Curami

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[LEXA]

Tutto intorno a me è familiare.
Tutto intorno a me è un ricordo di lei.
Sono tornata dove l'ho vista la prima volta.
Mi alzo dal divano dopo l'ennesima ora passata a fissare il soffitto.
Stai dormendo nel suo letto, mentre Raven dorme nel mio, e Lincoln per terra sopra a dei cuscini che gli fanno da materasso.
Ti guardo.
C'è qualcosa di maledettamente sbagliato nel vederti dormire lì.
O forse sono io che sono maledettamente sbagliata. Come sempre.
Inesorabilmente difettosa.
Appena ti vedo aprire gli occhi, mi volto ed esco dalla porta.
Imbocco le scale che portano al tetto.
Devo fuggire dal tuo sguardo.
Sento di non poterlo affrontare.
Non ancora.
Non dopo quello che è successo.
Faccio i gradini due alla volta, e dopo pochi minuti, spalanco la porta che da sul tetto.
Cammino verso il mio solito muretto.
Il respiro affannato, per la corsa sulle scale.
Cerco di immagazzinare quanta più aria posso, ma ho come la sensazione che non entri nulla nei miei polmoni.
Vuoto.
Solo vuoto, oramai.
Intorno a me.
Dentro di me.
Ovunque.
Sono in costante apnea da quando Anya e Gustus sono morti.
E non riesco ad andare oltre al dolore e al senso di vuoto che sento.
So che non avevamo legami di sangue, ma loro erano la mia famiglia.
Anya era la mia famiglia.
Era una sorella.
Era una confidente.
Era una guida.
Era la spalla su cui appoggiavo la mia mano, per sorreggermi nei momenti difficili.
E ora che non c'è più, non so come superare tutto questo da sola.
Ora che non c'è più, come affronterò te?
Come farò a guardarti negli occhi e a dirti che non possiamo più stare insieme?
Sento la porta aprirsi.
Per un secondo la mente m'inganna e mi aspetto di vedere Anya, mentre si siede accanto a me.
Ma sei tu.
Non ho bisogno di voltarmi per saperlo.
Riconosco il tuo profumo.
Chiudo gli occhi.
Non voglio guardarti, Clarke.
Non voglio perdermi di nuovo nei tuoi occhi.
Non voglio vederli riempirsi di lacrime e dolore.
Non voglio vederli mentre io stessa, li spegnerò per sempre.
Tu non capiresti.
Cercheresti di convincermi che non sia necessario fare ciò che devo fare.
Cercheresti di convincermi a cercare una soluzione diversa.
E ci riusciresti.
Come ci sei sempre riuscita.
Come fai ad avere tanto potere su di me?
Come riesci a controllare ogni mio pensiero, ogni mio respiro, ogni mio battito?
Ti sento sbuffare.
"Quando ricomincerai, Lexa?", mi chiedi.
Ma io non ho risposte da darti, Clarke.
Mi stai chiedendo qualcosa, che non posso più darti. Perché ti ostini a non capire?
Perché vuoi a tutti i costi che sia io a cancellare ogni speranza?
Perché non puoi semplicemente capire, che non c'è più tempo per noi?
Aspetti qualche secondo, ma quando capisci che non otterrai risposta, annuisci lievemente con la testa e ritorni a parlare.
Questa volta non provi nemmeno a nascondermi la tua delusione.
"D'accordo.. continua pure a fissare il vuoto.." , sibili.
I miei occhi restano chiusi, non ho la forza per guardarti ora.
Ma riesco comunque a vederti.
Ti sei voltata e te ne stai andando.
"Avresti dovuto lasciarmi lì a morire..".
Un lampo mi squarcia in due l'anima.
Spalanco di colpo gli occhi, e ancora prima che le mie palpebre riescano a chiudersi per trattenere le improvvise lacrime che inondano i miei occhi, ti sono accanto e ti blocco, afferrandoti per un braccio.
"Che cosa hai detto?", sibilo queste parole con una rabbia che non credevo di provare.
Tu mi guardi.
C'è una tale delusione sul tuo volto.
Socchiudi leggermente gli occhi e torni a parlare.
"Ho detto che potevi lasciarmi lì a morire.. potevi evitarti tutto questo odio che hai per me ora.. e lei sarebbe ancora viva.. entrambi sarebbero ancora vivi..".
La mia mano stringe più forte il tuo braccio.
Lo so che ti sto facendo male, ma non m'importa. Non ora.
Perché tu ne stai facendo di più ad entrambe.
"Davvero credi che sia per questo?", domando.
Rimani in silenzio per qualche istante.
Ricacci all'indietro le lacrime che prepotenti spingono per uscire.
"Io non credo più nulla, Lexa.. solo, vedo che è così..".
"Non hai capito nulla..", ringhio.
"Allora parla! Spiegami! È passato un mese e mezzo, Lexa, e continui ad evitarmi..".
Alzi la voce.
Ti divincoli dalla mia presa, ma non pensi minimamente di andartene, ora.
Mi fronteggi.
Vuoi delle risposte, e non te ne andrai finché non le avrai ottenute tutte.
"Io non ti sto evitando.. sto cercando un modo per..", mi blocco.
I tuoi occhi si spogliano improvvisamente del rancore che provi per me, e finalmente torni a mostrarmi quel tuo sguardo carico di passione e vita, e io faccio l'unica cosa che mi ero ripromessa di non fare.
Mi ci perdo dentro.
Mi hai catturata di nuovo, Clarke.
Sei contenta ora?
Adesso non riuscirò più a trovare la forza per starti lontana.
"Per cosa? Stai cercando un modo per far cosa, Lexa?", ti avvicini impercettibilmente, ma il mio corpo ti sente.
È come se ci fosse una forza magnetica che ci costringe ad unirci.
Sempre.
Comunque.
Nonostante tutto.
Nonostante noi.
Nonostante me.
Decidi che passa troppo tempo senza che io parli, e mi spingi via sbattendo le tue mani contro le mie spalle.
Fai esplodere tutta la rabbia che hai dentro.
Tutta la frustrazione che hai accumulato da quando ti ho liberata.
"Parlami! Io non ce la faccio più, Lexa.. non mi guardi.. non mi tocchi.. a malapena mi parli.. che cosa ho fatto?", urli.
"Io non.. tu non hai fatto nulla..", tento di rispondere.
Gli occhi puntati a terra.
Un'altra spinta.
Più forte.
Sempre più disperata.
Sempre più colma di frustrazione.
"Guardami! Abbi il coraggio di guardarmi negli occhi!".
"Io non so come lasciarti!".
Ecco.
L'ho detto.
"Lasciarmi?", i tuoi occhi fissi su di me.
Fai un passo indietro.
Mi dispiace, Clarke.
"Dopo tutto quello che abbiamo passato?", la rabbia ormai si sta trasformando in delusione.
Un pezzo del mio cuore sta lentamente morendo.
Tu sorridi sarcastica.
Ma è solo facciata.
Riesco a vedere il mondo in devastazione che cerchi di nascondermi.
"L'amore è debolezza.. giusto? Sai, per essere una che ha perso la memoria, sei fin troppo fedele alla vecchia Lexa..", sibili.
Non lo so perché, ma sentire tutta questa amarezza uscire dalla tua splendida bocca, accende in me l'irrefrenabile istinto di addolcirla con un bacio.
Mi avvicino.
I miei occhi cadono sulle tue labbra, e il respiro torna a mancarmi.
Torna a mancarmi nell'esatto momento in cui sento il tuo sulle mie labbra.
Non riesco più a parlare.
So che se provassi ad aprire le labbra, le ritroverei su di te.
Sto lottando contro il mio stesso corpo, per cercare di non lasciarmi andare a questo fuoco che ho dentro e che mi sta consumando.
Devo cercare di trattenerlo.
Devo fare in modo che bruci solo me.
Io posso convivere col rimorso di averti persa.
Ma non è giusto lasciarti bruciare insieme a me.
Non è giusto marchiarti a vita con un dolore che posso evitarti.
Deglutisco, ma la gola è secca.
Torno a guardarti negli occhi, ed è la mia fine.
Li vedo mentre si lasciano invadere dalla tristezza e liberano lacrime salate sulle tue soffici guance. Quella stessa tristezza che si sta impossessando anche di me.
"Domattina raccoglierò le mie cose e toglierò il disturbo.. tranquilla..".
Mi uccidi.
Fai un passo indietro, e ti volti.
Togli il tuo sguardo dal mio, ed io perdo la ragione. Sento il cuore accelerare.
Sento il respiro spezzarsi.
Sento il mio corpo tremare.
Sto tremando, Clarke. Puoi sentirmi?
Mi avvento su di te, e ti stringo in un abbraccio da dietro.
Appoggio la fronte sulla tua nuca ed affondo il naso nei tuoi capelli.
Chiudo gli occhi mentre ti sento sussurrare.
"Lexa..".
Non parlare, Clarke.
Non cercare parole anche qui.
Non ne abbiamo mai avuto bisogno.
Amami.
Curami.
Portami in salvo, perché sono in acque pericolose, e non so più nuotare.
Portami a riva e indicami il sentiero da percorrere.
Ti stringo un po' di più.
Devo sentirti di più.
Le mie mani diventano avide improvvisamente, e scorrono sui tuoi vestiti alla ricerca di pelle da sfiorare.
Da toccare.
Da amare.
Alzi una mano e ti ancori al mio collo, mentre giri la testa e la inclini verso di me per rubarmi un bacio. La mia lingua si completa con la tua, come fossero una cosa sola.
Un brivido mi percorre lungo la schiena.
La mia mano solleva leggermente la tua maglia, e raggiunge il tuo seno.
Il tuo respiro si fa corto e automaticamente inarchi la tua schiena.
Il mio basso ventre è in un costante delirio febbrile, e tu decidi di provocarlo maggiormente, strofinandoci sopra il tuo fondo schiena.
Sto impazzendo, Clarke.
Mentre con la mano continuo a giocare con il tuo seno, sposto l'attenzione delle mie labbra dalle tue, al tuo orecchio.
Ci gioco.
Lo succhio.
Lo lecco.
E tu apprezzi visibilmente.
Con l'altra mano ti sbottono i pantaloni, e senza troppi preamboli m'infilo nei tuoi slip.
La tua eccitazione è il mio tesoro proibito.
Sento le mie dita bagnarsi, e la mia pazzia si aggrava ancora di più.
Accarezzo la tua femminilità, e tu ti lasci scappare qualche gemito.
Non resisto più.
Ti spingo contro il muretto.
Appoggi il tuo corpo nell'esatto punto in cui ero solita cercare qualcosa di me, tra le stelle.
Sorrido mentalmente.
È strano che io ora cerchi me stessa in te, che arrivi da quelle stelle.
Ed è così, Clarke!
Vuoi essere la mia stella?
Hai abbastanza luce per poter illuminare entrambe?
Perché io sono ombra, e solo quando mi ami, io riesco a vedere la luce, senza rimanerne abbagliata.
Le mie mani afferrano i tuoi fianchi, lasciati nudi dalla maglia che si è alzata pericolosamente, scoprendo troppo.
Mi stacco leggermente da te, e poi ti tiro a me violentemente.
Entrambe lasciamo evadere il nostro piacere attraverso un gemito soffocato.
Ripeto la cosa, ogni volta sempre più veloce.
Sempre più forte.
Il fuoco che ho dentro sta divorando entrambe, ora. Non resisto più.
E dopo qualche altra spinta, ti costringo a voltarti. Ora mi stai guardando dritta negli occhi.
Non cerchi più risposte.
Cerchi me.
E mi trovi, Clarke.
Mi libero velocemente dei tuoi vestiti, e tu ti liberi velocemente dei miei.
Ti sbatto di nuovo contro il muretto e mi abbasso sulle ginocchia.
Questa volta non ti chiedo il permesso.
Ho troppa voglia di te, e vado dritta dove voglio.
La mia lingua non perde tempo, e si appropria di ogni centimetro di quel paradiso.
Mi inebrio del tuo odore, e riempio la mia bocca del tuo sapore.
E sei ovunque ormai.
Nella mi bocca.
Sulle mie labbra.
Nella mia testa.
Nel mio cuore.
Ti ho lasciata entrare, e ora come un abile e scaltra ladra, mi stai portando via anche l'anima.
E io ti lascio fare.
Sento il tuo corpo irrigidirsi sotto il tocco abile della mia lingua.
I tuoi gemiti si fanno sempre più frequenti e sempre più spezzati.
Sono sconnessi oramai, come lo sei tu.
Sconnessa dalla rabbia di poco fa.
Sconnessa dal mondo intero.
Connessa soltanto a me.
E quando introduco le mie dita dentro di te, non passa molto prima che tu raggiunga il punto massimo di piacere.
Le tue gambe tremano e ti lasci cadere di fronte a me.
Mi guardi e porti una mano sulla mia guancia.
"Lasciati amare, Lexa..".
M'inchiodi.
Non so controbattere ad una tale dichiarazione.
Non so opporre resistenza ad un'emozione così potente.
Mi spingi a terra.
Ti liberi dei miei slip, e sali a cavalcioni su di me. Lasci che i nostri corpi s'incastrino da soli, e poi inizi la tua danza.
Ti muovi sinuosa sopra di me, e la mia eccitazione aumenta ad ogni tuo movimento.
Ti tiri indietro i capelli, ed io rimango stregata da quanta poesia tu sia.
Fai male, Clarke.
Quel male che è piacevole.
Quel male che ti fa battere il cuore e perdere la ragione.
Quel male che piace a me.
Continui la tua danza su quella parte più sensibile del mio corpo, e ti muovi incurvando la schiena.
Sei così bella in questo momento.
Sei così libera.
Nessuno può raggiungerti in questo momento. Nessuno può farti del male.
Portami con te, Clarke.
Portami via da tutto.
Rendimi libera.
Mi tiro su a sedere di colpo, abbracciandoti e portando sui tuoi seni la mia bocca assetata di te.
Ti stringo tra le braccia ma t'invito a continuare la tua danza.
Ancora qualche spinta e poi ti raggiungo in questo sogno ad occhi aperti.
Ed è in questo momento che me ne rendo conto.
È in questo momento che voglio dirtelo.
Mentre ancora siamo solo io e te.
Mentre il mondo è ancora lontano da noi, e nessuno può farci del male.
"Stai tremando..", mi sussurri.
"Sto bene..", ti tranquillizzo.
Mi sorridi, e io sento che tutto può ancora funzionare.
Che se sto insieme a te, tutto quello che devo fare mi fa meno paura.
"Ti amo, Clarke kom Skaikru..".
Mi guardi per un istante, e poi unisci le tue labbra alle mie, in un bacio che non ha bisogno di parole.
Solo di essere vissuto.
E noi lo stiamo vivendo, Clarke.
In questo angolo di paradiso.
Fatto di te e di me.
Che magari non sarà perfetto, ma è perfetto per noi.
È perfetto per me.
Perché ho sempre avuto paura di essere io il male di tutto.
Ma ora so, che se io sono il male, tu sei la mia cura.
Quindi curami, Clarke.
Curami.


[Flashback]

Siamo in cammino da quattro ore.
Tu e Lincoln siete stremati.
Raven è ancora priva di sensi.
Ma presto si sveglierà.
E con lei anche A.L.I.E. tornerà ad essere presente tra noi.
Devo trovare il modo di eliminarla.
Non posso permettere che veda dove siamo.
Poi di colpo un'idea.
Mi avvicino a te.
Mi guardi.
Accenni ad un sorriso.
"Ho bisogno che tu faccia una cosa per me..", ti dico sbrigativa.
Vedo il tuo sorriso morire sulle tue labbra.
Ma ti alzi e mi segui.
Ti racconto di Becca e di quello che devo fare. Dell'intelligenza artificiale che devo impiantarmi nuovamente.
Del suo surrogato che ho nel braccio.
Ometto la parte in cui devo rinunciare a te.
Non ho ne le forze fisiche ne le forze mentali per affrontare un discorso così importante, ora.
Non dopo quello che è appena successo.
"Tu sai come fare per impiantare A.L.I.E. 2.0.?", ti chiedo.
"Si, è scritto sul libro..", annuisci.
"Sai anche come fare per togliere A.L.I.E. dalla testa di Raven?", domando.
"È diverso.. Raven ha preso una pillola.. non ha un chip come quello che avevi tu..", ragioni.
"Come pensavo.. allora devi prendere il surrogato che ho nel braccio e impiantarlo a Raven.. è l'unico modo che abbiamo per tenere a bada A.L.I.E., finché non capiamo come rimandare indietro Raven.. e dobbiamo farlo prima che si risvegli..".
"Vuoi farlo ora?", domandi.
"Te la senti?".
Alzi le braccia e prendi il mio viso tra le mani.
Mi baci.
Un bacio leggero.
Un bacio timido.
Un bacio che sa di tante cose, ma più di tutto sa di te e dell'amore che provi per me.
Ed io mi perdo nel tuo bacio.
Cerco qualcosa che possa salvarmi da questo buio che mi sta avvolgendo.
"Dammi il braccio..", sospiri.
Sei così assorta mentre armeggi con degli strani aggeggi che ti servono per prelevare il surrogato di A.L.I.E. 2.0 dal mio braccio e metterlo in quello di Raven.
Ma dopo un paio d'ore hai finito e ti lasci cadere a terra.

È notte fonda quando ti svegli di soprassalto.
Sono vicina a te, seduta con la schiena appoggiata ad un albero.
Ti volti e allunghi una mano sulla mia gamba.
"È tutto okay.. sei al sicuro, Clarke..".
Sorridi.
Sembri persa nei ricordi.
Poi ti alzi e ti siedi accanto a me.
La tua mano nella mia.
Rimani in silenzio per un po', e giochi con i lacci delle tue scarpe.
Poi alzi il tuo sguardo su di me.
"Sai.. mentre ero lì.. mentre mi torturavano.. quando non riuscivo più a sopportare il dolore.. pensavo a te.. ed ogni volta tu mi portavi al sicuro.. e tutto il dolore spariva..".
Ti guardo.
Sento una lacrima scivolare sul mio viso.
Non mi sono nemmeno accorta di aver cominciato a piangere.
Mi guardi e accarezzi la guancia bagnata per asciugarla.
Passi il pollice sulle mie labbra.
Ti osservo mentre mordi le tue.
E in un attimo, annulli tutte le mie certezze.
"Ti amo..".

Can you love me, again?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora