn un universo alternativo Berlino è circondata da alte mura che proteggono i cittadini dai temibili giganti. Ad infondere sicurezza nella popolazione sono anche i Piloti, giovani appositamente addestrati per guidare i Mech, meccanismi somiglianti a...