Chapter 6.

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«Che fai sorellina?»
Tom interrompe i miei pensieri, è di ottimo umore stranamente.

«Nulla, sto solo cercando di capire se davvero una persona può essere uguale ad un altra...»

«A chi ti riferisci esattamente?» Non posso dirgli di Harry, tanto meno di Bruce visto che è il suo migliore amico. Com'è possibile che mio fratello non conosca Harry Johnson? Cioè è incredibile.

«Sei parecchio strana ultimamente Michelle.»

«Non è affatto vero, l'università forse mi mette un po' d'ansia questo si!» Sbuffo e alzo gli occhi al cielo, nel frattempo mio fratello esce dalla tasca una piccola scatola.

«Dovevo darti questa cosa da molto tempo, so che sono stato uno stronzo ultimamente ma voglio che tu sappia una cosa Michelle, io non ti odio e tanto meno ti disprezzo.
Ho sempre pensato che la figlia perfetta fossi tu, mentre io non faccio altro che dare problemi alla nostra famiglia, ma il punto è che non do la colpa a te della separazione dei nostri genitori.» Sorrido e lo abbraccio, volevo sentire queste parole da così tanto tempo che quasi non ci credo.
Mi basta la sua sincerità, il suo affetto.

Vorrei che fossimo ancora una famiglia come quando ero bambina.
Ma è solo un lontano ricordo ormai, penso e spero che un giorno tutto possa tornare alla normalità, magari mi sbaglio però mi piacerebbe vedere tutta la famiglia al completo.

«Allora cosa c'è dentro la scatola?»
Tom l'apre e vedo subito una collana con il sole e la luna insieme, è davvero bella.

«Ti ricordi quando al tuo compleanno avevamo litigato? L'ho comprata quel giorno stesso, ma ero troppo orgoglioso per dartela quindi...»

«Hai aspettato il momento giusto per farlo? Sei prevedibile caro fratellino.»

«Girati.» Alzo i capelli e la collana combacia perfettamente con il mio collo, mi piace questa unione del sole e della luna.
Proprio come me e mio fratello, diversi ma pur sempre uniti.

«Adesso devo andare Michelle, esco con Bruce e un altro ragazzo che ho conosciuto recentemente...»

«Chi?»

«Nessuno che tu debba conoscere tranquilla.» Il suo essere così iperprotettivo mi manderà in tilt il cervello prima o poi.

«Allora a dopo, ti voglio bene!»

«Anche io, forse.» Gli faccio il dito medio mentre chiude la porta della mia stanza, mi appoggio al cuscino e prendo il notebook.

Digito il nome della mia università, voglio avere più informazioni.
O forse in realtà voglio solo vedere qualche foto di Harry, dovrei decisamente smettere di pensarlo.

Chiudo tutto, non voglio davvero che la mia mente si blocchi sull'immagine del suo bellissimo viso, devo smetterla.

Mangio qualcosa perché il mio stomaco brontola più del solito, quindi cucino qualcosa.
Accendo la tv e faccio un po' di zapping fra i vari canali, cerco costantemente una serie tv da iniziare visto che le ho finite tutte.

«Niente sono troppo annoiata oggi...»
Ripeto tra me e me, mi alzo per vedere se i pancake che ho preparato sono pronti.

«Ma adesso chi è?» Suonano alla porta proprio nei momenti peggiori, sono davvero in condizioni impresentabili però che posso farci?
Preferisco stare comoda a casa.

Apro la porta e mi trovo davanti i suoi occhi color smeraldo, sembra preoccupato e arrabbiato allo stesso tempo.

«Harry? Come hai fatto a-?»

«Posso entrare Michelle? Dobbiamo parlare.» Gli faccio cenno di sì con la testa e chiudo subito la porta.

"Mi spieghi che succede?»

«Ero con Bruce qualche minuto fa, ho conosciuto anche tuo fratello.»

«Non sapevo ci fosse anche lui, perché sei venuto qui?»

«Abbiamo avuto una rissa e tuo fratello è in ospedale, penso di essere l'unica persona che ha il diritto di dirtelo.» Non riesco a credere a quello che dice, mio fratello ha avuto una rissa? Non è proprio da lui, perché sta diventando esattamente l'opposto di com'è davvero?
O almeno quello che penso di conoscere io stessa.

«Devi assolutamente portarmi lì Harry, non dirmi di no perché devo vedere Tom.»

«Non se ne parla Michelle, non posso portarti li perché so benissimo che avresti una reazione esagerata.»

«Hanno preso mio fratello a botte, tu pensi che debba stare calma? Sei matto.» Lo supero e vado verso la porta, non importa se ho la felpa e i pantaloni del pigiama, raggiungerò quell'ospedale.

«Non posso lasciartelo fare Michelle, sei sotto la mia responsabilità!»

«Chi sei mio padre adesso? So badare benissimo a me stessa.» Harry non mi lascia andare, sono già furiosa e ci si mette anche lui?
Non ci conosciamo nemmeno così bene, pensa di avere tutto questo potere su di me?
Si sbaglia di grosso.

«Perché devi essere sempre così testarda?»

«Io ci vado, vaffanculo tu e il tuo essere iperprotettivo del cazzo!» Lo lascio lì davanti la porta di casa, non importa se dovrò prendere la metropolitana o qualsiasi altro mezzo per raggiungere l'ospedale ma so di essere capace di fare qualsiasi cosa.

Per fortuna che sono abituata a camminare a piedi di notte, anche se l'atmosfera non è delle migliori.
Spero di arrivare in fretta in quel dannato posto, Tom ha bisogno di me.

«Michelle! Aspetta per favore, non posso rincorrerti sempre!»
Harry mi raggiunge col fiatone, non mi fermo per niente al mondo.

«Andiamo con la mia macchina? Per favore Michelle guardami!»
Urla per farsi sentire ma ho già svoltato l'angolo, pensa davvero che seguirò ordini come se fossi il suo cane?

Non se ne parla.

La strada buia non è così tranquilla come speravo, Harry mi ha chiamato più di 10 volte e io non ho risposto a nessuna delle chiamate.
Non mi sento in colpa per niente, so di dover chiedere scusa però.
Lui non meritava il modo in cui l'ho cacciata via, ma è solo quando si tratta di lui che non ci capisco più niente.

«Hey bellezza, che fai da sola a quest'ora? Vuoi un passaggio?» Vado dritto senza fermarmi, la voce di quell'uomo per fortuna è sempre più lontana. «Sto parlando con te ragazzina!» Cazzo, e adesso?
Può essere chiunque, un barbone o addirittura un uomo armato di pistola che vuole derubarmi. «Dai voglio solo conoscerti.»

Mi muovo più velocemente, per fortuna entro in un supermarket aperto a quest'ora, resto lì fino a quando non vedo l'uomo che svolta l'angolo.
Finalmente.

𝐌𝐢𝐜𝐡𝐞𝐥𝐥𝐞 |𝐇.𝐒|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora