Promesse

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[LEXA]

Il nostro ennesimo giorno di vagabondaggio per queste terre, sta per cominciare.
Ormai è passato un mese da quando abbiamo abbandonato la casa che ci ospitava.
Abbiamo abbandonato quasi del tutto la città, o quel che ne restava, e ci siamo addentrati maggiormente nel bosco, per terminare la prima tappa della missione, ovvero percorrere il perimetro di questo posto e capirne le reali dimensioni.
Ci mancano ancora quattro, forse cinque giorni di cammino, e dovremmo ritrovarci nel punto in cui tu hai detto di aver visto Gustus la prima volta.
Hai parlato di una casa enorme poco distante da lì, e ho come la netta sensazione che finiremo col cacciarci nei guai, cercando di avvicinarci per capire di che diavolo si tratta.
Hai detto di aver visto gli erranti entrare in quella casa, e che molto probabilmente potrebbero esserci innocenti tenuti prigionieri.
Mi dispiace davvero per loro, ma non mi attira per niente l'idea di andare in un posto sconosciuto e chiaramente pericoloso, senza conoscerne i punti deboli e come sfruttarli a nostro favore.
Ma tant'è, tu e Anya sembrate finalmente andare d'accordo su qualcosa, e Gustus seguirà la donna che ama ovunque lei vada.
E io?
Chi voglio prendere in giro?
Anche io non ho intenzione di allontanarmi da te.
Non so come mai, ma da quando ti ho ritrovata, ho cominciato a ritrovare sprazzi di memoria perduta. Mi è capitato altre due volte di perdere conoscenza da quella sera in cui ho ricordato la mia Ascensione. Ed entrambe le volte altri ricordi sono riaffiorati nella mia mente.
Uno in particolare mi ha turbato più di quanto mi aspettassi.
Stavamo andando in guerra.
Eravamo schierate con il nostro esercito davanti ad una grande porta circolare.
Potevo sentire il mio cuore pompare adrenalina nelle mie vene a ritmo forsennato.
Mi sentivo invincibile con te al mio fianco.
Poi degli spari mi hanno allontanata da te, e quando sono tornata, avevo già compiuto il mio tradimento. Ho messo davanti a te la salvezza del mio popolo.
Ho tradito la persona che poco prima avevo lasciato entrare nel mio cuore.
Capisco perché ora reagisci così, Clarke.
Capisco perché mi tieni lontana da te, dopo che ti ho spinta via.
Dopo il bacio che ci siamo scambiate quella notte. Non faccio altro che ripetere sempre gli stessi errori. Non faccio altro che farti del male.
Qualsiasi cosa faccio o non faccio, riesco solo a procurarti altro dolore.
Ti guardo mentre ancora dormi.
Sei avvolta in un bellissimo mantello rosso.
Il tuo respiro è leggero.
Posso vedere le nuvolette di fumo che fuoriescono dalle tue labbra socchiuse, fin da qui.
Sei rannicchiata in posizione fetale.
Sei così bella quando dormi.
Tutte le angosce e le preoccupazioni che ti porti dietro, spariscono dal tuo viso, e rimani semplicemente tu.
Sei di una bellezza quasi crudele, Clarke.
E mi fai male, mi fai male da morire.
Sento una fitta al petto ogni volta che i tuoi occhi si posano su di me.
Qualcosa nel mio stomaco si muove, ogni volta che mi sfiori o mi parli.
Un calore, che credevo dimenticato, mi riscalda al solo starti accanto.
È questo che provavo per te?
O c'è di più?
È questo ciò che tu chiami amore?
Anya e Gustus sono andati via prima dell'alba.
A caccia.
Anya mi ha fatto promettere di non cacciarmi nei guai, con te.
Ha uno strano modo di preoccuparsi di me.
Cosa potresti mai farmi?
Per tutti questi giorni ti sei limitata a parlarmi solo lo stretto necessario.
Hai preferito fare turni di guardia con Gustus e Anya, piuttosto che con me.
A volte ti ho sorpresa a fissarmi, quando pensavi che non me ne accorgessi, ma appena provavo a ricambiare lo sguardo, ti giravi dall'altra parte senza più voltarti.
Lo so che non deve essere facile per te tutto questo. Vorrei davvero poter ricordare ogni cosa.
Ritornare quella Lexa che tanto ami e non questo sacco vuoto che sono ora.
Vorrei poterti donare quell'amore che tanto mi chiedi, ma come posso donarti qualcosa che non conosco più?
La neve sembra aver deciso di intraprendere questo viaggio insieme a noi, visto che periodicamente ci segue e come una fedele compagna, non fa mancare mai la sua presenza per troppo tempo, e ritorna insistente ad imbiancare tutto e a renderci più faticoso il cammino.
Ti vedo rabbrividire.
Mi alzo e mi avvicino a te.
Ti copro con la coperta che ho usato per dormire.
Ti rannicchi ancora di più appena senti la coperta pesarti sul corpo.
Mi perdo a guardarti un secondo di troppo, e le mie orecchie sentono un sussurro uscire involontario dalle tue labbra assonnate.
"Lexa..".
È la prima volta che pronunci il mio nome senza caricarlo di dolore, di rancore, di tristezza.
Questa volta ha il dolce suono di tutta la tenerezza, di tutta la dolcezza, di tutta la delicatezza di cui sei capace.
La mia mente viene rapita da quel dolce suono, e non riesco a fare a meno di toccarti.
Scosto una ciocca di capelli dal tuo viso e la sistemo dietro al tuo orecchio, lasciando la mia mano sulla tua guancia.
Ti volti leggermente, senza rendertene conto. Rimango a guardare le linee soffici del tuo viso.
La fossetta appena pronunciata sul tuo mento.
Le tue labbra.
Sento il bisogno di toccarle subito.
Di baciarle.
Di farle diventare una cosa sola con le mie.
Ho il petto in fiamme a causa della velocità con la quale il mio cuore batte in questo momento.
Come è possibile che tu non ti accorga di nulla?
Non lo senti questo cuore disperato, Clarke?
Non lo senti questo martellare continuo accanto a te?
Faccio scivolare il mio pollice sulle tue labbra, e tu le socchiudi ancora un po'.
Resisto ancora per qualche secondo, poi abbasso il mio viso e lascio che le mie labbra sfiorino le tue. Un'esplosione mi incendia il petto.
Una scarica di elettrica felicità mi irradia il corpo.
Assaporo leggermente le tue labbra ancora per qualche istante, poi mi allontano.
Ti guardo.
Tu ti stiracchi e allunghi una mano verso di me, colpendomi il braccio.
Sono presa dal panico.
Come spiego la mia presenza a pochi centimetri da te, ora?
"Lexa?" mi chiedi, ancora assonnata e totalmente confusa dalla mia presenza ravvicinata.
"Scusa.. io.. è solo che..".
Lexa inventanti qualcosa!
Ti alzi e sei seduta a pochi centimetri da me, e continui a fissarmi perplessa.
"Lexa cosa succede?", sbuffi.
"Nulla.. davvero.. è solo che.. insomma.. Anya e Gustus sono andati via prima dell'alba e non sono ancora tornati..".
"Credi gli sia successo qualcosa?", ti allarmi subito. "No.. io.. beh.. è che..".
Perché cavolo non riesco più a parlare, ora?
"Tu cosa?", mi chiedi esasperata dalle scarse sillabe che riesco a far uscire dalla mia bocca.
"Mi chiedevo se ti andava di allenarmi..", dico tutto d'un fiato.
"Allenarti?", domandi scettica.
"Si beh.. potrei farlo da sola.. ma con qualcuno che mi dice dove sbaglio e mi corregge è meglio..".
"Io sono una frana con la spada, Lexa.. Noi usiamo le pistole..", ammetti.
"Ah.. okay.. scusa, è solo che ho visto che hai una spada e credevo fossi capace di usarla..".
Ti fai triste.
Di nuovo.
Prendi la spada e me la porgi.
"In realtà.. questa spada è tua.. l'ho rubata prima di scappare da Polis..".
"Mia? wow.. è.. è bellissima.. Posso provarla?", ti chiedo.
"Beh, è tua.. non mi devi chiedere il permesso..", sorridi.
È la prima volta che mi regali un sorriso da quando abbiamo intrapreso questa missione un mese fa.
Ti guardo e cerco un modo per sdebitarmi.
Poi un lampo mi attraversa la mente.
Corro al mio giaciglio e rovisto nella mia bisaccia. Prendo il quadernetto che mi ha regalato tua madre e te lo porto.
Lo riconosci appena lo vedi.
"Tua madre me lo ha dato l'ultima volta che ci siamo viste.. avevo riconosciuto una cosa al suo interno, e tua madre me lo ha lasciato pensando che potesse aiutarmi..".
Lo sfogli con voracità.
Leggi e rileggi le sue note in modo avido e frenetico. Credo tu riesca a sentirla in qualche modo più vicina a te, attraverso la sua calligrafia.
Poi ti fermi, quando vedi cambiare scrittura.
Di colpo mi maledico.
Ho scritto anch'io su quel quadernetto.
Ho scritto di questo posto.
Ho scritto di come mi sentivo.
Ho scritto di te.
Delle tue labbra.
"Scusa.. non volevo scarabocchiare il libro di tua madre, è solo che ogni tanto scrivevo..".
"Posso.. posso tenerlo?", mi chiedi.
Annuisco appena, anche se un'ombra di paura mi attraversa il corpo.
"Posso leggere ciò che hai scritto?", domandi curiosa.
Cerco di deglutire, ma qualcuno deve avermi rubato tutta la saliva, perché la mia gola è totalmente secca.
"Ehm.. o-okay.. io.. però.. cerca di capire.. sono solo i pensieri di una mente vuota..", cerco di giustificarmi.
"Tranquilla Lexa.. ti prometto che non mi arrabbierò per quello che leggerò.. okay?", mi fai l'occhiolino.
"Okay..".


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