MANHUNT

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Una giornata di pioggia accolse Lebon e Molly a New York, la grande mela, la città delle opportunità, una città in cui due ragazzi di  provincia ambivano a soffermarsi definitivametmnte in un futuro prossimo.
L'hotel in cui la coppia avrebbe alloggiato non distava molto dall'aeroporto Kennedy, dove i due atterrarono.
Era un piccolo albergo in una zona periferica frequentata da persone poco affidabili,ma era l'unico hotel ad un prezzo accessibile ai due ragazzi.
Una volta lasciate le valigie in stanza Lebon e Molly vollero aproffitare del buffet colazioni dell'albergo.
Una volta al tavolo, mentre i due organizzavano un vero e proprio planning della città, Lebon, nota che ad un tavolo posizionato dall'altra parte della struttura, c'era un uomo col il volto da esso conosciuto.
L'uomo indossava un cappello molto ingombrante e una lunga sciarpa, fattori che non aiutavano Lebon nel capire chi fosse; così decise, restando vago sui motivi del gesto con Molly, di aspettare che l'uomo, in compagnia di una donna posta di spalle al ragazzo, terminasse la sua colazione e andasse via.
Così fu.
Lebon, con un idea di chi ormai fosse l'uomo, si avvicinò al tavolo dove egli consumò il pasto per leggere il numero di camera dell'ultimo.
Camera 516.
Lebon a quel punto dovette spiegare l'intera situazione a Molly comunicandole anche il suo sospetto.
I due ragazzi a fine giornata decisero di chiamare i loro amici per raccontargli tutto ciò che avevano vissuto.
Erano contenti, euforici e pronti a stappare una bottiglia di spumante acquistata in una delle champagnerie più rinomate di New York.
Terminata la chiamata, la coppia incominciò a ballare nella stanza con i calici ricolmi di vino.
In tarda serata Molly decise di prepararsi l'acqua per un bagno, Lebon, rimasto solo nella stanza sentì bussare alla porta.
Con aria sospettosa, visto che era tarda notte, si avvino' allo spioncino per cercar di capire chi fosse.
Lebon non riuscì intravedere nessuna sagoma, così aprì la porta e li sul pavimento trovo' una scatola con su scritto CAM 516 con un penarello nero indelebile.
Lebon la raccolse e la portò nella sua stanza.
Nel mentre Molly, tornata in stanza, chiese spiegazioni e che cosa ci fosse all'interno della scatola.
Lebon elenca a Molly tutti i sospetti avuti sin dal primo giorno sull'uomo che alloggiava nella stanza 516,e di aver  a quanto pare capito di chi si trattasse.
I due ragazzi aprirono la scatola, e al suo interno c'era un cellulare.
Nel momento in cui presero il telefono arrivo'un messaggio con scritto:
"NON È COME PENSI, MA SE LO PENSI SEGUIMI"
Con una posizione un allegato.
La coppia capì chiaramente che i mittente desiderava un incontro ravvicinato con loro,ma i due erano molto incerti sul da farsi.
Perché tutto così vago?
Perché un luogo d'incontro così insolito, come un vecchio magazzino in periferia?
Decisero di dormirci su e rifletterci l'indomani, magari con l'auito dei loro amici.
Arrivò il mattino, e con se porto anche decisioni difficili da prendere.
Lebon e Molly, subito dopo colazione, chiamarono James, in concomitanza con Jessica per spiegare loro l'accaduto.
Il consiglio del gruppo era di lasciar perdere ed eventualmente uno spostamento di alloggio.
Molly, ancora perplessa, propose un incontro senza la loro presenza. Il suo piano era di recarsi nel luogo del incontro prima dell'ora stabilita, nascondendosi nel  magazzino.
A Lebon tale proposta provava  molto interesse, in quanto volesse capire se l'uomo dell'incontro fosse lo stesso da egli pensato; così si affidò all'idea di Molly sperando nel meglio.
Arrivate le ore 20:00, i due ragazzi, scesero dall'albergo per raggiungere il magazzino, nonché luogo dell'incontro.
Distava circa due ore dal luogo di partenza.
Dopo vari tram e bus presi, i due ragazzi arrivarono a destinazione.
Muovendosi silenziosamente si nascosero dietro una lunga serie di scaffali, vecchi e impolverati.
Rimasero li in attesa per ben tre ore, prima di sentire il rumore di un auto che posteggiava prorpio lì fuori.
Da lontano il suono dei passi si avviciniva sempre più.
I due cercarono di muoversi il più silenziosamente possibile,ma in quei piccoli passi, innavertitamente,fecero  cascare un vecchio bauletto da uno degli scaffali riposti lì dinnanzi a loro.
L'uomo gli scoprì, e con un tono di voce forte e aggressiva gli invitò ad avvicinarsi uscendo allo scoperto.
Lebon e Molly, ormai certi del loro destino, decisero che fosse più saggio fare quello che l'uomo stesse chiedendo.
Così, con aria intimorita, si trovarono di fronte l'uomo della Camera 516 che gli puntava contro una pistola.
Lebon in quell'istante, quando capi'chi fosse l'uomo, avviò una chiamata con James, che dell'altra parte del continente non aveva idea di ciò che stava accadendo.
Rimase lì in attesa,riusciva solo ad ascoltare suoni interrotti, sino al momento in cui non udì il suono di uno sparo e Lebon esclamare: " Detective Forts, perché?".
Li la chiamata ebbe fine.
James, spaventato, tentò più volte di richiamere sia Lebon che Molly, ma non ricevette nessuna risposta.
Così chiamò il resto del gruppo chiedendo di recarsi a casa sua il prima possibile.
I ragazzi una volta giunti da James, vennero a canoscenza di tutto l'accaduto,non sapendo come reagire decisero di attendere per riflettere.

The dagger of iceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora