Josephine
Sto per chiudergli la porta in faccia, ma lui la ferma in tempo prima che si chiuda.
Mi ci appoggio con tutto il peso per riuscire a chiuderla e lui sembra fare lo stesso dall'altra parte ma con l'intento di aprirla.
«Hero, vattene» lo scongiuro ma lui non molla la presa della porta. «No. Fammi entrare. Non costringermi ad usare la forza per aprire questa porta, Josephine.»
Stringo gli occhi a quelle parole «ah, ci risiamo. Vorresti usare la forza? Di nuovo? Guarda come è andata a finire l'ultima volta che lo hai fatto!» urlo.
Voglio che se ne vada.
«Calmati, era solo un modo per convincerti ad allontanarti da questa porta e lasciarmi entrare» mi dice. «Bè, il tuo tentativo non è riuscito, quindi ora vattene.»
Non lo sento più. Noto anche che la porta è diventata più leggera. Se n'è davvero andato? Bene, mi sento sollevata.
Quando apro la porta per andarmi a sedere sulla sedia a dondolo in giardino, lui si precipita dentro casa.
«Fregata» mi dice e io sbuffo portandomi le mani sulla testa. Sarà impossibile cacciarlo via.
«Hero, ti ho detto se per favore puoi...» lo guardo in faccia e solo allora mi accorgo che ha un occhio gonfio e quasi chiuso. Cazzo.
Chiudo la porta e mi avvicino di corsa a lui, che si è già accomodato sul divano come se fosse casa sua. «Che ti è successo?» gli chiedo posandogli una mano sulla guancia e con il pollice ripasso il contorno del livido attenta a non premere troppo.
Lui mi guarda «niente» mente. Sbuffo e poi mi prende un attacco di panico «hai fatto a botte? Con chi? Oddio... Con tuo padre? Sta bene?» gli chiedo respirando con fatica.
Lui inarca le sopracciglia e mi guarda divertito. «No. Non ho fatto a botte con mio padre, sei matta? Ultimamente sta passando tutte le sue giornate libere con la sua nuova donna, quindi lo vedo a stento la sera tardi quando torna se non sono già andato a dormire.»
Sta facendo di tutto per evitare di dirmi con chi ha fatto a botte. Sono molto felice che George stia uscendo con quella donna... Paola, mi pare che si chiami. Comunque, gli farà bene. Vuol dire che sta cercando di superare un ostacolo che gli impedisce di andare avanti.
Sto per domandargli come va con questa nuova donna, se l'ha conosciuta e se gli piace. Ma so che questo è il suo piano: vuole farmi cambiare argomento per non dirmi chi gli ha fatto quel livido.
«E allora con chi?» gli chiedo e lui alza gli occhi al cielo «con Felix.»
Il mio cuore perde un colpo. Oh no... Per tutta questa settimana dove non ci siamo visti è uscito di nuovo con il suo gruppetto di amici falsi che vogliono solo il peggio per lui?
La vera domanda però è: Hero ci tiene davvero a diventare una persona migliore?
«Perché?» sussurro e lui abbassa lo sguardo «non lo so, Josephine. Forse perché magari mi hai ignorato per tutta la settimana e io non sapevo cosa fare?»
Il mio cuore perde altri due colpi. «Come ti permetti a venire a casa mia e parlarmi così? Ti pensi che mi sia piaciuto ignorarti per tutta la settimana? No. E poi non ti ho ignorato, ho solo passato sette giorni su sette a casa mia a piangere come una disperata per colpa di quella che pensavo fosse la mia migliore amica! Ti avevo avvertito che mi sarebbe servito tempo per riprendermi, e questo tempo non è ancora finito.»
Lui si alza dal divano e cammina avanti e indietro. «È proprio qui che sbagli. A me dispiace da morire che tu stia male, e avrei voluto aiutarti.»
Non riesco a capire ciò che mi sta dicendo. «Bè... Comunque, non vedo il motivo perché tu debba uscire con delle persone che ti fanno del male, Hero.»
Lui si ferma e mi guarda. Ho capito che non stiamo parlando della stessa cosa. «Ok, si. Infatti l'unica persona vera che ho nella mia vita sei tu. Ma tu non ci sei stata per tutta la settimana, io ti ho chiesto se potevo aiutarti e tu mi hai detto di lasciarti spazio. Quando però stavo male io, ti ho permesso di consolarmi e di aiutarmi...»
Le sue parole sono dolci. È questo il mio difetto: aiuto le persone quando stanno male, ma quando sto male io mi chiudo in me stessa e non mi faccio aiutare da nessuno per paura di annoiarlo con i miei problemi.
«Mi dispiace di non averti permesso di aiutarmi, ma non riesco a farmi aiutare quando sono triste. Io riesco a farlo con gli altri, ma se io sono triste non riesco a permettere a nessuno di consolarmi. È un difetto che ho, punto.»
Lui si siede sul divano affianco a me. «Devi capire che certe persone è meglio perderle che trovarle. Sam è stata una vigliacca, ha rinunciato alla vostra amicizia perché evidentemente non ci teneva. Ma è questo il bello, no? Ti sei tolta una persona falsa dalla tua vita, e ora sei circondata da persone che ti amano e che ti vogliono bene veramente» mi dice.
Io sorrido «e tu faresti parte di queste persone?» lo prendo in giro e lui ride con me «io sono il primo.»
Vorrei baciarlo.
Gli sorrido. Il primo sorriso della settimana.
«Mi sei mancato» gli dico senza riflettere.
«E tu sei mancata a me.»Sorrido e prendo il telecomando giusto per fare qualcosa. La situazione si stava facendo troppo intensa e mi aspettavo che mi baciasse o qualcosa del genere, invece non lo ha fatto.
«Che fai?» mi chiede e io gli mostro il telecomando «continuo a fare quello che stavo facendo prima che arrivassi tu.»
Prende il telecomando dalle mie mani e lo lancia dall'altra parte del divano. «Che stai-» mi fa sdraiare con lui sul divano e si posiziona sopra di me.
Senza riflettere apro le gambe e lui ci si piazza in mezzo. «Hai presente quando ho detto che volevo aiutarti?» mi chiede iniziando a baciarmi sul collo. Un brivido mi percorre per tutto il corpo e d'un tratto sento caldo... Molto caldo.
Solo ora capisco cosa intendeva con "aiutarti." E si, voglio che mi aiuti.
Tutti i pensieri tristi che avevo fino a poco fa svaniscono. Ora nella mia testa c'è solo lui.
Non so cosa stiamo per fare, ma il solo pensiero che stiamo per fare qualcosa mi fa venire le farfalle nello stomaco. Voglio fare qualunque cosa con lui. Ho voglia di risentire le sue labbra sulle mie da quando l'ho baciato quella sera. Ma non l'ho mai ammesso.
«Allora?» mi riscuote dai pensieri e io annuisco. Dopo altri due baci sul collo mi guarda e mi posa un bacio sul mento e poi uno sul naso. «Bè, voglio aiutarti ora.»
Spazio autrice:
Ehi, come va? Per fortuna ho due ore di buco e non ci sta la video lezione. Quindi, cosa fare in queste due ore libere? Aggiorno, ovviamente!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Tranquilli, presto torneranno ad allenarsi a pallavolo, e forse da dopo questo capitolo non si alleneranno solo a quello... 🙃
Aggiornerò presto!
Vi voglio bene❤️
~Alessia✨
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Soulmates |Herophine|
FanfictionAvete presente quando amate alla follia uno sport ma non riuscite a metterlo in pratica? Ecco. Josephine è una ragazza di diciotto anni ed è innamorata della pallavolo. Pratica questo sport da quando aveva dieci anni ma non ha mai ottenuto buoni ris...