Sacrificio

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[CLARKE]

Il sangue scende copioso dalla mia schiena.
Il mio corpo trema.
Non so più distinguere se sta tremando per il dolore continuo o se è perché ormai sono allo stremo delle forze.
Uno schiaffo in piena faccia mi impedisce di lasciarmi andare.
Mi costringono ad aprire gli occhi.
Le braccia mi fanno male.
Non riescono più a sorreggere il peso del mio corpo, e i polsi lacerati sono una continua fonte di dolore, che si alterna soltanto alle ferite sulla schiena.
"Perché ti ostini al silenzio, Clarke? Devi solo dirmi dove si trova, e sarai libera..".
La sua stessa voce ormai è motivo di dolore in me.
Non la sopporto più.
Quella calma mal celata.
Quell'accondiscendenza falsa, è un continuo conato di vomito dentro di me.
Che fine hai fatto, Raven?
Perché non hai lottato?
Perché non hai resistito?
Il mio occhio gonfio non mi impedisce di vederla mentre si avvicina.
Mi scruta.
Mi sta studiando.
Sta cercando di capire qual è il mio limite massimo.
Sta cercando il mio punto di non ritorno.
Si avvicina ancora di qualche passo.
Mi prende per i capelli.
Un lamento mi sfugge dalle labbra rotte, per la sberla di poco fa.
Vedo spuntarle quel suo sorrisino compiaciuto di sempre.
È un attimo.
Neppure mi accorgo realmente di ciò che sto facendo.
Sento solo che devo a tutti i costi liberarmi di quest'ondata di odio che mi sta salendo.
La guardo ancora un secondo e poi le sputo in faccia.
Alza il braccio e si asciuga con la manica della maglia.
Mi guarda.
Questa volta non c'è l'ombra di un sorriso sul suo volto.
È puro e semplice odio.
"Legatela al tavolo..".
Nel giro di pochi minuti mi ritrovo sdraiata supina, con la schiena che urla il suo dissenso ad ondate di dolore acuto, e legata mani e piedi.
La vedo mentre mi gira attorno, studiandomi.
Molto probabilmente sta cercando l'unico centimetro di pelle non ancora devastato, per cominciare da lì le sue nuove torture.
Ad un certo punto la vedo voltarsi e armeggiare con qualcosa appoggiato ad un tavolino più piccolo, non molto lontano da me.
Si gira.
Ha tra le mani quella che sembra una copia esatta del chip.
"Questa pillola, è in grado di farti sentire meglio, Clarke.. niente più dolore.. niente più sofferenze.. solo pace.. dimmi dov'è, e ti darò la pillola..".
La guardo con l'unico occhio sano che ho, visto che l'altro si è chiuso per il troppo gonfiore.
Non emetto un suono.
Come sempre.
È l'unica arma che ho contro di lei.
Il mio silenzio.
Ed è l'unica arma che riesce ad andare a segno in quella sua calma apparente.
Devastandola.
Perché più di ogni altra cosa lei vuole quel chip.
E finché io tengo al sicuro te, lei non lo avrà mai.
Vedo la sua espressione farsi ancora più crudele.
Si volta a prendere qualcos'altro dal tavolino.
"Visto che non sei ancora stufa di giocare, allora giochiamo..", soffia.
Un coltello si avvicina al mio braccio.
Sento la carne lacerarsi.
Sento il sangue fuoriuscire e accarezzarmi il braccio. È strano come il suo calore, mi ricordi quello delle tue mani.
Perfino in questo momento, in cui il dolore è l'unica cosa che sento realmente, tu sei presente.
Sei dentro di me.
Sei come una stella che brucia ininterrottamente dentro di me, e che con il suo bagliore mi tiene ancorata ad una flebile speranza, mentre il buio più totale m'inghiotte.
Il suo gioco va avanti per quasi dieci minuti.
Ha seminato tagli sulle braccia e sulle gambe.
Ma è furiosa, perché mi ostino a non parlare.
Poi all'improvviso qualcosa cambia.
I suoi occhi vengono attraversati da un lampo di terrore.
Delle urla arrivano da fuori.
Si volta e ordina ai suoi uomini di difendere la casa.


[LEXA]

Il primo cadavere cade ai miei piedi senza che abbia il tempo di guardarlo negli occhi.
Un tonfo sordo e poi morte.
La bestia sta ruggendo.
Sa che il momento è arrivato.
Ormai ci hanno avvistati e non ci mettono molto ad arrivare.
Anya e Gustus sono ai miei fianchi.
Non vorrei nessun'altro al mio fianco, in questo disperato tentativo di portarti in salvo.
Ora so, che se anche io dovessi fallire, loro ti terranno al sicuro da tutto.
Perfino da me stessa.
Mi volto velocemente a guardarli.
Lo stesso sorriso sul viso di entrambi.
Lo stesso sguardo eccitato.
"Ora ci divertiamo sul serio.." urla Anya, facendomi l'occhiolino.
"Ricordatevi, la priorità è Clarke.. senza di lei, non c'è missione..", rammento.
E poi, è solo caos.
Libero definitivamente la bestia furiosa che dimora in me, e tutto si svolge come a rallentatore.
Vedo chiaramente dove colpire, ancora prima che il nemico di turno me ne offra la possibilità.
Tre uomini accorrono contro di me.
Sono grossi e impacciati nei movimenti.
Mi lancio sul primo, facendo cozzare la mia spada contro la sua, e tagliandogli di netto il braccio con la tua.
Mi giro su me stessa, e con entrambe le spade, paro un colpo al torace che il secondo uomo ha cercato d'infliggermi.
Gli tiro un calcio sullo stinco e lo vedo cadere in ginocchio.
Lo trapasso con la mia spada da parte a parte.
Un ringhio fuoriesce dalle mie labbra, quando mi avvento sul terzo uomo.
Non aspetto che attacchi lui.
Ho il vantaggio di avere due lame, mentre lui ne ha una sola.
Continuo a sferrare colpi velocissimi, fino a quando non lo vedo inciampare nel cadavere di un altro Errante.
Lo infilzo all'altezza del cuore con entrambe le spade.
Non mi curo di verificare che sia già morto, ma per sicurezza gli trapasso anche la gola.
Gli strappo la spada dalle mani e la lancio contro il primo uomo.
La spada s'infila nel centro esatto della schiena, e lo vedo cadere faccia a terra, mentre esala il suo ultimo respiro.
Mi volto e continuo la mia corsa verso l'ingresso principale della casa.
Io e gli altri ci lasciamo dietro una scia di morte.
Ovunque passiamo, cadaveri di erranti coprono le nostre orme.
Siamo davanti alla porta.
Io ed Anya ci sbarazziamo degli ultimi Erranti, mentre Gustus cerca di forzare la porta a spallate. Dopo qualche secondo riusciamo ad entrare.
Altri erranti ci vengono incontro.
Provengono tutti dalle scale che portano al seminterrato.
Capisco che sei lì.
Ci buttiamo di nuovo nella battaglia e mietiamo le nostre vittime come fossero steli di grano, che nulla possono contro la ferocia dei nostri attacchi.
Mi fiondo giù per le scale, e con un calcio apro una porta.
Celle.
Sento che sono vicina.
Un uomo alto e robusto si alza di scatto.
Il suo petto nudo lascia davvero poco spazio all'immaginazione.
È coperto dai segni delle torture che ha subito.
Una paura improvvisa s'impadronisce di me.
Tu non sei qui.
"Lincoln!" urla Anya, mentre Gustus lo fa uscire dalla cella.
Si salutano come fossero vecchi amici.
Ma io rimango in disparte.
Mi hai parlato di lui, ma ora che lo vedo, il suo viso non mi dice nulla.
Dopo qualche secondo altri Erranti ci sono addosso. Anya si volta verso di me.
"A questi pensiamo noi.. tu va a cercare Clarke, e poi andiamocene da qui..", mi fa l'occhiolino.
"Non vi lascio qui.. sono troppi!" urlo, mentre ne faccio fuori uno.
"Sei ancora il mio secondo, ragazzina.. fa come ti ordino..".
Guardo Lincoln e senza che gli chieda niente mi dice l'unica cosa che può interessarmi in questo momento.
L'unica che non voglio sentire.
"Clarke è nella stanza delle torture.. seguimi!".
Lo afferro per un braccio.
Gli porgo la tua spada.
"Ti sarà utile se vuoi uscire vivo da qui.." mi fa un cenno con la testa, e poi corriamo da te.
Lancio un ultimo sguardo fugace ai miei due amici.
All'unica famiglia che ho mai conosciuto.
Un velo di tristezza m'invade il cuore.
Ho un brutto presentimento.

Can you love me, again?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora