Racconto VII. Regina incoronata

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Alla luce dei bracieri e animata da musiche e balli sfrenati, la sala grande ricordava ad Arodel il bosco in quella notte buia e tempestosa in cui si era avventurata sotto la pioggia alla ricerca di prove sull'esistenza dei fae.

E aveva finito per trovare molto più di quello.

Avrebbe potuto quasi convincersi che fosse stato di proposito, un tributo al loro primo incontro da parte della Corte.

Ma sarebbe stata un'illusione neppure troppo dolce.

Dopotutto, aveva scelto lei –insieme a Thranduil– di celebrare le loro nozze durante i festeggiamenti per la primavera, nonostante nella Corte d'Autunno la primavera non arrivasse mai e fosse solo un'altra buona scusa per festeggiare.

Anche se, a detta di Thranduil, ai tempi delle due Corti –Seelie e Unseelie– le stagioni erano cambiate davvero.

Arodel gli strinse la mano, le loro dita intrecciate, e quando si girò a guardarlo lo trovò già con gli occhi rivolti verso di lei.

«Sono felice» gli disse.

«Anche io». Lui sollevò le loro mani e baciò il dorso della sua. «Vuoi continuare ad assistere ai festeggiamenti?»

«Devi portarmi da qualche parte?»

Lui ghignò. «Manca una parte fondamentale del matrimonio».

«Ah sì? Allora che stiamo qui a fare?»

Thranduil rise e si sollevò dal suo scranno, per tirarla in piedi al suo fianco. «Andiamo».

La tirò non in direzione delle porte che portavano al corridoio, ma verso la sala del trono. Quella sì che era una direzione inaspettata per completare la cerimonia.

Lui le aveva anticipato che le parole che si sarebbero scambiati davanti alla corte avevano puro valore simbolico, ma che l'unione vera sarebbe avvenuta a letto. E lei lo aveva preso alla lettera.

Non che avesse nulla in contrario al cambio di location. Anzi. Ogni volta che lo vedeva sul suo trono, scavato nel tronco di un albero che sembrava vivere anche intorno alla seduta, accarezzava l'idea di suggerirgli quello scenario, senza però farne mai parola.

A quanto pareva, si era rivelato non necessario. Avevano le stesse idee!

Si fecero largo lungo la penombra della sala, ma nessuno sembrava interessarsi a loro tra i fae che ballavano, bevevano e amoreggiavano in ogni dove.

Raggiunsero la porta della sala del trono e il battente si scostò sotto il tocco di Thranduil. Lui si infilò nel varco, per poi tirarsela dietro.

E quando la porta si richiuse, calò il silenzio intorno a loro.

«Wow, porte insonorizzate».

«Solo perché è quello che voglio io in questo momento. In caso di attacco non sarebbe così utile».

Arodel mosse qualche passo verso il centro della sala, con una piroetta, mentre i bracieri agli angoli si accendevano da soli.

«Mi piace questa tua idea di prima notte di nozze» disse e strizzò un occhio a Thranduil, che la seguiva con passo lento e misurato.

«Sono il Re di questa corte, devo fare le cose secondo un certo criterio».

Arodel raggiunse il trono e si spostò di lato, per lasciargli il posto.

Ma Thranduil infilò una mano sotto un ramo ed estrasse–

«Una corona?»

Era in tutto e per tutto come la sua, non un ramo di meno, né qualche centimetro di differenza, se non nella circonferenza del capo.

Fae, amore e brughieraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora