Josephine
Busso forte alla porta della villetta di Hero. Ci vogliono massimo due minuti prima che mi apra.
È in pigiama, credo. Comunque indossa un qualcosa che pare essere un pigiama: pantaloncini neri lunghi fino alle ginocchia e una maglietta bianca.
Lo guardo con uno sguardo non infuriato, di più. «Buongiorno, Vostra Altezza. Desidera per caso che le prepari un buon caffè? O che le porti una bella cioccolata calda? A lei la scelta» sbraito entrando in casa.
Lui chiude la porta e sbuffa venendomi incontro.«Perchè ci hai messo così tanto?» mi chiede.
«Perché? Perché magari ti ho aspettato per mezz'ora fuori scuola! Mi spieghi perché non mi hai detto che non saresti venuto e che sarei dovuta venire direttamente qui appena uscita? Ci vuole tanto a mandare un messaggio? Mi hai fatto perdere tempo» mi metto a braccia conserte e rimango zitta per riprendere fiato.
Wow, ho parlato stra veloce!
Lui mi guarda spazientito. Ah, è lui quello spazientito? No no, lui è quello che si diverte a farmi perdere la pazienza. E ci riesce benissimo.
«Mi scusi tanto, Madame, ma avevo delle aspettative molto alte sulla vostra intelligenza, e ho pensato che magari non vedendomi fuori scuola avreste intuito da sola che non ero presente. Ma mi sbagliavo.»
Odio il fatto che mi dia del lei. È così irritante, cavolo.
Però poi penso che sono stata io la prima a cominciare...E questo mi da ancora più fastidio perché significa che mi sta copiando. Si, è proprio uno stronzo.
«Ah Ah. Quanto fai ridere. Per fortuna che non mi importa nulla di ciò che ti aspettavi da me, perché anche io mi aspettavo tanto da te, e invece sei... Così» dichiaro, ottenendomi in cambio una risatina.
«Così come? Stronzo? Ah, beh, quello lo sapevo già. Ma se ci mettiamo a confronto, vedi tu chi è quello che ha più amici» mi dice e io sto perdendo la pazienza.
Amici. Ammiro molto il suo coraggio di chiamare i suoi "amici" in questo modo.
«Bè, preferisco avere pochi amici buoni e disponibili anziché avere amici come i tuoi: stronzi cafoni e ignoranti» dico con calma, scostandomi i capelli dalle spalle. Non ho alcuna intenzione di urlare con lui, non più. So che è quello che vuole, perché lui si diverte a vedermi incazzata, ma io sono stronza quanto lui e non gli darò battaglia vinta.
Resta zitto, non sapendo cosa dire, ovviamente. Ma cerca di fare l'indifferente e cambia discorso. «Andiamo ad allenarci o no? Non avevi detto che saresti venuta qui solo per allenarti?» mi dice.
«È esattamente ciò che ho detto. Ma ci terrei a precisare che ho detto anche che non ti avrei rivolto la parola fuori da queste mura... E ora siamo dentro.»
Hero cerca la chiave della palestra e appena la trova la inserisce nella serratura.
«Ti alleni così?» gli chiedo notando che è ancora vestito come quando mi ha aperto la porta. Entra dentro una specie di sgabuzzino che si trova dentro la palestra ed esce con due ginocchiere in mano.
Sgabuzzino. Se ci ripenso mi verrà da vomitare.
«Terra chiama Josephine!» mi fa tornare alla realtà sventolandomi la mano davanti alla faccia.
«Ehm, si... iniziamo.» Mi avvicino a lui e aspetto che mi dica cosa devo fare. «L'ultima volta ci siamo allenati su un po' di tutto giusto per vedere come stavi messa, e devo dire che stai messa molto male.»
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Soulmates |Herophine|
FanfictionAvete presente quando amate alla follia uno sport ma non riuscite a metterlo in pratica? Ecco. Josephine è una ragazza di diciotto anni ed è innamorata della pallavolo. Pratica questo sport da quando aveva dieci anni ma non ha mai ottenuto buoni ris...