[LEXA]
Il tempo è un mio strano e fastidioso compagno ultimamente.
Le ore e i giorni che passano sembrano non lasciare molta traccia su di me, e i miglioramenti che Anya mi aveva assicurato tardano ad arrivare.
Certo, ora non mi addormento più in continuazione, e non mi sento spossata al solo tirarmi su dal letto per mangiare, ma non è abbastanza.
La memoria non torna e io sto impazzendo.
Perché non ricordo nulla?
Mi scosto i capelli con la mano in un gesto meccanico, ma quando la mia mano sfiora la parte posteriore del mio collo, una fitta di dolore mi fa sobbalzare.
Ho l'istinto di chiudere gli occhi ed è di nuovo come il primo giorno.
Un flash.
Un lamento lontano.
Buio.
Riporto la mano al collo e la ripasso nuovamente sul punto che mi ha fatto male.
Ma ora, a parte la fitta di dolore, non vedo nulla.
Decido di azzardare una camminata fino al bagno. Non è complicato, mi dico, ci sono andata un sacco di volte da quando mi sono svegliata.
È vero, però venivo sorretta dalle braccia forti e muscolose di Anya.
Però ora lei non c'è, e io sento di non poter aspettare. E se c'entrasse con la mia vita di prima?
Mi faccio forza e aiutandomi con la sedia di Anya vicina al mio letto, mi metto in piedi.
Perché tutto si muove?
Azzardo un passo trascinando la sedia con me.
Sono ancora in piedi.
Ne azzardo un altro, e poi un altro, e uno ancora. Dopo qualche faticoso minuto sono quasi arrivata. Mi allontano di un paio di passi dalla sedia che mi ha sorretta fino ad ora, per arrivare alla porta del bagno.
Non riuscirò mai ad entrarci con anche la sedia. Stupido bagno, smettila di girare in tondo!
Arrivo al lavandino e mi specchio.
Così saresti tu Lexa?
Due grandi occhi verdi mi guardano, ma non sembrano riconoscermi un granché.
D'istinto alzo una mano per posarla sulla mia guancia e il riflesso sullo specchio mi mostra ogni centimetro della mia faccia come fosse la prima volta che la vedessi.
Le dita passano distratte sopra un paio di labbra piene e soffici.
Un flash.
Due labbra morbide e sensuali si posano sulle mie. Un lamento lontano.
Buio.
Rimango imbambolata a fissarmi allo specchio per qualche secondo, prima di ritornare in me.
Quindi baciavo qualcuno nella mia vita passata. Chissà chi sei.. Chissà se mi stai cercando.. Chissà se almeno tu ricordi.
Di colpo il mio corpo comincia a tremare.
Mi sento debole. Devo raggiungere il letto, ma come provo a voltarmi verso la porta del bagno, mi ritrovo stesa sul pavimento.
"Lexa!" sento urlare.
Vagamente mi sembra di vedere Anya.
Poi è di nuovo tutto buio.
Apro gli occhi e mi ritrovo di nuovo a letto con una pezza bagnata sulla fronte.
Le orecchie sono avvolte da un brusio fastidioso che mi fa sentire tutto ovattato. La testa mi fa male. Provo ad alzarmi per sedermi.
"Si brava, alzati ancora dal letto mentre non ti sto guardando, così magari stavolta cadi nel fuoco del camino!", ringhia Anya.
Ovviamente è arrabbiata.
C'era da aspettarselo in fin dei conti.
Ha una sorta di spirito protettivo verso di me.
"Cercavo solo di andare in bagno..", dico deglutendo per la secchezza della mia gola.
Anya si avvicina a me con un bicchiere d'acqua fresca. Posso vederne la condensa anche da qui. "Bevi piano è ghiacciata!", ringhia di nuovo.
Alzo gli occhi al cielo.
Non sono una bambina di due anni!
Bevo con gusto il mio bicchiere d'acqua e sospiro compiaciuta per il sollievo che sento alla gola.
Il mio stomaco brontola.
Ho fame.
"Ma bene.. qualcuno è affamato qui..", mi guarda in tralice e finge una faccia arrabbiata.
Scoppio a ridere.
Non so perché, ma ha una faccia così buffa quando si arrabbia.
È la prima volta da quando mi sono svegliata in questo posto che rido.
Anya non resiste e si unisce a me nelle risate.
Dopo qualche minuto ci calmiamo e mi sento meglio.
"Vuoi provare a venire a tavola per cena? Te la senti?", mi chiede.
Annuisco, e stavolta aspetto che sia lei ad alzarmi di peso dal letto.
Anya ha preparato uno stufato di cervo.
Credo di averlo finito in due minuti.
Lei mi guarda compiaciuta e mi chiede se ne voglio dell'altro.
Annuisco e soddisfatta lei mi riempie di nuovo il piatto.
"Era buonissimo..", azzardo.
"Beh.. è cibo..", sminuisce.
Da quel poco che ho imparato a conoscerla, Anya è una restia ai complimenti.
È una persona a cui piace la compagnia altrui, ma che non disprezza la solitudine.
"Anya, siamo sole in questo posto?", domando.
La sua faccia s'incupisce.
"Ci sono gli erranti.. ma è gente pericolosa.. meglio starci alla larga..", sentenzia.
"Gli erranti?", chiedo.
"Non so come si chiamino in realtà.. non sono andata a chiederglielo di persona.. gli ho dato io quel nome".
Rimango in silenzio per un po', ma poi la curiosità ha il sopravvento e domando di nuovo.
"E a parte gli erranti non c'è nessun'altro? Come te e me, intendo".
È avvolta nei suoi pensieri.
Mi chiedo se ha realmente sentito la domanda che le ho fatto.
"C'è Gustus.. ma non lo vedo da quando ti abbiamo trovata al confine con la foresta.. io sono tornata indietro per curarti, mentre lui ha continuato la missione..".
"Quale missione?" le chiedo.
"Avevamo deciso di percorrere tutto il perimetro della città di luce per vedere fino a dove si estendeva.. e per cercare altri come noi..", si azzittisce.
"Ma non ho sue notizie da quattro mesi ormai".
Deglutisco.
Mi sento in colpa e non so nemmeno il perché.
"Anya.. chi sono io?".
"Sei Lexa, te l'ho già detto".
Mi guarda di sottecchi.
Come fa a leggermi dentro e capire quando mi gironzola qualcosa per la testa?
"Perché me lo chiedi?".
Ho paura di dirle quello che mi succede.
E se fossi matta?
Mi faccio forza e provo ad articolare qualche frase. "Io.. io ogni tanto ho dei flash nella mente.. non so se sono ricordi o sogni, però mi spaventano".
Le racconto di ciò che vedo ogni volta.
Le parlo di quando mi sono toccata il collo stamattina e del perché volevo arrivare al bagno.
Lei sospira leggermente.
Si alza.
Prende due bicchieri e li riempie di un liquido nero. Me ne offre uno.
"Sta attenta è molto forte".
Avvicino il bicchiere al naso e credo di essere sul punto di svenire nuovamente da quanto è forte quel liquido.
Lo allontano un po'.
Provo a berne un sorso e ho la netta sensazione di bruciare dall'interno.
Tossisco.
"La nostra gente lo chiama 'l'Artiglio di fuoco'.. credo tu abbia capito da sola il perché..", dice azzardando un sorriso spento.
"La nostra gente..", ripeto mentre scorro distrattamente le dita sul bordo del bicchiere.
Anya mi scruta per qualche secondo, poi inizia a parlare.
"Il tuo nome è Lexa, questo te l'ho già detto.. quello che non sai ancora è il perché ti trovi qui.. non so se quello che ti dirò ora è ciò che cerchi, ma è l'unica cosa che posso offrirti per fare un po' di chiarezza nella tua testa vuota..".
La guardo e annuisco in segno di assenso affinché che continui.
"Anche io, come te, un giorno mi sono svegliata in questo posto. Non sapevo dove fossi, ma capii ben presto che era un luogo di cui diffidare.. Qualche giorno dopo essermi svegliata ero entrata in questa topaia per cercare del cibo.. Mentre rovistavo in cucina sentii delle urla venire dalla strada.. Fu lì che vidi gli erranti per la prima volta.. Trascinavano un uomo ferito, e potevo sentire le sue urla di disperazione mescolarsi con le loro risate..", un brivido la percuote al ricordo di quell'uomo.
"Dopo qualche settimana, mentre ero in esplorazione mi sono imbattuta in Gustus.. anche lui si era appena svegliato.. e fu lì che capii..", il suo sguardo si abbassa e diventa triste.
"Cosa?", domando avida di sapere.
"Che ero morta..".
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Can you love me, again?
FanfictionQuesta storia l'ho scritta nel 2016 ed inizia dove tutto il nostro mondo clexa va a morire, ovvero dopo gli avvenimenti della 3x09.. La pubblico anche qui su Wattpad, dopo averla pubblicata tempo addietro su altre piattaforme. Riuscirà Clarke a sopp...